curzio maltese
Curzio Maltese

Metti un editorialista come Curzio Maltese che su Repubblica non scrive editoriali sul suo editore (Grillo dixit). Metti pure che sempre Maltese si impone sui giornali come fustigatore della casta, salvo poi farsi eleggere europarlamentare con la Sinistra di Tsipras, primeggiare in assenteismo e mantenere il doppio stipendio da parlamentare e da editorialista. Metti poi che il solito Maltese mandava i suoi libri a Beppe Grillo con scritto “Sei il mio mito“. Metti infine che quel mito fonda un Movimento politico che in poche stagioni diventa il primo o il secondo partito di una grande nazione europea: il Movimento 5 stelle. Un partito anti-casta che contrasta la casta del partito dell’editorialista (il Pd). Come reagisce l’editorialista Maltese? Rinuncia al mito, non gli manda più libri, e gli si mette contro. Nel 2010 Maltese s’indignava contro l’attacco alla Leopolda di Renzi da parte di “Beppe Grillo, che sull’antipolitica ha costruito un bel business“. Insomma Mal(in)tese. Oggi, passati cinque anni, “la soluzione al trasformismo è cominciare a dialogare con i 5 stelle“. Lo dice in un’intervista al Fatto quotidiano. Prima gli scoop sul blog di Grillo erano i banner del Compro oro perché Grillo “tratta gli elettori come clienti“. Oggi, invece “è una scena a metà tra il surreale e il coloniale che qualche giorno dopo il voto la signora Merkel, al Tg1, abbia augurato tanto successo al premier Renzi“. Renzi, ovviamente è sempre lui. Quello che per Mal(in)tese era “il candidato mediatico perfetto. Bello, giovane, seduttivo e allenato da nugoli di super esperti all’arte di modellare gesti, tempi, linguaggi e temi della campagna elettorale“. Raffrontato a Grillo “sempre meno divertente“, a capo di quei grillini che a Parma “si starebbero organizzando a ricevere sottobanco l’appoggio del moribondo partito di Berlusconi“.

Poverello, Mal(in)tese. Non ha mai capito nulla del Movimento e del suo leader morale, “rockstar del populismo“, colui che “la rivoluzione politica italiana e forse mondiale, io non l’ho trovata“. La trova oggi, Mal(in)tese, la rivoluzione. Oggi che il suo capo-partito Tsipras s’è rimangiato le promesse fatte ai greci di rinunciare a pagare il debito alla Troika, afflitto da “un illegalismo talmente diffuso che non suscita nemmeno più indignazione nei cittadini“, in quanto “destra e sinistra sono uguali“, Mal(in)tese ci racconta che “il mese scorso ho fatto campagna elettorale per il grillino Fabio Massimo Castaldo, candidato a una delle vicepresidenze del Parlamento. La prima volta aveva preso cento voti, stavolta ne ha raccolti il triplo“. Ecco allora che i grillini non sembrano più “la solita Italia in buona fede, che ama le semplificazioni, le teorie del complotto e i venditori di sogni“. Soprattutto ora che è passato molto più tempo di quando Mal(in)tese si chiedeva su Repubblica “Che ne sarà di Grillo dopo questo travolgente successo alle politiche? Fra 6 mesi, un anno?“. E’ successo che il Movimento cresce anche sul voto locale. Altro che “una carnevalata durata pochi mesi“.

E che dire di quella “folla di San Giovanni che ascolta in religioso silenzio lo sgangherato comizio di un bravo comico con diploma da ragioniere che discetta di fine del lavoro e modelli energetici futuribili, come fosse la sintesi di Marx ed Einstein“, e dunque “il laboratorio politico della minchiata“. Oggi invece Mal(in)tese e i grillini “abbiamo la stessa linea“. E pensare che prima si trattava di “sperare nel buon senso e nell’onestà dei cento grillini destinati a entrare in Parlamento, alla fine di tutta ‘sta rivoluzione“. Cooptati in parlamento grazie “ai messaggi furbi, cialtroneschi fin che si vuole, ma terribilmente efficaci del demagogo Grillo“. Uno dei “monarchi” con Casaleggio bollato ultimo di una lunga serie personaggi cinici, ai quali chiedeva come mai “non lanciate un referendum in rete sull’alleanza col Pd?” Poverello, Mal(in)tese. Non capiva proprio nulla. Fin dall’inizio del Movimento.

Metti quel “populismo grillino” strillato da Mal(in)tese, e rimpiazzato oggi con l’emergenza della sinistra che dovrebbe “puntare a un risultato ampio, e magari appoggiare i Cinque Stelle per consentire loro di andare al governo“. ANDARE AL GOVERNO!! detto dall’editorialista Mal(in)tese dà di beffa. E’ lui “lo tsunami alla rovescia“. Capovolto e capochino rispetto a quando la debacle alle amministrative del Movimento era la conseguenza di “10 anni di prediche antipolitiche di Beppe Grillo“. Mal(in)tese pontificava: “Una finta rivoluzione che non ha cambiato nulla“. Per non dire di Roberto Fico che andava a presiedere la Commissione di Vigilanza Rai, paragonata da Mal(in)tese al film tv “La grande tristezza”. Sulle pagine di Repubblica ha coniato il “benoltrismo” di emozioni e «numeri» deridendo il referendum sull’euro, la «rinegoziazione del debito pubblico sul modello ecuadoregno», la nazionalizzazione delle banche e l’inserimento di Internet gratuito nella Costituzione (che è pure la politica del suo Tsipras). Mica di quel “partito personale e autocratico da anni 30? voluto da “Grillo che dice cose giuste e dà soluzioni sbagliate.

Direi che se non siamo alla schizofrenia senile, per l’onorevole Mal(in)tese potremmo ipotizzare una qualche sindrome da poltrona politica. Dal “Basta con gli istinti suicidi ora dobbiamo dialogare col Pd” (2014), passando per “Preparatevi, a marzo 2015 si vota”, (lug 2014), eccoci alla sentenza: “A sinistra è tempo di allearsi coi 5 Stelle”. Io dico che sono questi gli endorsement dannosi al Movimento. Dopo Maltese attendiamoci aperture pure da Sallusti, Facci, Mughini, Sartori e magari Scalfari. Dovremmo preoccuparci.

Un pensiero su “Il preoccupante endorsement di Curzio Mal(in)tese”
  1. […] Ora che Rosario Crocetta fa caput, consegnando nelle mani dei grillini la Regione Sicilia alle ormai imminenti elezioni; ora che i consiglieri regionali a 5 stelle, sono i soli ad essere diventati 34 in più sparsi in tutta Italia; ora che con mafia capitale il Pd si rivela la porcilaia che è; ora che non risultano denunce per lesioni o aggressioni a chicchessia da parte di un solo grillino al mondo; ora che non si registrano episodi antisemiti da parte di un solo grillino al mondo; ora che sembra ormai inarrestabile la virata dei pennivendoli del sistema verso Grillo (vedi Curzio Maltese). […]

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