Roberto Chiarini é docente della Storia dei partiti all’Università Statale di Milano ed é presidente della Fondazione Craxi. In occasione del decennale della morte del cinghialone, Chiarini, Stefania Craxi e il ministro Sacconi furono ricevuti in udienza privata da Giorgio Napolitano per una “revisione equanime” del ruolo storico dell’ex leader del Psi simbolo di un sistema ingessato e corrotto. Bene, oggi Roberto Chiarini fa l’editorialista su L’Eco di Bergamo e ieri, in prima pagina, ha omaggiato i suoi lettori con un editoriale il cui titolo parla da solo: “L’eterna rissa su Berlusconi, un gioco al massacro“. Ho risposto all’editoriale con una mail a quasi tutti i redattori del quotidiano col testo che segue e che teoricamente dovrebbe essere pubblicata.
Caro professor Roberto Chiarini
prendo spunto dal suo editoriale di lunedì 11 aprile apparso sulla prima pagina de L’Eco di Bergamo sull’eterna “rissa” su Berlusconi, proprio perché la “ressa” di giornalisti provenienti da tutto il mondo assiepati a ventaglio attorno al tribunale di Milano in questi giorni, si spiega con comprensibile sorpresa che un premier imputato di appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione di testimoni, concussione e prostituzione minorile in quattro processi diversi, regga al ruolo di capo del governo di un Paese che ama definirsi democratico. A confronto il compianto latitante Bettino Craxi con due condanne per truffa e finanziamento illecito ai partiti, di cui Lei si onora presiedere l’omonima fondazione, era un apprendista.
So che Giorgio Napolitano la ricevette al Quirinale in udienza privata assieme a Stefania Craxi, al ministro Sacconi e al “fondo di balera” Gianni De Michelis (altro pluricondannato in Tangentopoli) in occasione del decennale della morte dell’ex leader del Psi, per avviare “una rilettura equanime dell’ex premier schiacciato dall’inchiesta di Mani pulite” già riabilitato con vie e piazze al posto di Sandro Pertini, ma spero pure che lei, da docente di storia dei partiti alla Statale di Milano, spieghi correttamente ai suoi studenti che Bettino Craxi morì da latitante, non da esule. Spero spiegherà i vari “porto di là ” sibillati alla segretaria di Craxi dalla processione di tangentari che sfilavano nell’ufficio con vista Duomo dell’ex leader socialista per ogni inezia: dal rifacimento del comignolo, fino agli scavi del passante ferroviario, simbolo della Tangentopoli dei tempi della Milano da bere e da foraggiare…
Mi rendo conto che per il presidente del Senato Renato Schifani, Craxi é “l’agnello sacrificale delle colpe di tutto un sistema“, ma é pur vero che Craxi, di quel sistema, era il simbolo, la massima espressione di un potere ingessato e consapevolmente corrotto che trovò in Antonio Di Pietro e nel pool di Mani pulite la valvola legale che ebbe la forza e le prove per smascherarlo. Lei saprà pure che Craxi fu il padre delle prime leggi ad personam che hanno garantito impunità a Silvio Berlusconi, oltre che il monopolio dell’etere televisivo nazionale del quale si é servito per “il martellamento continuo” di banalità che nell’arco di una generazione ha spostato la percezione dei fatti ad una buona metà del Paese. “L’infestante serie di talk show” spianati dal piduista Maurizio Costanzo hanno trasformato le galere in divi da grande fratello, diffamato giudici impegnati nell’antimafia come Giancarlo Caselli, trasformato le prescrizioni in assoluzioni e santificato nei salotti pomeridiani pregiudicati di ogni sorta. Le “imprese di Ruby e l’assortito giro di escort” riguardano un primo ministro inchiodato da centinaia di intercettazioni, buste piene di soldi corredati da una ex moglie che due anni fa scriveva sui giornali che l’llustre marito frequentava minorenni. Altro che accanimento moralistico! Le dirette televisive da palazzo di giustizia di Milano, se ricorderà professor Chiarini, furono immancabili per Paolo Brosio del Tg4 fintanto non si dovette pronunciare il nome di Berlusconi. Che al leader della Fondazione che Lei presiede pagò miliardi in tangenti attraverso il conto All Iberian per avere in cambio la legge Mammì e amenità simili a cascata.
Oggi, addirittura, il palazzaccio di Milano é completamente inibito alle telecamere quando arriva Berlusconi. Così il “gossip dilagante” continuerà a censurare i processi per i reati tributari e di corruzione di cui deve rispondere il presidente del Consiglio al popolo italiano di destra e di sinistra. Altro che tivù giustizialista, termine senza alcun signfiicato coniato dalla carovana mediatica a controllo berlusconiano intenta a rifilare inesistenti scontri fra giudici e politici.
Ecco dunque, per evitare che la “rissa rischi di farci perdere di vista il pericolo più serio che incombe sulla mai completata Seconda Repubblica“, cominciamo ad augurarci che Silvio Berlusconi si dimetta e pensi ai suoi processi senza leggi liberticide e incostituzionali che mirano a garantirgli impunità . Che sia “colpevole o innocente” sono affari suoi, e anche degli italiani che non arrivano a fine mese. Solo togliendo Berlusconi col suo ingombro, l’Italia di destra e di sinistra potrà cominciare a pensare agli ultimi. Perché i giudici osservano le leggi. E come Lei ben saprà , la Legge, fino a prova contrariia, é uguale per tutti.