Mi ero ripromesso di non parlare più di Andrea Scanzi, ma siccome mi sono imbattuto nelle sue eccellenti prestazioni atletiche nella corsa, (presunte), oltretutto su Correre, mensile sul quale ho scritto per anni in passato, sono costretto a chiarire due o tre cosette.

Una volta, quando non esistevano i gps e nemmeno i chip del rilevamento intermedio sui percorsi di gara, il podismo era pieno di eroi che vantavano prestazioni perlopiù frutto di fantasia. La storia del podismo è piena di esempi di tagliatori di percorso, di chi durante una 100 chilometri si faceva trasportare per lunghi tratti in auto, o di chi si infilava nel percorso della maratona davanti al vincitore o tra i primi 10 classificati negli ultimi due o tre chilometri. Senza contare i dopati.

Per carità, ne sono capitati anche anche a me durante i lunghi anni in cui documentavo le gare su strada. L’occhio esperto scova subito il bufalaro. Ci sono mille modi per capirlo: la forma fisica, la tonicità muscolare, il tasso di sudorazione, lo stile della falcata e soprattutto il nome del classificato. Non esiste che un outsider sconosciuto ottenga prestazioni oltre un certo livello.

Ecco, siccome con i mezzi di oggi non è più possibile barare in gara, e infatti da almeno una quindicina d’anni gli eroi solitari dai tempi cronometrici strabilianti si sono assai rarefatti nel mondo del podismo, c’è un’ultima generazione di esaltati. Quella degli eroi solitari che dicono di ottenere prestazioni da gara, ma in perfetta solitudine, magari in allenamento. Tipo Andrea Scanzi, appunto.

Mi spiego: Scanzi ha scritto di aver corso in 34’22” i 10 mila in solitudine e dopo due giorni una mezza maratona in 1h20’58”. Vale a dire, una media di 3’25” per chilometro nel primo “allenamento” e dopo appena 48 ore 21 chilometri a una media sotto i 3’50”. Tempi ottenuti in pochissimo tempo da uno che ha 45 anni suonati (a meno che l’interessato non bari pure sull’età).

Ecco, a “scanzi” di equivoci, dico subito che solo un mitomane o un cazzaro può avere il coraggio di dichiarare pubblicamente simili scemenze. Non esiste che un novello podista di età avanzata ottenga tempi di questa levatura, così ravvicinati nel tempo, e soprattutto in solitudine. Correre in 34′ i 10 mila da master M45 vorrebbe dire apparire nella top ten nazionale di categoria in compagnia di atleti che in passato sono stati come minimo maglie azzurre in qualche competizione internazionale.

Sia ben inteso: nella vita di tutti noi non cambia nulla se Scanzi corre o non corre. Buon per lui se si tiene allenato e in salute. Epperò va ribadito, visto che l’articolo è apparso su Correre, che di fenomenale qui non c’è la prestazione sportiva dell’interessato. C’è semmai il livello spropositato di mitomania del soggetto in questione, che forse ci crede tutti fessi. Ha un evidente bisogno di suggestionare sempre, per crearsi un’immagine eroica, tipica del frustrato senza qualità.

Insomma, siamo di fronte a un solenne cazzaro che per giunta ha scritto un libro dando del cazzaro a un altro (Salvini). Chiunque mastichi un po’ podismo e di agonismo, sa perfettamente che a 45 anni è assai improbabile ottenere prestazioni simili in solitudine, con poca esperienza, e soprattutto in quella successione a quel livello. Scanzi non appare in nessuna classifica ufficiale della Fidal con prestazioni da 31′ o 32′ sui 10 mila quand’era più giovane per dare credibilità a quel 34’22” vantato in solitudine adesso che è vecchiotto. Per non parlare della mezza maratona a quel ritmo dopo appena 48 ore!

Dica pur quel che vuole Scanzi, ma se prima poteva valere due punti, ora quanto a credibilità va sotto zero. Seguitevelo voi. Sperando di non dover più scrivere o parlare di questo inconsistente personaggio.

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