Yanis Varoufakis

Il procuratore della Corte Suprema al parlamento greco chiede l’imputazione dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis per alto tradimento. La sua colpa è quella di essere stato coerente con le promesse elettorali. E’ stato troppo trasparente nel registrare le segrete riunioni della Troika e a pubblicarle sul web; ha osato rivendicare la sovranità del popolo greco e ha difeso il referendum che ha sancito lo schiacciante NO all’austerity. Non solo: si è pure permesso il lusso di dare dei terroristi al gotha della Ue. Davvero troppo per la magistratura greca, tutta ribaltata quanto la Merkel. Eppure se in Grecia ci fosse uno da imputare di alto tradimento, quello sarebbe semmai il premier Alexis Tsipras. Che dopo aver promesso in campagna elettorale fuoco e fiamme a Bruxelles, si è rimangiato tutto accettando a capo chino le minacce della cricca bancaria Juncker-Merkel-Draghi. Varoufakis voleva attuare il “piano B” accordato con Tsiprasi prima che questi vincesse le elezioni per il motivo che «è in atto una limitazione terribile della sovranità nazionale imposta dalla troika dei creditori ai ministri greci, i cui dipartimenti chiave non hanno accesso ai documenti necessari per introdurre politiche innovative. Quando la perdita di sovranità a causa di un debito ufficiale insostenibile, viene legata a politiche subottimali in Paesi già sotto pressione, si capisce che c’è qualcosa di marcio nell’euro». Parola mantenuta da Yanis Varoufakis, 54 anni, ex ministro delle Finanze greco. Parola tradita da Tsipras. Ecco perché le dimissioni di Varoufakis sono state una mossa coerente. Più che alto tradimento, qui parliamo di un personaggio ad altro gradimento tra i cittadini greci e non soltanto. In condizioni normali ci sarebbe da fare una retata nella Troika, rinchiuderla in cella e buttare la chiave. Varoufakis meriterebbe un monumento al coraggio e alla coerenza. Invece lo vogliono far fuori per l’euro. Ah che bella Europa…

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