Ci sono voluti 12 morti a Parigi per tornare a parlare del diritto di satira e il suo diritto all’offesa. C’è chi continua a riaffermare il diritto di libertà riproponendo le vignette che raffigurano la caricatura di Maometto mentre si sfila una bomba dalla veste, e chi invece, per paura, decide di censurare la figura del leader religioso musulmano. Mentre mi chiedo se ci vorrebbero 12 morti anche negli uffici di Equitalia per discutere di proporzione sull’equità fiscale tra i poveracci vessati da aggi su multe spropositate e gabelle incostituzionali, contrapposti ai soliti grandi evasori fiscali che la fanno sempre franca, provo porre la questione della relazione tra la satira e i temi trattati.
Se abbiamo chiaro tutti che la satira è una forma di comunicazione concepita prima di tutto per far ridere, sta alla sensibilità del comico o del vignettista mettere in conto i rischi. Non a caso certe battute si capiscono solo in certi contesti. E’ del resto risaputo che il tema della satira in religione è ostico. Che si tratti di Maometto, del Papa, di Buddha o di qualunque figura carismatica che ha a che vedere con la morale, solitamente la loro raffigurazione comica suscita sdegno tra i fedeli e i seguaci. Mi viene in mente la vigetta sulle cubature cimiteriali di Vauro fatta da Santoro nel periodo del terremoto a L’Aquila. Quella battuta a Milano e al Nord fece certamente più ridere che al Sud, dove vige il culto dei morti.
La risata è un’azione che solitamente richiede un’adeguata intelligenza e capacità critica che non tutti possiedono. Soprattutto chi prende una religione sul serio e solitamente prega affidandosi a leggende e miracoli privi di qualunque fondamento scientifico. La religione in sé è un’opportunità e un appoggio per chi non riesce a oltrepassare il proprio limite di indipendenza e ad accettare che dopo la morte non ci sarà più nulla. In una vita di generali privazioni e sofferenze, la speranza di riscatto nell’aldilà garantita dalla fede per intercessione di un leader religioso, è ancora oggi un formidabile strumento di controllo sociale che non lascia molti spazi di risata. A chi crede in primis, ma molto spesso anche a chi non crede, poiché il leader religioso è solitamente una figura lontana e spersonificata. Ecco allora il punto. La satira del leader religioso è la ruspa profana che erode la roccia del sacro. E’ certamente una libertà lecita. Ancora da conquistare, perché ancora deve fare i conti con chi non sa ridere.