Perdonerete la modestia, ma mi reputo un cittadino a 5 stelle perché del Movimento condivido praticamente tutta la filosofia, che è la partecipazione, la responsabilità, l’onestà e la libertà. Come sempre, perdonerete anche la schiettezza che uso per farmi capire. Il movimento 5 stelle è all’attenzione costante dei media da un anno, cioè da quando sono entrati di colpo 163 parlamentari suddivisi tra Camera e Senato in occasione delle elezioni politiche. Dopo dodici mesi di ferrea opposizione di governo, il bilancio parla di centinaia di emendamenti, decine di proposte di legge, qualche mozione passata, e tra tutte la storica fuoriuscita dal Senato del condannato Silvio Berlusconi per merito certamente dei cosiddetti “grillini”. I 5 stelle sono la rivoluzione che ha sconquassato gli equilibri tiepidi dei partiti. Si sono inseriti nel panorama politico come vero terzo incomodo. Hanno mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale rifiutando i rimborsi elettorali, rendicontando le spese e restituendo buona parte dello stipendio e soprattutto hanno condiviso molte scelte politiche chiedendo il voto alla base tramite internet. C’è di che essere soddisfatti di tutto questo.
Di contro, dopo un anno, è tempo di bilanci anche critici. Il Movimento 5 stelle ha avuto una pessima comunicazione nonostante le gigantografie degli assegni esibiti n piazza. Il boicottaggio delle tivù da parte dei deputati ha influito negativamente sull’immagine del Movimento. Il ricordo dell’incontro tra Lombardi-Crimi-Bersani è stato forse il peggiore di tutti, e purtroppo fu pure il primo grande palcoscenico del M5s. Se escludiamo La7, le tivù hanno praticamente intessuto un costante lavoro di denigrazione del Movimento, e quando ne hanno parlato lo hanno sempre fatto in maniera sommaria e negativa. Hanno sfruttato al meglio (per loro) tutte le vicissitudini politiche del gruppo, soprattutto le epurazioni dei dissidenti. Siccome in politica conta la telegenia e la capacità di parlare, i 5 stelle, tranne poche eccezioni, non hanno certamente brillato di questa virtù. I migliori comunicatori del Movimento sono quelli che conosciamo tutti: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Carlo Sibilia, Andrea Colletti, il senatore Morra con la senatrice Paola Taverna seguita dalle parlamentari Carla Ruocco, Giulia Grillo, Laura Castelli e poche altre. Insomma, su 150 parlamentari rimasti, tenendo conto della quindicina di fuoriusciti, sono una sparuta minoranza quelli molto comunicativi. Gli altri, sono pressochè degli sconosciuti e alcuni, quando parlano in aula, sono davvero inascoltabili (Nicola Bianchi faccia un corso di dizione perdio!!).
ll capitolo “base” è sostanzialmente eterogeneo. Cioè, gli elettori del Movimento che hanno facoltà di voto, hanno un’estrazione che va dalla destra alla sinistra. Lo dimostrano gli esiti ottenuti in alcune importanti consultazioni che si sono succedute quest’anno. Il voto sul reato di immigrazione, quello sull’incontro con Renzi e la sequela di voti per la scelta del tpo di legge elettorale, hanno dimostrato l’estrema varietà degli elettori del Movimento. Il capitolo Beppe Grillo è il cuore della questione del movimento. Beppe è l’indiscusso leader del partito che non decide nulla tranne se teme qualcuno che ai suoi occhi lo potrebbe insidiare. La visibilità di Grillo è il suo tallone d’Achille, ossia il suo limite. Appena un eletto fa una dichiarazione, oppure appare, eccoci al “Punto G” della Salsi (impopolare tra le donne, credetemi), o alla “crisi di visibilità” di Pizzarotti, liquidato con un minipost sul blog. Un mese fa Grillo aveva “sul petto” Alessandro Di Battista. “Tra un po’ diranno Grillo chi“. Di Battista ha girato le tivù come una trottola, ha infranto migliaia di cuori, è stato osannato dalla Bignardi dove ha confessato che gli sarebbe piaciuto candidarsi premier. Una volta espulso dalla Camera per ordine della Boldrini, Di Battista e il drappello di sospesi sono andati in esilio nelle piazze della Puglia, Basilicata e Calabria in camper. Di Alex Di Battista in tivù si è persa traccia. Sarà un caso, direte, eppure a ben pensarci…
A tutte queste considerazioni va sommata la differenza tra Grillo e la pancia del movimento. Grillo è un leader talmente convinto di ciò che dice da non considerare le conseguenze delle sue scelte negli indici di gradimento. Grillo non si preoccupa di silurare chicchessia. Non ha il concetto di partito, perché infatti il Movimento non ha una gerarchia di partito. Il Movimento è un indirizzo del capo e una colossale plebaglia di reazioni che alla fine, nel peggiore dei casi, si unifica con una votazione a maggioranza. La plebaglia, con rispetto parlando visto che ne faccio parte anch’io, è sostanzialmente una massa di sudditi che prende opinione in base agli umori del capo politico come accade in tutti i partiti. La mancanza di una gerarchia nel partito, non consente figure intermedie al Movimento perché la filosofia di Casaleggio è quella di spersonalizzare il politico, ridotto a mero esecutore della volontà popolare nelle istituzioni. Teoria che non attecchisce, visto che tutto il mondo è disseminato da leader e leaderini, tanto che Grillo è il vero e unico aggregatore. E’ un aggregatore che ha certamente qualche insidia da parte di piccoli e grandi capi-corrente all’interno del Movimento. I soliti Di Battista e Di Maio hanno a loro volta migliaia di seguaci e simpatizzanti come accade a dei leader, ma che di loro non si può dire. Federico Pizzarotti, da sindaco di Parma, è a sua volta un piccolo leader. Come Grillo, Di Maio e Di Battista, usa Internet. Dunque, se su Facebook scrive qualcosa in contrasto con quel che pensa Grillo, Grillo lo chiama capitan Pizza, come un Berlusconi qualunque. Un leader, appunto, che ha il potere di decidere o comunque di condizionare le sorti di un attivista all’interno del movimento.
Pizzarotti è già formalmente fuori dal Movimento. E’ fuori da un partito che nonostante la rivoluzione democratica che è stato in grado di innescare, fa le dirette streaming solo quando fa comodo, e non rende noti i voti ottenuti da tutti i candidati, oltre che cambiare le regole a giochi iniziati. Insomma, per raggiungere standard di democrazia vera e diretta, ce n’è ancora da fare. Per ora, se vogliamo contare uno, fidiamoci ciecamente di Grillo. Speriamo che duri a lungo perché la rivoluzione culturale, prima che prenda il sopravvento in una maggioranza qualificata in questo dannto Paese, ci vorranno anni. Ecco, visto che mi sono preso il lusso a 5 stelle di usare la rete per esporre ciò che penso, ora mi aspetto qualche sfanculata da parte vostra. Non pensate che a me interessi usare il Movimento per una qualsiasi forma di leadership. Non m’interessa, non è la mia aspirazione. Sareste fuori strada. Viva Grillo!
Caro Daniele, penso che il M5S sia sicuramente perfettibile. Penso anche che uno dei timori più grandi di Grillo non sia la messa in discussione della sua leadership, quanto i gravi danni d’immagine che certe dichiarazioni possono fare a tutto il Movimento.
Grillo è Grillo, lo conoscono tutti, è un guerriero ed è impossibile scalfire il suo status.
Come ben sai, le pecore italiane, tuttavia, sono facilmente manovrabili, sono ballerine, ragionano spesso e generalmente in base ad uno slogan o al massimo in riferimento all’ultima frase sentita dai nostri tanto amati Tiggì. E’ sufficiente, ad esempio, che Pizzarotti faccia certe affermazioni per gettare delle ombre sul M5S (“E’ un dato di fatto che in tutti i territori si è candidata gente che noi non abbiam mai visto. Vuol dire che non si sono spesi per il territorio. […] L’attivismo in questo modo viene fatto cadere. […] Uno sconosciuto perché dovrei votarlo? […] La conoscenza secondo me è importante. […] Aspetto i risultati. Mi piace parlare dopo aver visto per dare un giudizio.”).
E’ indubbio che certe affermazioni, poco o tanto non importa, screditano il Movimento, e allora perchè farle se Pizzarotti stesso afferma che preferisce attendere i risultati prima di parlare? Qualunque siano i motivi della sua esternazione, ha toppato, ed è giusto che andasse ripreso.
Per il bene del Movimento, non per quello di Grillo.
Ti ringrazio per avermi prestato la tua attenzione.
Saverio