daniele martinelli udo gumpel

Mi scrivete in tanti e vi complimentate per come mi comporto in tivù. La tivù mi sta dando una notorietà molto più diffusa rispetto a quella acquisita in Rete in tanti anni di “bloggaggio”. Giro per Milano un po’ camuffato ma spesso la gente per strada mi riconosce e mi ferma per farmi i complimenti. Questo positivo riscontro mi ripaga di tanto lavoro di giornalista perché mi fa sentire una persona in sintonia con la gente normale. Vi ringrazio tutti del riscontro ma vorrei sapeste che al di là del vostro caloroso sostegno, alla fine, rimango un uomo solo contro il sistema.

In tivù continuano a chiamarmi ma in molte emittenti private declino l’invito perché non vivo di rendita. Non mi posso permettere giornate in giro a saltare come una cavalletta di studio in studio e di dibattito in dibattito senza avere un riscontro economico. Mi “sacrifico” cercando di privilegiare le tivù nazionali dove il messaggio raggiunge più telespettatori, ma anche lì, al di là del fatto che per gli spostamenti non spendo niente fra taxi, treni e alberghi, rimango un precario che lontano dalle telecamere deve sbarcare il lunario con collaborazioni saltuarie. Sto ultimando il libro su Renzi, sono in ritardo ma sono certo di pubblicarlo entro le elezioni europee. Ma al di là di questo, andare in tivù non è solo un “costo” economico sottratto al lavoro precario. E’ anche un potenziale pericolo per chi come me, incapace di mentire, rischia di dover continuamente rimarcare i guai di certi figuri televisivi con i quali mi ritrovo a dover dibattere: imputati, rinviati a giudizio, condannati di ogni ordine e grado, collusi, incompatibili, incoerenti, bugiardi, voltagabbana, facce di culo ecc ecc. Ce n’è davvero per quasi tutti ogni volta che vedo accendersi i riflettori delle dirette a cui partecipo.

Chi mi conosce e mi segue da anni sa che quando vado in tivù parlo sempre in modo documentato. Ma in questo Paese molti di voi sanno pure che certa gente, pur di pararsi il culo, usa la querela facile come mezzo di intimidazione. Per ora non ne ho ricevute, a parte qualche velata minaccia. Ma non mi sorprenderei se un giorno qualsiasi il postino suonasse al citofono di casa con qualche atto giudiziario. Ebbene, senza vergogna sono a dirvi che se succedesse, tolto qualche avvocato amico che si mette a disposizione con onorari onesti, affrontare spese legali da anticipare per querele che non ho motivo di dubitare di vincere, rimane una noia gravosa perché io non ho alle spalle poteri forti, rimborsi di partito, pensioni d’oro, indennità, rendite finanziarie o finanziatori occulti. Dovrò contare sulla solita colletta dei sostenitori come fu qualche anno fa per De Corato. Se so di poter affrontare eventuali noie col sostegno vostro continuo la mia opera di caritatevole verità sui teleschermi. Altrimenti, al primo intoppo sarò costretto a rifiutare gli inviti perché io in tivù non ci vado per fare salotto. Ci vado soltanto se credo di poter dare un contributo utile a chi ascolta. E voi sapete bene che linguaggio bisogna usare per sbugiardare certi zombie della politica e pure della carta stampata.

Se non è oggi sarà domani, ma quasi di routine capita di dover picchiare duro con certa gente che viene in tivù ad autoassolversi in giacca e cravatta. Perciò, se so di poter contare sulla gente normale, continuerò a fare il cronista normale con gente che in tivù non dovrebbe proprio starci, oltre che nelle istituzioni. Senno potrete provare farvi avanti voi per capire cosa significa. Come dice qualcuno: stay tuned.

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