CORRIERE CLARENDON

Va sempre peggio per i giornali e per i giornalisti. Al Corriere sono ormai diventate quotidiane le minacce di sciopero per protestare contro alcune azzardate politiche aziendali: dalla (s)vendita dello storico palazzo milanese di via Solferino, fino all’attuale polemica col succulento bonus riservato all’ad di Rcs Pietro Scott Jovane e al top management della testata, i giornalisti lamentano tagli di organico e stipendi in stallo. Insomma, beghe aziendali non diverse da quelle di altre migliaia di realtà, che a differenza di un giornale, non possiedono gli stessi mezzi di un giornale per amplificare i propri problemi occupazionali. Tutto lecito, per carità. Il lavoro è sacrosanto e la libertà lo è altrettanto. E’ che talvolta, la categoria dovrebbe anche trovare il coraggio di farsi un esame di coscienza e provare a chiedersi come mai la dirigenza di un giornale fa di testa propria senza occuparsi degli umori dei dipendenti. Forse i manager di Rcs agiscono così perché sanno di avere tra i loro sottoposti una maggioranza di Fantozzi senza futuro e senza vertebre. I giornali, compreso il Corriere, vivono il dramma di un continuo e costante declino. Le vendite del cartaceo scendono di mese in mese, mentre Internet è infestata da una selva di testate concorrenti, spesso più indipendenti e obiettive delle testate tradizionali di regime come il Corriere, per non dire i blog.

Al Corriere, come in tutte aziende, non si può fare di tutta l’erba un fascio: c’è del buono e del gramo: ergo, ci sono cronisti validi come Luigi Ferrarella e ciambellani come Beppe Severgnini. E’ tra questi due estremi, Ferrarella e Severgnini, che esiste una ricca fauna di colleghi affetti, chi più chi meno, da “fantozzite”. Te ne puoi fare un’idea leggendoli. Alcuni manifestano gradi di compromissione costanti per ogni argomento che trattano, altri alternano fasi di lucidità a momenti di scoraggiante smarrimento. Ieri, domenica 30 marzo, il Corriere sembrava un opuscolo di satira triste. In prima pagina festeggiava “La corsa alle aziende italiane“, come se per l’Italia fosse un affare l’esercito di scippatori stranieri dei tesori aziendali nazionali. Hanno steso il tappeto rosso ai “barbari di (più graditi) investitori esteri“, vale a dire americani, arabi e cinesi qui a fare shopping in saldo di “banche, moda e turismo“. Sai che felicità!

Sposti lo sguardo di poche colonne, ed ecco l’editoriale di Ernesto Galli Te l’appoggia che ce l’ha coi “sacerdoti del non si può“. Un Fantozzi da prima pagina che lecca le natiche al Pd, il partito “chiamato a scegliere” non si sa da chi, visto che Renzi non ha lo straccio di un voto e si ritrova premier nominato da un capo di Stato al secondo mandato in un parlamento delegittimato dalla Consulta. Ma Galli Te l’Appoggia sorvola: tifa per l’abolizione del Senato che vuole Renzi, e quanto all’appello-allarme di Gustavo Zagrebelsky contro l’autoritarismo incostituzionale di una classe politica delegittimata, per Galli Te l’Appoggia è un argomento fazioso viziato da “feticci ideologici” tipico di un “sinistrismo radicaleggiante“. Quanto guadagna Galli Te l’Appoggia per scrivere bestialità così?

Sposti ancora lo sguardo, sempre in prima pagina, ed ecco una lettera di un redivivo Mario Monti al “Caro direttore“, nella quale confessa “insano” il suo governo tecnico, e dunque nel timore di scomparire del tutto, l’ex rettore-Bocconi si mette a leccare Renzi col pretesto di proporre la sua ricetta per il Senato: uguale a quella di Renzi, dotato di “impulso riformatore che sembra travolgere ormai anche i proverbi“. Insomma, un Cristo in Terra all’opera per “tanti italiani che ne sono conquistati e scoprono che l’impazienza è la virtù dei forti“. Dunque, nessun dubbio: il lodevole Renzi scortato “dall’agente” ha “l’endorsement” di Monti, ivi compresi i “paletti” incostituzionali fissati da Renzi senza il consenso degli italiani.

Dopo cotanta informazione in prima pagina, apri il Corriere, ed ecco che t’imbatti in un poderoso pezzo di Maria Teresa Mieli incentrato sulla “paura di un boom 5 Stelle alle urne europee“. Lo scoop è l’humor di Renzi che “teme la fuga degli elettori forzisti verso Grillo“. Ergo, il Pd preferisce Berlusconi a Grillo. Lo sapevamo già da Letta. Del quale, Monica Guerzoni qualche pagina più in là, con piglio serio, scrive “Letta torna in campo col Pd“. Gira e rigira la cronista non scrive che “per meriti” da premier inutile sarà candidato alle europee. Si limita a romanzare che dopo “sei settimane di riflessione l’ex premier è pronto a riaffacciarsi sulla scena“. Voleva dire sull’Italia scema.

Giri ancora pagina ed ecco un pezzone di Nando Pagnoncelli intento a rubare lo scettro di ciambellano a Beppe Severgnini. Il sondaggista di Ballarò è sicuro: “Gli italiani e il vento antieuropeo: uno su due chiede più unione“. E ovviamente, “anche gli elettori 5 Stelle tra i favorevoli all’integrazione“. Segue Aldo Cazzullo che sponsorizza “Bugie e verità“, il libro dell’ex ministvo Tvemonti sul “«golpe» che travolse il Cavaliere” prima di Monti, e poi eccoci a Danilo Taino, sicuro che “Nonostante la crisi, l’Italia non cambia“. Certo, verrebbe da dire, se gl’italiani credessero a quello che scrive il Corriere! Tant’è che quest’edizione domenicale chiude la “cronaca” a pagina 31 con Paola De Carolis, che si chiede attonita cosa succede”Se scompare il sorriso dei clown“. Occhiello: “Ce ne sono sempre di meno. E molti bambini non li vogliono più“. Ecco, anche gl’italiani grandi non vogliono più giornalisti clown. Perciò comprano sempre meno giornali. Perciò gli editori vi trattano come clown. Pensateci, cari colleghi. Siate più seri, evitate di far scrivere certi pagliacci, visto che la loro epoca è finita. Lavorate più seriamente, fate più informazione,  chissà…

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