pierluigi battista

Varrebbe la pena prendersela con Pierluigi Battista del Corriere se fosse uno che racconta le notizie. Ma siccome lo conosciamo per essere un cetto laqualunque dei tanti nel panorama dei narratori del nulla da prima pagina, forse varrebbe la pena compatirlo. Del resto, basterebbe leggerlo anche solo a campione, per rendersi conto del suo spessore di lontananza dai fatti. Qualche esempio? Uno su tutti la “Trattativa con la mafia i teoremi che vacillano“. Posto che un teorema è una “teoria dimostrata logicamente”, non si capisce cosa vacilli in un processo in cui si è già dimostrato che pezzi delle istituzioni sono scesi a patti coi mafiosi. Battista si professa “liberale” ma lo è tanto al chilo a seconda che si parli di socialisti, quelli che dopo Tangentopoli si sono barricati nel Pdl e nel Pd. Partendo dal presupposto che Craxi Non va ridotto ai suoi guai giudiziari, per Battista parlare di intercettazioni significa imbattersi negli “Adoratori del complotto perfetto” . E qualora i liberali non fossero socialisti, tipo Fini che è un ex missino, “Per gli alibi è tempo scaduto“. Perché il liberale Battista non tollera che ci sia chi si libera degli amici e degli eredi di Craxi, tipo “Il cavaliere solitario” (12.3.2010). Soprattutto se alcuni cittadini si prendono la libertà di criticarne uno, eccoci all”Assedio a Dell’Utri zittito a Como“. Situazione diversa “Se i cittadini vigilano che male possono fare?“. Perché in tal caso, Battista si riferisce alle ronde padane alleate di B. che fu amico di Craxi. Doveva essere anticraxiano pure quel libraio accusato da Battista di “ostracismo” reo di essersi preso la libertà di aver rifiutato di esporre nel suo negozio l’ultimo volume di Bruno Vespa.

Tolte queste chicche prese a campione, Battista è garantista a seconda di come si alza la mattina. Se deve sentenziare sull’ex governatore del Lazio Marrazzo, “deve valutare se fare un passo indietro non sia l’unico gesto pieno di dignità in un momento della nostra politica in cui la dignità sembra tristemente smarrita” pur non essendo nemmeno indagato ma nemmeno con un passato da socialista. Se invece parliamo di un arrestato per tangenti come l’ex socialista Ottaviano Del Turco, eccoci allora alla filippica odierna sulle “prove inesistenti contro Del Turco“. Articolo copia-incolla di quanto scrisse già il 10 gennaio 2010 a proposito di “Del Turco, le «prove schiaccianti» e quella doppia pagina orribile“. Battista glissa sulle ragioni dell’arresto patito dal suo amico socialista nel luglio del 2008 per tangenti in un’inchiesta sulla sanitopoli regionale del Pm di Pescara Nicola Trifuoggi e subito invitato a Porta a Porta da Vespa. L’ex governatore dell’Abruzzo Del Turco è a processo con altri 31 indagati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla concussione e alla corruzione, riciclaggio, truffa, falso e abuso d’ufficio. Parliamo di assessori, consiglieri regionali e manager pubblici bipartisan in cui è coinvolto pure l’ex deputato Pdl Sabatino Aracu al quale hanno sequestrato una villa nel cuore di Pescara e 4 dipinti, ritenuti un segmento dei 15 milioni di euro in tangenti denunciate dall’ex imprenditore della sanità Vincenzo Angelini (patron della fallita clinica di Villa Pini in cui i dipendenti sono rimasti senza stipendio), accusatore della cricca abruzzese finito a sua volta nei guai per bancarotta (a forza di finanziare i politici?), che confessando di aver truffato la Regione ha detto di aver pagato Del Turco e il suo staff per continuare a truffarla.

Secondo l’accusa era proprio Angelini quello inquadrato dalle telecamere piazzate dagli investigatori, che entrava a villa di Del Turco con una valigetta contenente 6 miliardi di lire. Soldi mai rinvenuti fino ad oggi, a parte il versamento alla compagna dell’ex governatore di circa 600.000 euro fatti tra il 2003 e il 2008, e il sequestro di 2 case (provvedimenti mai impugnati), una a Roma in via Crescenzio dove abita la signora, l’altra a Tres Nuraghes in Sardegna. Di certo, ad oggi, c’è che Del Turco e compagna si siano fino ad oggi avvalsi della facoltà di non rispondere. Di certo c’è il sequestro di un villino del valore di 500 mila euro all’ex segretario generale dell’Ufficio di presidenza della Regione Abruzzo, Lamberto Quarta . Coinvolti ci sono gli ex assessori regionali Antonio Boschetti e Bernardo Mazzocca col suo ex segretario Angelo Bucciarelli; l’ex capogruppo regionale del Pd, Camillo Cesarone; l’ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga; l’ex amministratore della Humangest, Gianluca Zelli; l’ex presidente della Fira, Giancarlo Masciarelli. Tra i politici di centrodestra coinvolti nell’inchiesta ci sono l’ex presidente della Regione, Giovanni Pace, il suo ex assessore alla Sanità, Vito Domenici, e il già citato parlamentare Pdl Sabatino Aracu, accusato da Angelini di avergli chiesto una tangente da 2 milioni di euro mai corrisposta. Per l’accusa «i fatti a cui fa riferimento il rapporto dei Nas sono stati valutati e utilizzati per l’indagine . Non risulta, poi, che la Giunta regionale dell’epoca abbia fatto alcunché per ridurre il deficit della sanità se non in esecuzione di imposizioni governative, tanto che poi la Regione è stata commissariata». Nell’udienza preliminare del 14 giugno 2010, il procuratore Trifuoggi, parlava di «sesso telefonico sulle linee della Regione» e di «uffici dell’ente trasformati in alcova» oltre che di «amanti stipendiate come consulenti della giunta», nonché di viaggi di piacere in alberghi a 5 stelle coi soldi pubblici. E Angelini che «pagava tangenti». Il tutto mentre «la regione sprofondava nel debito sanitario». Tutto ciò per spiegare la «strumentalizzazione dell’ufficio pubblico per usi privati».

Queste dichiarazioni fatte in camera di consiglio (a porte chiuse), Del Turco e il suo legale le hanno raccontate ai giornalisti, che a loro volta hanno pubblicato sui giornali ciò che nell’interrogazione parlamentare della senatrice Anna Finocchiaro (Pd) fu «criticabile che in un pubblico dibattimento il pm legga intercettazioni telefoniche riguardanti fatti estranei ai capi di imputazione a carico di Ottaviano del Turco». Assodato che il pm non ha letto niente in pubblico, ha solo parlato di rapporti intimi fra il presidente della Regione e una signora nominata consulente della sua Regione evocando un caso di “onanismo telefonico” proprio per dimostrare “la strumentalizzazione dell’ufficio pubblico per scopi privati”. Gli odierni socialisti bipartisan che piacciono tanto a Battista del Corriere, sono gli stessi che nell’ottobre del 2010 fecero un’interrogazione bipartisan all’allora guardasigilli Alfano per presunta «violazione dei diritti costituzionali» del governatore di una regione «irrimediabilmente compromessa dai comportamenti della magistratura». Firmatari di questo capolavoro, i senatori Pd Franca Chiaromonte, Pietro Marcenaro, Adriano Musi, Luciana Sbarbati, con i Pdl Ombretta Colli, Antonino Caruso, Diana De Feo (moglie di Emilio Fede), Marcello Pera, Vincenzo Fasano, e udite udite LUIGI COMPAGNA.

Ebbene, mentre negli anni in difesa dell’ex socialista Del Turco si sono spesi fior di insospettabili come Silvio Berlusconi in un abbraccio “soffro per te” e l’indagato di corruzione Formigoni per il quale Del Turco è tale a “Prosperini innocente come Stasi“, parlare di sanitopoli in Abruzzo significa parlare di una regione con un buco nero nei bilanci della sanità che l’attuale giunta di centrodestra capitanata dal pidiellino Gianni Chiodi, non ha risolto. Significa parlare di quel Del Turco che ai tempi di Tangentopoli diceva da socialista “Non mi stupisco affatto del partito degli affari all’interno del Psi. Ho sempre denunciato quelli che brillano per la luce dei soldi, come Paperon de’ Paperoni” (15-5-92). C’è da chiedersi allora perché Del Turco non ha impugnato il sequestro di alcuni suoi beni e perché non risponde alle accuse di corruzione, visto che la lingua per dire ai giornali che Angelini è un disperato ce l’ha. Non basta dire come fa Battista che non ci sono prove perché i 6 miliardi presunti della valigetta non sono ancora stati trovati. Nessuno sarebbe così pirla di intestarsi un conto per mettersi soldi di provenienza tangentizia. Ecco perché Del Turco dovrebbe dimostrare di non avere avuto tornaconti personali.

Questo risulta nei fatti, che evidentemente non risultano a Pierluigi Battista perché non si informa e perciò non sa di cosa parla. Ecco perché per uno così non ne vale la pena prendersela. Nell’attesa che Del Turco sia assolto dai giudici, Battista potrà assolvere l’amico socialista sul Corriuere titolandoselo ” Del Trucco”. Così non perderemmo altro tempo a leggerlo. E a dargli corda.

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