Mentre di giorno in giorno si avvicinano le elezioni, confesso di essere schifato e allo stesso tempo contento delle proposte politiche che vedo. Schifato perché la pressoché totale impresentabilità dei candidati leader di partiti e nuove formazioni che sfilano sui cartelloni, potrebbe sfociare nella soddisfazione (mia) di vederne eletti pochissimi. Il motivo? Per l’inconsitenza dei programmi e per la trita e ritrita strategia della pubblicità a facce.

Sciorinando qua e là i vari candiati, il più ridicolo e buffone trovo sia Roberto Maroni: segretario della Lega nord che si pubblicizza con “La Lombardia in testa” sulle gigantografie monche del simbolo del Carroccio. Haha! Ecco come Maroni sta dando una mano alla Lega a disintegrarsi, o quantomeno a decimarsi nelle imminenti elezioni regionali e politiche. Maroni è il primo segretario di un partito della storia che rinuncia al simbolo del partito che rappresenta. Quanto all’Udc ha uno slogan che è una barzelletta: “Difendiamo i deboli e le famiglie“. Andava aggiunto “le candidiamo” (sulle gigantografie, per chi volesse arrampicarsi con un bel pennellone nero, c’è spazio di scrittura). Il partito “Fratelli d’Italia” degli ex ministri Meloni e La Russa, pare solo una lista di disturbo da zero virgola, di cui non si sa niente e di cui non si apprezza una sola idea di futuro dell’Italia. Antonio Ingroia pare una sorta di Monti di sinistra: occulta una serie di personaggi a partire da Antonio Di Pietro, che come Maroni ha seppellito il simbolo dell’Idv, cui si è accodato Ivan Rota (uno che esaltava il marchio Idv con toni da integralista), oltre a Sandro Ruotolo e Vauro. Anche Silvana Mura sgomita per essere reinserita in lista. Ha detto che la sua indagine per falsa testimonianza pendente al tribunale di Massa va verso l’archiviazione. Il Pd e il Pdl hanno dapprima tentato di tenersi diversi impresentabili. Poi, vista la brutta aria che tira per i partiti, stanno pensando alle liste pulite, dimostrandosi in cattiva fede, e dunque, da non votare.

Anche Mario Monti ha il suo bollino personale che sfoggia in tutte le pensiline di Milano. Ma sui vetri di molte auto, quel bollino, è rifatto a mo’ di tette di mucca con scritto “Munti“. Segno che il premier uscente non appare così piacione e convincente. Del resto, vederlo e sentirlo, emana miasmi melliflui e gelatinosi che ricordano i dinosauri del Novecento tipo Andreotti. Porsi come si pone, Monti riesce benissimo da solo a rendersi impresentabile perché quando parla ha un impostazione losca e un linguaggio a striature mafiose. Come quando al direttore del Corriere De Bortoli, su rapporti con la chiesa e Ppe risponde «Un amico milanese, che lei conosce bene, direttore, ma di cui non le dirò il nome.. mi disse che col passare del tempo la bilancia delle valutazioni morali, dentro di me, sarebbe cambiata...». Stesso impegno nell’usare linguaggi mafiosi lo abbiamo riscontrato qualche giorno fa’ con la primadonna Gabriele Albertini, candidato in Lombardia e al Senato che, mollato da Formigoni, ha dichiarato “Se parlo io Formigoni va al tappeto“.

Ecco, voglio sperare che i tempi siano maturi anche in Italia affinché il candidato politico che non fa nomi e che non parla trasparente, sia semplicemente indegno ad amministrare e rappresentare le istituzioni di una democrazia che si pubblicizza come evoluta. Finora, a parte Oscar Giannino, che purtroppo per lui, non ha l’immagine, l’oratoria e la tradizione comico-televisiva di Beppe Grillo, rimane il Movimento 5 stelle la vera mina vagante per le prossime elezioni regionali e politiche. Io voterò il Movimento alle politiche, ma non alle regionali lombarde, poiché i candidati del collegio di Bergamo, dove io risiedo, si sono comportati da politicanti del Novecento, candidandosi tutti in massa a presidenti col solo patetico (e inutile) tentativo di bloccare il sottoscritto. Ma soprattutto è stata deludente quella mail circolata alla vigilia delle votazioni, recapitata agli attivisti della provincia tranne che al sottoscritto, bersaglio di non so che. Benché quella mail – ricevuta anch’io di rimando – l’avessi pubblicata a tempo debito sul blog, nessuno dei grllini bergamaschi ha avuto le palle e la coerenza per riconoscere che “sì, quella mail sul tuo conto spedita in quel modo è stata un’operazione infelice“. Al contrario, come conigli, hanno fatto tutti orecchio da mercante fingendo di nulla. Compresa la mittente di quel testo, Marta Brugnetti. Ecco perché sono schifato dalla politica. Non perché non mi hanno candidato, per carità, ma per come mi hanno trattato dietro le quinte. Dunque, io non li voto, quelli. Al contrario sono contento di essere tornato definitivamente libero da leader e leaderini. Esterno a quegli insopportabili ambienti fantozziani dove una serie di militanti col bollino (compreso il M5S) ostentano sudditanza e completa venerazione del leader. Credevo l’ambiente politico un po’ diverso, con più personalità distaccate e autonome dal leader. Ho sbagliato a dar retta a Di Pietro prima e al M5S poi. La sola idea di ricandidarmi mi schifa. Come tutte quelle orribili gigantografie.

Un pensiero su “Schifato”

Lascia un commento