Ritorno dall’esperienza della candiatura alle regionalie del Movimento 5 stelle. Non sono stato scelto per il listino regionale, tantomeno per quello di presidente. I (pochi) attivisti della provincia di Bergamo deputati al voto, hanno fatto scudo in massa contro di me. Nulla di nuovo, per carità. Sapevo già che la maggioranza di loro non mi avrebbe votato. Me lo avevano detto durante le riunioni alle cosiddette “grillate”. Temevano la mia candidatura come una mossa di promozione personale sulla loro pelle. Pretendevano che non partecipassi più ai dibattiti televisivi. Non tanto come attivista (che non è mai successo). Ma nemmeno come giornalista e blogger. Ho anche provato rifiutare qualche invito (non remunerato) sui più disparati argomenti: dal caso di Yara su canali locali, fino al caso Sallusti su canali nazionali. Ma alla fine mi sono chiesto: “Perché devo rinunciare alla mia autonomia?”

Dunque, non giudico le impressioni degli attivisti bergamaschi nei miei riguardi. Giudico piuttosto l’impressione che ho avuto io in questi 7 – 8 mesi di avvicinamento al movimento, pur riconoscendo di non aver fatto nulla in concreto sul piano politico (per mancanza di tempo, s’intende). E’ positiva l’idea di Grillo e Casaleggio. Quella di consentire ai cittadini di scegliere i loro candidati a costo zero. Discutibile, invece, l’approccio degli attivisti alla democrazia cosiddetta liquida. Quella secondo la quale ognuno vale uno, nella sua autonomia di pensiero e di giudizio su tutto lo scibile umano. Compresi i candidati. Del resto, i dati e i curriculum pubblicati sulla piattaforma nazonale del Movimento, servivano proprio a questo: a dare la massima autonomia agli attivisti nella loro scelta. E’ questa la vera novità che il Movimento 5 stelle sta diffondendo. E’ una novità assolutamente rivoluzionaria in questo Paese abituato al voto di scambio e al filtro dei voti condizionati dai capibastone.

Epperò qui va fatta qualche considerazione sull’approccio che ho riscontrato con gli attivisti bergamaschi. Tutti bravi ragazzi, per carità, tutti motivati e tutti competenti nei loro settori di formazione. Io stesso ne ho votati alcuni che credo siano meritevoli di un seggio al Pirellone. Ma ciò che mi ha lasciato perplesso in questi mesi di partecipazione alle riunioni, è l’ambiente da comunella che mi ricorda tanto le congreghe dei testimoni di Geova. Questa idea di uniformarsi alle dritte del capo della verità in tasca. Questa idea di appiccicarsi le stellette e di affondare nel silenzio le controverse posizioni assunte da Beppe Grillo nei confronti di Favia, Salsi e della tivù. Questa idea di predicare libertà e democrazia liquida in un ambiente irrigidito e irregimentato dalla conoscenza diretta delle persone che diventano amici che si votano a vicenda, aldilà del loro back-ground, come nel più classico dei partiti a correnti alternate.

E’ proprio questa idea cocciuta di pretendere uniformità che mi lascia perplesso. Mi lascia perplesso perché ritengo sia dannosa allo spirito di iniziativa e alla libertà di pensiero di ogni individuo. L’autonomia della persona attiene alla sua coerenza. Adattarsi a un pensiero comune nel nome del guru o del capo-guida, significa comportarsi da militante di partito del Novecento. L’allineamento del gruppo è un limite alle sue potenzialità, non una risorsa. L’ho verificato sulla mia pelle in questi ultimi giorni. Alcuni militanti bergamaschi mi avevano fermamente pregato di candidarmi a presidente, ruolo al quale giuro di non avere mai ambito. L’ho fatto a 3 ore dal termine massimo di martedì pomeriggio. Risultavo l’unico in provincia di Bergamo candidato a questo ruolo. Nelle 3 ore successive si erano candidati allo stesso ruolo altri 8 attivisti. Caduti in trappola. Uno di loro – Agostino Quarenghi – ha dichiarato al Corriere Bergamo che “il gruppo orizzontale non ha una candidatura forte da proporre. Correre in tanti alla carica di governatore vuol dire garantire che nessuno di noi diventerà il candidato presidente. Siamo contenti di questo perché crediamo che nessun attivista bergamasco sia adeguato come candidato governatore. Così non permettiamo a nessuno di approfittarne“. Dunque, come un politico navigato, Quarenghi ammette che la candidatura in massa degli attivisti (tutti amici) è servita da disturbo, come nel più classico dei partiti vecchio stampo, senza tener conto della persona, del suo presente e del suo passato.

Ora, aldilà del fatto che non è stata certo la loro azione di disturbo ad aumentare o a diminuire le mie modeste possibilità di competere con candidate più accreditate come la Carcano (che ho scelto io stesso) e la Nanni, è proprio questa azione contra-personam del Movimento che mi lascia perplesso. Come perplesso mi ha lasciato una mail circolata alla vigilia delle votazioni tra gli attivisti (giunta a me per vie traverse) che recitava così

“Oggetto: RISERVATA – Come sapete, domani e dopodomani si vota per le regionali (mercoledì e giovedì). Due note per il/la candidato/a presidente, visto che in reti ci siamo occupati della questione: 1. Bergamo non ha un candidato vero, cioè con una qualsiasi possibilità di vincere la candidatura. Dovreste trovarne parecchi, di bergamaschi, in verità, perchè tutti tranne uno sono stati consigliati a presentarsi oggi per non avere un solo candidato presidente bergamasco, non conosciuto da nessuno in provincia e da molti ritenuto non completamente affidabile; 2. Non avendo un candidato bergamasco, ognuno fa quel che vuole, come è giusto che sia. In ogni caso, se non sapete chi votare e volete che questo qualcuno possa avere qualche possibilità, e non vi piacciono le votazioni casuali, a mò di roulette, allora le persone che conosciamo un po’ meglio e che danno qualche garanzia in più dal punto di vista dell’esperienza, competenza, ed affidabilità sono tre: Gianmarco Corbetta di Monza-Brianza, Jolanda Nanni di Pavia, e Silvana Carcano (non so il meetup preciso, se milano, seregno, o monza-brianza). Ripeto, non sono indicazioni di voto (cosa sono? ndr), ma giusto nomi che sono stati fatti da persone di bergamo che sono da un po’ nel movimento e li conoscono di persona. Io personalmente non conosco nessuno dei tre.”

Ecco, per la trasparenza del gruppo, sarebbe bello sapere dal mittente (che non cito per vedere se si palesa) chi è quello  “sconosciuto non completamente affidabile” tanto da consigliare di votare sconosciuti. Ecco, è questa idea del tutto “preordinato” che mi lascia perplesso nel Movimento 5 stelle locale delle mie parti. Io vivo tranquillamente senza politica, per carità. Non mi sono candidato per cercare visibilità. Di quella, ne ho già fin troppa per i miei gusti. Il mio voleva (e vuole) essere solo un contributo alla causa e un’opportunità, che compatibilmente con gli impegni di lavoro, cercherò di onorare a cominiciare dalla raccolta delle firme. Perché è l’idea di Grillo e Casaleggio che è vincente. Non le persone. Che, viste così, più che individui pensanti paiono sudditi.

2 pensiero su “Il movimento liquido dei sudditi”

Lascia un commento