«Volevo dimostrare che le misure di sicurezza nei mie confronti erano insufficienti». Così, il leader di “Sos racket e usura” Frediano Manzi nel giustificare ai magistrati i due attentati che si è fatto da solo. O meglio, pagando la commissione di qualche centinaio di euro a un pregiudicato che tra il 2009 e il 2010 appiccò due incendi: uno al suo chiosco di Nerviano, l’altro a un furgone parcheggiato a Caronno Pertusella. Episodi fatti raffigurare come minacce a Manzi.

Con questa confessione fatta al pm Luigi Luzzi della procura di Busto Arsizio, Frediano Manzi rischia il rinvio a giudizio per simulazione di reato, incendio doloso in concorso e detenzione di materiale esplosivo (a innescare l’incendio di Nerviano fu un pacco bomba). Questa ammissione mi lascia a dir poco basito, visto che Manzi ho avuto modo di conoscerlo e di parlargli in alcuni dibattiti pubblici. Mi basisce pure la reazione dell’attore di Sel Giulio Cavalli, che ha giustificato Manzi sui giornali dicendo «Ho parlato con gli inquirenti di questa vicenda. Manzi s’è preso le sue responsabilità. Resta un aspetto umano e va valutato dal punto di vista della sicurezza personale». Che delusione.

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