Dopo l’ennesimo tonfo delle Borse occidentali che vedono Milano in testa con una perdita secca di un quarto del suo valore dall’inizio del 2011, riporto alcune dichiarazioni rilasciate ieri al Washington post da due guru americani dell’Economia globale: Nouriel Roudini, economista della New York university, e Ian Brenner presidente e fondatore di Eurasia Group, leader globale di ricerca rischio politico e società di consulenza.

Nouriel Roubini: “Nella periferia di Eurolandia, cinque Paesi, Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna sono già in recessione. Tre hanno già perso la possibilità di rivolgersi ai mercati del credito. A questo punto le probabilità che anche Italia e Spagna facciano la stessa fine sono molto alte. Siccome l’Italia e la Spagna sono troppo grandi per fallire, sono anche troppo grandi per essere salvate. Ebbene, la differenza più importante di oggi rispetto al 2008, quando fallì Lehman Brothers, è che stiamo rimanendo a corto di munizioni. Nel senso che gli Stati non possono più salvare le loro banche, e come in un circolo vizioso i problemi di debito pubblico si stanno trasformando in problemi del sistema bancario. Il massimo che ci possiamo aspettare, di fronte a una forte recessione globale, è una crescita fiacca per molti anni (…) col rischio che l’aumento dei prezzi delle materie prime, le politiche sul prezzo del petrolio in Medio Oriente, il terremoto in Giappone che ha rallentato la crescita in tutto il mondo, aggraveranno i timori per la tenuta dei Paesi della periferia dell’euro, e pure i timori sull’insostenibilità del deficit di bilancio americano come i persistenti shock delle Borse dimostrano. Un altro aspetto grave è che i Paesi economicamente più avanzati hanno governi deboli. Negli Stati Uniti il governo è diviso in 2 schieramenti: il primo impone più tasse, l’altro taglia le spese. Negli stati periferici dell’Eurozona i governi minoritari del Portogallo e della Spagna potrebbero finire per perdere l’accesso ai mercati. Nel Regno Unito la coesione è fragile e rischia di andare incontro al disfacimento. In Giappone si rischia di avere presto il sesto premier in soli 5 anni in termini di instabilità politica, peggio dell’Italia degli anni 1960-70! Con l’aggravante che lì c’è un buffone come Silvio Berlusconi. Persino in Germania, nonostante il robusto livello di crescita, Angela Merkel non è particolarmente popolare. La sola opzione per evitare il peggio, se l’Italia e la Spagna perdessero l’accesso al mercato (cosa che a mio avviso potrebbe accadere), è quella di uscire dall’unione monetaria.

Ian Brenner: “Ritengo anch’io, come Nouriel Roubini, che non ci siano margini di intervento politici per raddrizzare la situazione. Entrare nella stagione elettorale in un momento in cui le economie europee più importanti vedono allargarsi gli spread e crescere in tempi rapidissimi la sfiducia degli investitori, significa che ci sono serie possibilità di contagio per gli Stati Uniti. È questo che ci deve preoccupare, assieme al fatto che nessun investitore cinese è interessato a un euro sostenibile a lungo termine come barriera efficace contro il dollaro. Ciò che mi preoccupa è che il contesto politico globale oggi è molto meno in grado di reagire agli shock rispetto al 2008, quando gli Stati Uniti e la Lehman Brothers erano in crisi. E’ una situazione bruttissima e molto, molto ingarbugliata.

2 pensiero su “Roubini: “Berlusconi buffone””

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