Una crisi economica irreversibile. L’italia é tecnicamente fallita e i recenti capitomboli della Borsa di Milano hanno già bruciato un terzo della manovra di Tremonti. Significa che anche a regime, cioé se i tagli imposti portassero nelle casse pubbliche quei famosi 48 miliardi di euro in un solo anno anziché entro il 2014, almeno 16 si sono già bruciati. Insomma, siamo un Paese ormai allo sbando che vive per inerzia, in attesa soltanto del fatidico giorno del fallimento ufficiale. Che ottimisticamente dovrebbe arrivare entro la fine di settembre. Uno degli effetti immediati del default dovrebbe essere il blocco dei pagamenti degli stipendi ai dipendenti pubblici e delle pensioni, che grosso modo riguardano circa 15 milioni di italiani per i quali fino ad oggi, formalmente, la crisi é un’entità astratta.
Intanto l’Italia reale, quella che non legge per negligenza o solo perché preferisce non vedere, continua a vivere alla giornata come se nulla fosse. Chi guadagna continua a guadagnare, chi perde continua a perdere, chi sopravvive continua a cercare di sopravvivere e chi ruba alle spalle del pubblico continua a rubare. A cominciare dai palazzi romani, dove per farci credere che la Casta si impone i sacrifici, hanno tagliato del 5% le pensioni da oltre 90 mila euro l’anno e del 10% per quelle che oltrepassano i 150 mila. A conti fatti significa che uno come Vittorio Sgarbi, dall’alto dei suoi 8 mila e rotti euro mensili di pensione per essere stato parlamentare, ne intasca 100 mila netti l’anno. Col taglio ne incasserà 95 mila. Dov’é il sacrificio di fronte a quell’esercito di italiani che come mia madre, a fronte di qualche decennio di lavoro tra fabbriche e tirar su una famiglia, si deve accontentare di 400 euro mensili? L’esempio Sgarbi é soltanto una goccia di un mare di papponi che a forza di rubare ci hanno ridotto al fallimento. Hanno ucciso il mercato e la libertà di impresa. Hanno violentato il tessuto sano di quell’Italia migliore che ha potuto trovare spazi e opportunità di crescita soltanto all’estero. All’esercito di pensionati di 400 euro non rimane che impiegare il 5% al Bricocenter. Con meno di 20 euro si acquista una forca.