“Io sono insofferente a qualsiasi ordine di scuderia, disciplina, inquadramento ideologico. Questo non é mai stato un foglio di partito e il Pdl si illude se pensa lo possa diventare. La famiglia Berlusconi aspetta molto tranne che io trasformi il Giornale in un megafono di Berlusconi. Non sono in grado. Mi manca la stoffa del cortigiano, per i lettori ultrà di centrodestra meritevoli di essere informati correttamente.”
Sono frasi scritte sulla prima pagina del Giornale da Vittorio Feltri il 22 agosto 2009, nell’editoriale di esordio da direttore ex trombato e prezzolatamente riabilitato.
In un anno Feltri non si é mai occupato di un solo capo d’imputazione del presidente del consiglio dei pidiuisti. Ha soltanto svolto il suo ruolo di servile killeraggio nascosto negli sgabuzzini della sede del Giornale presidiata da guardie armate fino ai denti, in quanto testata “libera e obiettiva”. In quegli sgabuzzini ne ha sputtanata di gente Feltri. A partire da Dino Boffo passando per Gianfranco Fini su presunte “faccende a luci rosse” fino alla sua compagna Elisabetta Tulliani, della quale ha sverginato ogni forma di privacy che l’imparziale Feltri ha invocato per il puttaniere piduista mentre pagava prostitute di lusso tramite Gianpi Tarantini (macchiandosi per altro del reato di prostituzione istituito dal suo esecutivo di sorridenti malavitosi assieme alla Lega).
Oggi Feltri, passata la casa monegasca, la Ferrari del fratello della Tulliani e la cucina Scavolini, dribbla che Gaucci dal suo galeotto bunker dorato ai tropici abbia detto di aver intestato case e terreni all’ex compagna Elisabetta per frodare il fisco (ma questo é un dettaglio irrilevante per il servo prezzolato Feltri), e continua a fare il sordo che non vuol vedere e il cieco che non vuol sentire. Chiede a pappagallo in prima pagina come i Tulliani siano diventati proprietari di un patrimonio del valore di 20 milionidi euro. Una domanda “non maliziosa” che lo induce ad ammettere: “Io che da oltre 20 anni ho buoni introiti, non sono riuscito ad accumulare nemmeno la metà di quella ricchezza“.
Vero o non vero che di milioni Feltri non ne abbia intestati a sua volta a figli e parenti, alla peggio sappiamo che fare il megafono replicante di un corruttore per 20 anni lo ha certamente reso milionario. I 7 o 9 milioni che di euro che Feltri avrà bastano a garantirsi rendite da nababbi fino al settimo grado di parenti e affini, un body guard, case sparse e bagni sulfurei in Islanda dove nessuno dovrebbe conoscerti.
Nessuno di noi dubita che l’odore dei soldi dà alla testa. Farsi intaccare rovinosamente da qualunque forma di imparzialità e correttezza sotto le mentite spoglie di giornalista é l’ultima delle preoccupazioni. Del resto le scelte sono scelte e chi cede a un’offerta milionaria per contraccambiare un lavoro sporco va capito. Che sia per un ruolo di portavoce, di maggiordomo, autista o di escort i danni sono quelli che sono. Ma quando certi soldi si danno a un giornalista le cose si complicano perché i danni si moltiplicano. Parlo di danni sociali.
Entrare nell’orbita degli interessi del puttaniere significa ricchezza, che per un giornalista equivale lasciare sul terreno il senso della realtà per trasformarsi in faccia di culo. I Capezzo(lo)ne e i Bonaiuti nella loro abietta cialtronaggine sono omen nomen. Il ruolo di Feltri, in quanto giornalista, é assai più infimo come quello di Alessandro Sallusti, che con Feltri condirige il Giornale “mai stato foglio di partito“. Dopo la recente ospitata in coppia con lui a Telelombardia, io ho imbracciato il mio scooter 495 comprato di seconda mano parcheggiato in strada, Sallusti é uscito dal cortile della tivù a bordo di una Maserati Granturismo biposto coupé del valore di 115 mila euro. Siamo entrambi iscritti al medesimo ordine dei giornalisti con la differenza che io, in quello studio televisivo ho cercato di difendere una verità seppur un pochino schierata. Sallusti, invece, faceva il bastian contrario in malafede e durante le pause pubblicitarie mi sogghignava in faccia tranquillo. Con l’espressione di chi col conto corrente satollo non ha proprio problemi.
Ora che ci penso io che mi sono sempre reputato un vero insofferente a ogni ordine di scuderia e inquadramento ideologico, mai nessuno mi ha offerto un milione di euro per fare da megafono a qualcun altro. Nemmeno per inchieste serie e per la decima parte di quell’importo. Sopravvivo da quasi 20 anni senza spalle al muro e con stipendi da addetto alle pulizie (con rispetto parlando) in difesa della libertà di espressione e della massima correttezza possibile. Come se non bastasse quando mi sono ritrovato catapultato nel regno dei paladini dell’informazione libera in rete, mi sono dovuto sorbire pure gli attacchi di chi mi dava del venduto perché mi ero candidato alle elezioni regionali (senza successo) con l’Italia dei valori. Inizio a pensare che forse ho sbagliato io, non Feltri. Quasi quasi, vista la promiscuità dilagante in questi giorni tempestosi che annunciano crisi di governo mi butto nella mischia! Che ne dite?