Il tribunale civile di Bari ha condannato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto a pagare 434.000 euro – più gli interessi – alla Regione Puglia di cui fu presidente dal 2000 al 2005.
Dopo diverse prescrizioni sulla gestione della sanità pugliese, Fitto esce dall’inchiesta ventennale con questa condanna, motivata così dai giudici: «Un presidente avulso dalla democrazia e dalla legalità… nonché dal rispetto» per gli uffici. E per chi ci lavorava trattati con “Atteggiamento autocratico”.

La questione riguarda il reato di falso, da cui Fitto è stato prescritto, per una delibera sulla gestione degli ospizi pugliesi. Delibera che nel 2004 aprì il mercato ai privati tuttora monopolisti del settore.
I giudici scrivono che Fitto ingannò la sua Giunta – motivando la gestione a imprese private – sulla base di un’inesistente carenza di personale nel pubblico. Perciò la Corte ritiene che «il falso ideologico commesso da Fitto abbia provocato un enorme danno alla credibilità e all’immagine della Regione».

Va detto che la condanna che contempla anche il danno d’immagine, non è servita a cambiare le politiche di gestione della sanità nemmeno da parte dei presidenti successivi a Fitto. A cominciare da Nichi Vendola. Che per due mandati – di proroga in proroga – ha permesso che la sanità privata facesse affari con i soldi dei cittadini.

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