La definirei azzeccata l’idea natalizia della Casa della carità di Milano, che nella sua vetrina ha esposto un presepe con Gesù bambino a bordo di un gommone. Azzeccata perché l’immagine ha scatenato le ire della destra meneghina, che sente il dito nella propria piaga dell’ipocrisia. Azzeccata per il suo valore simbolico, da cui traspare lo stridente contrasto del Natale come simbolo e valore di carità cristiana, associato al fenomeno sempre attuale dell’immigrazione. “Per loro non c’era posto” è un paragrafo ripreso dal Vangelo secondo Luca. Il governo dei valori e del cambiamento, che col suo decreto sicurezza complica la vita ai migranti creandone di nuovi illegali tra quelli già presenti in Italia, è quello grillino-leghista: il primo è il partito francescano. Si deve infatti a San Francesco d’Assisi l’invenzione del presepe con le prime raffigurazioni di Greppio (Rieti). Il secondo è il partito che dice di difendere l’identità cristiana, quello dei crocifissi a scuola e contro le moschee. Insomma, quello che del Cristianesimo difende i valori di pancia e a buon mercato, ma poi nei fatti cerca di escludere gli stranieri. Maria e Giuseppe erano migranti in cerca di un luogo dove dare alla luce Gesù, ma che nessuno ospitava. Gesù nacque in una grotta di fortuna a Betlemme. Tornando a noi, qui non si vuol dare un giudizio politico o morale sulle scelte politiche di chi governa. L’immigrazione va regolamentata, non per ragioni razziali, ma per non creare altri danni all’economia nostrana di chi paga le tasse, di chi è disoccupato perché far lavorare l’immigrato costa meno eccetera. Dobbiamo però ricordare che dove c’è un nero che spaccia, c’è un bianco che consuma. Dove c’è un nero sfruttato, c’è un bianco che guadagna. Quindi, la politica nostrana che sbarra i flussi migratori, agli occhi di un cristiano commette peccato. Rifiuta il fratello e rinnega la solidarietà. La politica dovrebbe scavare più a fondo sul problema dell’immigrazione. Dovrebbe creare le condizioni affinché la presenza dello Stato sia garanzia di legalità e di uguaglianza. Non uno spacciatore di decreti-spot. Ecco che quell’immagine alla Casa della carità ci sta tutta. Siamo all’ennesimo Natale dell’ipocrisia.