Con le elezioni politiche appena trascorse, il Movimento 5 stelle è entrato nelle rassegne stampa quotidiane. Intendo quelle di regime, presenti anche in Rete con le loro versioni online assieme alle loro firme, che sul successo politico del Movimento cercano di scalare la classifica degli influencer sui loro blog o sui siti dei loro giornali inventandosi polemiche inesistenti, affibiando titoli mai dichiarati o frasi mai dette, col codazzo di analisi strampalate quasi sempre sul non detto e, quindi, su ciò che non esiste. Pur di farsi notare dagli interessati presi di mira, che normalmente sono dei consolidati influencer della Rete indipendentemente dal loro effettivo legame col Movimento, questi pseudo-commentatori che scoprono oggi quanto la Rete sia influente sull’opinione pubblica, sono disposti a barattare la loro intelligenza, la loro esperienza e la loro buonafede nella speranza di costruirsi quella gelatina di blasone utile a far vedere che esistono. Utile ai loro editori legati al sistema. Quello che si vede la situazione sfuggita di mano grazie all’ondata di cittadini piombati come fulmini nell’arco parlamentare coi voti del Movimento. Siccome le firme in questione sono a libro paga di editori che hanno interesse affinché nel sistema tutto cambi perché nulla cambi, hanno tempo a disposizione per inventarsi patacche scambiate per editoriali, certi che uno ad uno, in qualche modo riusciranno a spargere merda sui presi di mira col pretesto di porre questioni inesistenti. La loro è una disinformazione mirata, ammantata di gergo giornalistico che deve infondere credibilità a più versioni possibili, a patto che siano false. Sono dei “troll col tesserino dell’Ordine”. La notizia, per questi scribacchini del sistema, non è il formidabile successo ottenuto grazie a un blog e ai comizi di un comico. Per loro non fa notizia dare visibilità alla linea finora dimostrata tra quanto scritto e quanto fatto (per esempio la non alleanza ai partiti). Nessuno che analizza nel merito i possibili effetti dei punti del programma del Movimento. Men che meno ce n’è uno che faccia autocritica, oppure qualcuno che sia disposto a rimettere in discussione le cazzate che scriveva sulla Rete e sul Movimento soltanto due mesi fa. Al contrario, notizie ed analisi si concentrano sulle coreografie o su ciò che non ha nessuna influenza con lo spirito del Movimento. Come sta succedendo a me in questi giorni su qualche giornale, dove personaggi più meno noti della poltiglia del sistema, mi affibiano frasi mai dette, cariche mai ricevute, oppure mi dipingono come un deficiente. Sto rispondendo pazientemente a tutti, sulle versioni cartacee buone per pulirsi il fondoschiena. Ma senza dare loro visibilità in rete che non meritano. Sapete perché? Perché mi sono accorto che se linko qualche paraculo del sistema dal mio blog o dal profilo di Facebook, l’interessato viene ad avere un balzo di visibilità che non merita. Visibilità che personalmente, ho da anni grazie alla mia reputazione. Dunque, per ora mi accontento di rispondere con pazienza in modo da raggiungere quella quota di lettori, che non usando Internet, rischia di scambiare il sottoscritto per ciò che non è. Tra un po’, invece, passerò direttamente alle querele.
Un pensiero su “Quei venduti nel bazar della Rete”
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