Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di galera per frode fiscale e a 10 milioni di euro da rifondere all’ufficio delle entrate nel processo Mediaset sui diritti televisivi di serie e format tivù. Dei 4 anni, 3 sono indultati. Per il tribunale di Milano, Berlusconi è un delinquente naturale al corrente che «i diritti erano oggetto di passaggi di mano e di maggiorazioni ingiustificate, prive di qualsiasi funzione commerciale che servivano solo a far lievitare il prezzo». Plusvalenze fittizie lievitate col passaggio di off-shore in off-shore a lui riconducibili, per far figurare un prezzo finale talmente alto da provocare un ribasso enorme delle tasse in Italia.

Con questo meccanismo, i fondi neri per Berlusconi e per l’intermediario delle major americane Frank Agrama, sono diventati centinaia di milioni di euro nascosti nei paradisi fiscali. Una furbata, direbbe l’italiano medio, che ci mostra un signore che ha fatto il capo del governo italiano per quasi un ventennio nelle vesti di ladro, in quanto evasore fiscale che per la propria libertà ha calpestato quella degli altri cittadini e contribuenti. E’ lui la quint’essenza del “nuovo miracolo italiano“. E’ il privato corruttore Silvio Berlusconi che da oggi è pure un delinquente. Talmente delinquente da definire una “barbarie” la sentenza, quando la barbarie è avere un potente uomo delle istituzioni com’è stato lui. Del resto quanti scippatori extracomunitari e quante rapine in banca ci vorrebbero per pareggiare la quantità di soldi rubati da Berlusconi negli ultimi 20 o 30 anni col meccanismo dell’evasione fiscale tramite off-shore?

E’ proprio una barbarie che in Italia ci siano ancora canali televisivi controllati da questo delinquente che utilizza per autoassolversi. Il direttore di Studio aperto Giovanni Toti, (con quel cognome da cagnolino che scondinzola “Totiii vieni… toh!”) è intervenuto in diretta nel tiggì della sera per aprire i microfoni all’intervento telefonico del delinquente naturale, senza nemmeno una domanda nel merito della condanna. Un monologo di 4 minuti con un concentrato di fesserie incomprensibili su presunte tangenti che non c’entrano nulla con la condanna per frode fiscale. Una condanna in primo grado che difficilmente passerà l’appello e la cassazione. La prescrizione del reato incombe. Sempreché il delinquente di Arcore non decida di rinunciarci e (intanto) fare il compagno di cella di Sallusti…

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