Puoi sempre dire che non condividi la svolta ‘moderata’ del presidente“. Fu questa la frase che mi deluse profondamente e mi sbalordì. Me la disse giusto un anno fa al telefono Silvana Mura, deputata dell’Idv. Mi consigliava come “spiegare” al pubblico televisivo e internettiano i motivi del mio distacco dal partito dopo la batosta generale patita alle comunali. Il partito di Berlusconi era uscito sconfitto dalle comunali del 2011, e Di Pietro appariva nei talk-show in versione moderata. A Roma avevano deciso di tagliare collaborazioni, consulenze e quanto più possibile. Compresa la mia posizione di giornalista a progetto dopo che lo stesso presidente Di Pietro, nell’estate del 2010, mi aveva proposto la direzione della web-dv. Per quel ruolo che avevo già svolto anni prima in tivù, avevo rinunciato al rinnovo degli accordi con Radio Radicale. Fui invece tenuto a bagnomaria per un anno, e nell’attesa che qualcosa si smuovesse, avevo accettato le decine di inviti in tivù per parlare di politica. Ci andavo giusto per fare informazione più che per difendere cause di partito che, nonostante tutto condividevo. Nel frattempo seguivo i consigli del presidente: gli scrivevo mail in cui proponevo idee e progetti di comunicazione perché  non ero il solo ad attendere. C’erano anche altri candidati pronti a condividere il progetto. Uno di loro era il bravo Benny Calasanzio, che talvolta mi chiamava per aggiornarlo sugli sviluppi che non gli potevo dare perché di sviluppi non se ne vedevano mai.

Io per un certo periodo ho creduto di poter sfruttare la mia esperienza per creare un canale informativo, sì di partito, ma altrettanto esaustivo nel raccontare i fatti e la politica su web. Doveva contribuire al bisogno di libera informazione e ad accrescere consapevolezza. Non mi sarei arricchito, mi sarei accontentato di un normale contratto giornalistico. E invece niente. Hanno preferito tenere Gianfranco Mascia del Popolo viola assieme al rampollo di Piero Sansonetti a Roma, e affidare al consigliere lombardo Gabriele Sola la responsabilità della comunicazione a Milano. Segno evidente che nelle dinamiche di partito verticistico vengono prima i voti, e Gabriele di voti ne ha avuti molti. Io che invece provenivo da due candidature fallimentari, alle regionali lombarde e alle comunali di Milano senza aver mai parlato sul palco di un congresso, non godevo evidentemente di sufficiente considerazione. La prima candidatura alle regionali fu un’esperienza improvvisata che andò come andò. La seconda fu un disastro, nelle mani dell’allora coordinatore cittadino Giulio Cavalli. Fu lui a chiedermi di provarci, dopodiché sparì nell’oblìo. Aveva già la testa in Sel, temeva “la ‘ndrangheta in casa” non aveva tempo di seguire i candidati dell’Idv e di tentare di mettere ordine a una campagna sregolata e senza riferimenti.

Pure Di Pietro non si fece mai vedere in una piazza di Milano. Forse sentiva già odore di flop che effettivamente ci fu benché il candidato di centrosinistra Pisapia andò al ballottaggio con la Moratti. Fu lì che dovetti accettare, forse troppo tardi, che anche in Idv funzionano logiche di partito vecchie. Fu lì che mi resi conto che attorno a Di Pietro ci sono cerchi magici incrostati che non sentono ragioni. E” da un anno a questa parte che dentro il partito tira aria di smobilitazione generale per l’ascesa di Grillo. Serpeggia consapevolezza di sentirsi assorbiti dal Movimento 5 stelle perché gran parte dell’elettorato di Idv è di quell’area. Internettiana si intende, che non fraintende equivoci in materia di costi della politica e di alleanze coi De Luca della situazione. Se ci mettiamo pure le vicende teatrali di un personaggio sgrammaticato come Razzi e di un clown come Scilipoti, (senza contare i Carrara e i De Gregorio) significa che in Idv c’è stata troppa leggerezza nelle scelte per il parlamento. Forse anche Idv paga dazio al verticismo di Di Pietro ostinato a stare alleato di Bersani. Lui che cercava gente che lo aiutasse a cambiare il partito da dentro, aveva trovato nel sottoscritto una persona pronta a ridursi lo stipendio a 2.500 euro mensili e a tagliarsi la pensione qualora fosse stato candidato al parlamento per occuparsi di media. La risposta è arrivata dalla Mura: “Puoi sempre dire che non condividi la svolta moderata del presidente“.

No cara Mura. Dico che avete perso una grande occasione e il tuo presidente che oggi riconosce a Casaleggio di avere sbagliato strategia insistendo sulle alleanze vecchio stampo piuttosto che sull’efficacia e la trasparenza della rete, lo dimostra. Avete perso forse l’ultima occasione per rinnovarvi. Per quanto mi riguarda non posso rimanere insensibile alla politica, benché Travaglio si tradisca nel dire in tivù che i giornalisti non devono fare politica. Mi sono avvicinato al Movimento 5 stelle della bassa bergamasca senza particolari ambizioni. Se potrò fare qualcosa in futuro, cercherò di farlo lì.

2 pensiero su “Idv, occasione persa”

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