Tutto prevedibile per chi come noi vive in Rete, ma snocciolare qualche numero che racconta i telespettatori della stagione appena finita (12 settembre 2010 28 maggio 2011) serve a fotografare la lenta trasformazione del rapporto tra il media e lo spettatore. Ebbene i numeri dicono che i 6 canali televisivi Raiset vivono un costante e irreversibile calo di ascolti e di credibilità . Crescono poco, invece, i canali digitali, satellitari o terrestre che ricevono il “travaso” di ascolti dalle tivù generaliste assieme ai canali tematici che inevitabilmente frammentano i telespettatori. Vuoto di autorevolezza e invecchiamento del pubblico sono i fattori principali di questo lento e progressivo tramonto dell’era televisiva, benché in Italia i dati di crescita di Internet rimangono fanalino di coda dell’Europa.
Dunque Raiset quest’anno assorbe il 71,32% di share, che sommato al 3,45% di La7 raggiunge il 74,77%.
Il 20,02% di Rai1 conferma il dato di un anno fa, mentre Canale 5 perde mediamente 2 punti percentuali con oltre 100 mila spettatori al giorno, ormai stabilmente sotto i 2 milioni che assestano la rete ammiraglia di Berlusconi sul 18,15%. In salita Rai3 (8,79%) e La7 (81.392 spettatori in più su un totale di 371.995). Rai2 scende all’8,82% (-16.357 spettatori per un totale di 952.310, pari a Rai3 che l’uscita di Santoro peggiorerà . Rete4, infine, cala al 6,92% (-25.883, totale 746.495).
Tra le generaliste Rai1 é la “nonna” dei canali per il suo primato di pubblico molto anziano, mentre Mediaset ha meno spettatori concentrati ben al di sotto dei 64 anni di età che premiano ancora grandi eventi come Sanremo e fiction: 4 episodi di Montalbano, per esempio, occupano il terzo, quarto, quinto e sesto posto della “top ten” dei programmi più visti. Ma intanto il sabato sera di Rai1 non esiste più e, con lui, é sparito il varietà , simboli che furono dell’intrattenimento del servizio pubblico.
Il successo di Rai3 é da imputare allo straordinario exploit di Vieni via con me di Fabio Fazio e Roberto Saviano, che portò la rete diretta da Paolo Ruffini oltre il 30% di share, con punte nella fascia socioculturale alta oltre il 45%. In un’ottica editoriale e pubblicitaria é sempre più un rebus puntare sui grandi eventi. Da questo punto di vista Mediaset, pur avendo perso la gara degli ascolti (nemmeno uno nei primi 20 dell’anno), sembra aver adottato una logica più lungimirante: tante puntate del Grande Fratello intorno ai 5-6 milioni di spettatori pagano di più e costano meno di 10 serate da 9 milioni. Nel frattempo, Mediaset si attrezza sul digitale terrestre: Boing (il canale per bambini in «joint venture» con Turner) é l’ottavo canale italiano, con l’1,06% di share, mentre Premium Calcio é in testa ai canali a pagamento con lo 0,53%. La Rai risponde con Rai4 progettata dall’intstancabile Carlo Freccero, salito allo 0,88%.
Un’ultima nota, sulla quale si dovrà tornare. La disseminazione del pubblico tra tanti canali reca una conseguenza: é finita l’epoca dell’unificazione almeno televisiva del Paese. Pochi eventi raccolgono grandi folle: il calcio, la Formula 1, Sanremo, le fiction più popolari. Il resto dell’audience, e soprattutto l’audience normale, é fatta di gruppi sempre più piccoli che seguono i propri interessi e ignorano il resto. àˆ l’indizio di un pubblico più sofisticato, consapevole ed esigente. Ma forse, alla lunga, é anche un problema di comprensione reciproca.