La crisi economica globale che avvia alla recessione sia gli Usa che l’Europa scatena (finalmente) sui giornali previsioni e considerazioni più realistiche sugli effetti che le differenze di ceto provocheranno, prendendo spunto dai disordini in corso in Inghilterra dove migliaia di giovani senza lavoro e senza futuro hanno scatenato rivolte urbane con saccheggi di negozi e scontri con la polizia. Ma é altrettanto curioso notare come descrivono la situazione e gli scenari futuri le classiche penne di regime. Su alcuni punti sembrano tutti essere d’accordo su una possibile fine delle sovranità  statali così come oggi le conosciamo nei loro confini; fine della politica rappresentativa basata sui leader; tramonto delle democrazie di concezione ottocentesca. Soltanto l’ex ministro Scajola (il solito svampito che non sa nemmeno chi gli regala casa con vista Colosseo) “apre” alla nuova fase storica dell’Occidente proponendo “un congresso costituente per cambiare nome al Pdl e mettere insieme tutti i cattolici“. Per il resto, se si vogliono pareri più realistici bisogna ricorrere agli scrittori stranieri tradotti sui quotidiani italiani come Hanif Kureishi, che da profondo conoscitore delle periferie metropolitane, definisce gli scontri di Londra “soltanto l’inizio di una rivolta che contagerà  tutta l’Europa“.

Fatto salvo Alberto Alesina che sul Palliere é rimasto “In cerca di leader” ecco le più verosimili considerazioni di John Lloyd in “Se la povertà  si ribella” che usa a sua volta i disordini di Londra per annunciare “la guerra che mette fine a lunghi decenni di pace col tracollo dello Stato“. Una paura che cerca di esorcizzare ancora il Palliere con ben 2 editoriali in prima pagina dal tono massimalista. Nel primo, Franco Venturini immagina con orgasmo il leninista-marxista cinese Mao Tse Tung nelle improbabili vesti di leader d’Europa tempestata dalla crisi economica, capace di imprimere “un grande balzo in avanti“. Senza considerare che la disastrosa economia pianificata del suo regime comunista é stata un micidiale strumento di controllo delle masse, eccolo augurarsi che “il tramonto degli statisti non deve necessariamente portare a una cecità  suicida“. La seconda ricetta anticrisi al lettore del Palliere, la propone Antonio Polito, convinto che “per questa crisi il sistema politico più efficiente in condizione di impartire lezioni a tutti é oggi una dittatura“. Per sciogliere ogni dubbio sull’efficacia di rispolverare i metodi di Hitler, il quotidiano milanese di Via Solferino propone un irresistibile think tank sulle analogie tra Italia e Germania.

Peccato che idee di cotanto spessore per risolvere la crisi globale nascondano soltanto a pagina 40 un Piero Ostellino di rara lucidità  considerare “Se lo Stato non cambia l’economia non riparte“. Alla buon’ora e alla faccia di chi, sempre in prima pagina stavolta di Repubblica, ritiene che “La crisi é diventata un rompicapo globale” sentenziando che “quelli della Bce sono interventi tampone“. E mentre “Così la nuova schiavitù dei debiti incrociati crea il contagio globale” si contrappone ai “Sempre più debiti per le famiglie italiane con una media che ha superato i 19.000 euro“, c’é chi sulle sbiadite paginate di carta straccia inietta falso ottimismo ai piccoli risparmiatori pregandoli di “Non credere al rating“. Benché i timidi guizzi all’insù della Borsa di Milano sono “il rimbalzo di un gatto morto” ecco che le “parole inutili di Obama in una debacle globale” suggeriscono che forse gli Stati dovrebbero prendere esempio dalle “isole di Trento e Bolzano dove l’Italia ha le tre «A»“. Eccola la soluzione che potrebbe fare sua pure “il governo cinese che teme il contagio“! Non prima di esserci rinfrescati la memoria con la storia delle “Pensioni, sanità , condoni e sprechi ecco come in 40 anni ci siamo indebitati“. Solo allora potremo renderci conto che anche quegli stessi giornali che sfogliamo hanno contribuito a portarci all’attuale disastro economico grazie ai lauti finanziamenti pubblici all’editoria.

Nessuno, dico nessuno su quei maledetti giornali, che consideri una volta tanto la coscienza critica che sta formando la rete in questi anni. Nessuno che ammetta la forza aggregatrice di Internet nella nuova fase storica che potrebbe far vacillare confini, cortine di ferro e zone franche. Eccola la consapevolezza globale, vera nemica delle lobby bancarie e delle massonerie arricchitesi con la truffa. Il mondo intero frastagliato in migliaia di piccole Trento e Bolzano? Ci vorranno tempo e spargimento di sangue, ma questa mi pare l’ipotesi più verosimile. Intanto si salvi chi può.

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