Dalla Grecia é partita la storia della civiltà  umana, dalla Grecia é cominciata l’eplorazione marittima spinta dalla vicinanza delle isole nell’Egeo. Dalle piazze della Grecia moderna ci giungono le prime immagini del fallimento dell’economia capitalistica fondata sul debito. Drogata dalle bolle e dall’usura degli interessi passivi che hanno pericolosamente allargato la forbice tra una ristretta oligarchia ricchissima e una massa di cittadini schiavi. Un sistema consumistico saturo che ha raggiunto un punto di non ritorno.
La Grecia moderna si presenta suo malgrado il Paese guida, la piazza esempio di quello che saranno tra un po’ il Portogallo, l’Irlanda, l’Italia, la Spagna, quindi a domino l’Europa nordica e pure gli Stati Uniti d’America.
Caos finanziario, aumento costante di disoccupati che continuano a rimanerlo, perdita del potere d’acquisto (unica vera libertà  individuale) passivi per i piccoli risparmiatori che si sono affidati alla Borsa, sfratti in costante aumento, mancanza di crescita, mancanza di prospettive di crescita, insolvenze tra piccole e medie imprese, stagnazione dei consumi. Gli effetti della cosiddetta crisi economica globale iniziati nel 2007 con la scoperta della bolla dei mutui finanziari americani, il fallimento di Lechman brothers e via via, a catena, una serie di ripercussioni sull’Europa dell’euro con i debiti sovrani in costante aumento nonostante i piani di austerità  che hanno comportato tagli ai servizi pubblici, lanciano un segnale alle banche. Ai banchieri e a quei 4 papponi che controllano il valore dell’economia basata sulle banconote che ha schiavizzato interi popoli.

Ebbene il punto di non ritorno raggiunto dalla crisi dell’Occidente sta generando nuove forme di economia locale, che secondo me porteranno alla disgregazione della sovranità  degli Stati europei concepiti finora. Ma prima che i governi nazionali saranno rimpiazzati da micro-Stati organizzati con forme economiche più eque, temo che bisognerà  passare dalla guerra civile che le oligarchie scateneranno sulla massa impoverita per cercare di continuare a mantenere il dominio e il potere attuali.
L’Oriente che sembra inebriato dal tracollo delle economie occidentali credo sia troppo preso dalla sua crescita interna come fu per l’Occidente tra gli anni ’60 e ’80. Quando sento dire che la Cina o l’India si compreranno le sovranità  nazionali europee rilevando le infrastrutture pubbliche dei paesi indebitati, stento a credere che ciò si tradurrà  in dominio politico sull’Europa perché la rapida diffusione di consapevolezza di massa (povera) in Rete provocherebbe una sorta di rifiuto globale contro nuove forme di controllo.

Insomma, credo che in Europa dovremo fare i conti con la redistribuzione delle ricchezze. Per questo motivo vedo poche alternative alla tappa intermedia delle guerre civili. La fine dell’economia capitalistica basata sulla crescita e sull’usura a favore di chi ha accumulato soldi a scapito di chi ha accumulato debiti, porterà  a ridiscutere anche il concetto di proprietà  privata. Non vedo alternative al fatto che l’enorme parco della villa di Berlusconi un domani apparterrà  alla collettività  anziché essere recintato e guardato a vista da militari armati fino ai denti. Il funerale del capitalismo porterà  anche a quegli effetti se chi oggi nasconde oro e soldi non prevede di azzerare i debiti e ripartire da capo. L’immediatezza della Rete é in grado di cambiare milioni di pareri nel volgere di una mattinata. L’artificioso valore convenzionale dato ai soldi sta vivendo il suo concreto rischio. Una massa di poveri che non dà  più valore all’oligarchia ricca rimetterà  le economie aposto. I prezzi dei beni al consumo saranno compensati da forme di baratto basate sui servizi e sulle singole attitudini umane di ognuno di noi. Chi più o chi meno, dovremo diventare tutti un po’ più comunisti e condividere i beni di questa terra in maniera un po’ più equa e meno da schiavi. I ricchi del privilegio hanno i giorni contati. La Grecia sta tracciando la strada.


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