Piero Ostellino

Ogni giorno dovremmo fare operazioni chiurgiche a certi editoriali in prima pagina di “penne libere” pagate coi soldi di tutti. E siccome tutti (compreso le penne libere) sappiamo essere un popolo di smemorati, le solite penne libere diventano “pene” mentre seguono il vento come banderuole, a seconda di come convienre ai piduisti evoluti che tengono i fili del teatrino politico-mediatico.
Insomma mentre il paese reale comincia a scannarsi su economia ed occupazione, le penne libere “tassa a carico” forgiano tutto e il contrario di tutto. Come Piero Ostellino, che scrive come un servo subdolo per piacere alla nomenklatura del presidente del consiglio.

Secondo Ostellino “i processi vanno fatti senza sconti per nessuno e senza pericolosi teoremi” ma chiede se “si vuole sconfiggere Berlusconi come politico o come proprietario di Mediaset?” (30 novembre 2009). Un onesto Ostellino spiegherebbe che i teoremi sono verità , non patacche e dunque i processi senza sconti non ammetterebbero lodi, lodini e illegittimi impedimenti. Basterebbe questa precisazione a evitare “la realtà  offuscata” (titolo del 10 dicembre 2009) in cui Ostellino sostiene che “Per conoscere il mondo occorre chiedersi com’é non come ci immaginiamo che sia” augurandosi “se incominciassimo proprio noi giornalisti?“. Siamo sempre lì! Basterebbe onestà  intellettuale anche da parte di Ostellino a carico nostro sul Corsera. Un po’ come fa il Fatto, che senza mai nominarlo, proprio oggi, lo attacca in prima pagina nell’editoriale “Uno spettacolo desolante” bollandolo “media di malafede a larga diffusione che impedisce la crescita di un’opinione pubblica informata e capace di farsi un’idea sui fatti e verificabile nella realtà ”  paragonandolo all”Unità  filo-sovietica” che induceva a vivere “una realtà  virtuale per produrre l’italiano pro o contro Berlusconi” ribattezzato da Ostellino “idiota di parte.” Categoria in cui collochiamo l’Ostellino da prima pagina. Non quello da pagina 51 però, visto che il 16 gennaio si chiede come mai “Mettere il capo del governo al riparo dei suoi processi con leggi ad personam che non fanno avanzare l’Italia verso la modernizzazione?” Ostellino sembra rapito da un barlume di ragione che regge pure il primo marzo, giorno in cui Berlusconi “trasferisce le sue personali vicende nel Paese, spaccandolo, come vuole l’opposizione, fra berlusconiani e antiberlusconiani vanificando ogni prospettiva di accordo con la stessa opposizione.

Insomma, appena il tempo di afferrare la causa della malattia d’Italia (B. corruttore di giuidici e testimoni) ed eccolo ricadere nell’oblio dell’idiota di parte, quando senza mai nominare la Costituzione scrive che “la sinistra si aggrappa a regole antiquate, figlie di un mondo che non c’é più” e senza vergogna insinua sul primo quotidiano italiano a lunga tradizione piduista che “la sinistra non ha interesse governare in quanto soddisfatta del controllo che esercita su scuola, università , magistratura, media, editoria e mondo intellettuale.” Non pago, aggiunge di non sorprendersi se un ex poliziotto come Di Pietro sostiene che “chi non ha nulla da nascondere non deve temere le intercettazioni“. “Anomalo” per Ostellino che ci creda un ex magistrato e pure “inquietante” che lo dica un parlamentare della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista. (23 marzo). Da qui l’analisi sulla condizione di un sostanzioso numero “di italiani preoccupati dalla dilagante corruzione che scendono in piazza al grido «intercettateci tutti», evocando i metodi dello Stato di polizia, dall’Ovra fascista alla Stasi comunista” (29 giugno).

Ostellino libera pen(n)a bipartisan che spariglia il bipolarismo proponendo con titolo ad effetto il 30 maggio “Meno stato e più società ” in un paese in cui “I media, invece di fare il loro mestiere guardando nella macchina dello Stato e denunciarne costi e pericoli, hanno taciuto e ancora tacciono per conformismo, per riflesso degli interessi dei loro editori” senza citare i giornali del presidente del consiglio e pure quello su cui egli stesso scrive quelle frasi, il solito Corsera. Sul quale Ostellino sentenzia che “alla democrazia é venuta a mancare l’indipendenza dei media, uno dei pilastri su cui dovrebbe poggiare” e si augura “un esame di coscienza sulla crisi che dovrebbero fare anche i giornalisti” (17 maggio).

Già , Ostellino invece che un esame di coscienza fa un risotto guardandosi bene dallo scrivere “Libertà  scomode” (29 giugno) e ritenere che “la politica dovrebbe riflettere sulla crisi dello Stato moderno e della democrazia rappresentativa” (7 maggio). Ostellino, io blogger libero, lo colloco tra le “rovine del primo-berlusconismo della mancata «rivoluzione liberale» cui ormai il Cavaliere sembra avere definitivamente abdicato” (12 luglio). Non Ostellino, dallo scrivere “tassa a carico” in prima pagina a seconda di come tira il vento.

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