Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato

Pasquale De Lise, napoletano, 73 anni, magistrato da 50, é un pezzo grosso. Già  ex capo di gabinetto di molti ministri, dai tempi di Giovanni Goria e Guido Carli, é presidente del Consiglio di Stato dal 22 giugno scorso nominato su proposta di Tremonti, proposta prontamente accolta da Gianni Letta e ovviamente dal corruttore. Il Consiglio di Stato é organo consultivo del governo che decide in appello le sentenze dei Tar da cui passano tutte le delibere dei ministri e delle amministrazioni: un potere grandissimo.
De Lise é citato da mesi sui giornali in rapporti con Angelo Balducci (di cui é amico), ma nonostante ciò é stato promosso presidente della Commissione Tributaria Centrale, la corte di massimo grado della giustizia fiscale.
Al “concorso delle mogli” per il Tar nel 2008, furono assunti parenti di personaggi potenti della giustizia amministrativa. Tra le vincitrici c’era anche la moglie del giudice amministrativo nonché capo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Fortunato, membro del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa che ha promosso De Lise presidente.
De Lise, oltre a lauto stipendio da presidente del Consiglio di Stato, incassa cospicui gettoni per ogni decisione in qualità  di arbitro. Per esempio 401 mila euro lordi per la causa tra Anas e Asfalti Sintex.

De Lise, già  membro del comitato etico Agcom, nel 2008 con Riccardo Chieppa non riscontrò cattiva condotta al comportamento vergognoso del commissario Giancarlo Innocenzi al telefono con Berlusconi, che nel 2007 chiamava “grande capo”.
De Lise é consultore di Propaganda Fide, l’ente vaticano che gestisce 2.000 appartamenti soltanto a Roma e ha un genero avvocato amministrativista che si chiama Patrizio Leozappa, nominato nelle intercettazioni della cricca. Si sarebbe interessato del ricorso al Tar presentato dal circolo sportivo abusivo di Anemone andato alla ribalta grazie all’ex ministro Lunardi, che spiegò l’affare di un intero palazzo a soli 3 milioni di euro ottenuto da Propaganda Fide dicendo che “Angelo Balducci, il presidente del Tar De Lise e suo genero avvocato Leozappa, gestivano il patrimonio di Propaganda Fide perché a Roma tutti fanno 3 lavori”. De Lise, al Fatto ha detto di non essersi mai interessato di immobili.

Ebbene, oggi sappiamo dai pm Tavernisi e Sottani dalla procura di Perugia, che indagano sugli appalti pilotati del G8, che il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise ha incassato un assegno di 250 mila euro ai tempi di quan’era ancora capo del Tar del Lazio. La segnalazione “sospetta” é della Banca d’Italia e di un supplemento di indagine del Ros di Firenze su alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano. L’accredito dell’assegno sul conto corrente di De Lise avvenne nel luglio del 2009, il traente di quell’assegno é un noto avvocato amministrativista, “di cui non si comprende il tipo di rapporto e nemmno l’entità  dell’importo“.

L’ombra sul ruolo di De Lise come presunto fulcro degli interessi della cricca Anemone-Balducci viene da un’intercettazione del 26 febbraio 2008, in cui il costruttore Emiliano Cerasi (titolare della “Sac” che si é aggiudicato l’appalto per il nuovo teatro di Firenze) dice preoccupato all’allora provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis: “Carducci utilizza l’avvocato Izzo che é molto pericoloso specialmente in Consiglio di Stato! Io metterò Patrizio”. L’avvocato Izzo difendeva Valerio Carducci che era ricorso al Tar del Lazio per l’aggiudicazione dell’appalto considerata illegittima. Patrizio, invece, é Leozappa, genero di De Lise, crocevia degli incontri tra Balducci, Anemone e il suo commerciatlista Stefano Gazzani. L’ufficio legale di Leozappa é di proprietà  di Propaganda Fide di cui suo suocero é consultore. E’ in via Bocca di Leone 78. Cerasi puntava sul genero di De Lise per ottenere sentenza favorevole dal Tar. Che infatti arrivò  il 16 aprile 2008, con la bocciatura del ricorso di Carducci. A firma del presidente De Lise.

Secondo il Ros la decisione del Tar é pilotata. Infatti, 2 anni dopo, senza più De Lise presidente, la sentenza viene ribaltata dal Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di Carducci. Sentenza confermata dal Consiglio di Stato che ha ritenuto di trasmetteere gli atti dell’intera vicenda alla Corte dei Conti per “le macroscopiche irregolarità  di aggiudicazione della gara.
Per ora Pasquale De Lise non é indagato Se i pm decidessero di indagarlo sarebbe il secondo magistrato, dopo Achille Toro, ad essere coinvolto nella ormai maxi inchiesta sulla cricca.
Auguriamoci davvero che i magistrati non si siano lasciati corrompere…(!!) perché davvero questo Paese non avrebbe speranza di ripresa.

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