Enrico Piccinelli è un senatore berlusconiano tra i meno produttivi tranne che di emendamenti a favore di amministratori arrestati, tipo quello che sbloccava 140 milioni di euro per la metanizzazione ad Ischia, dove nel 2014 fu ammanettato l’allora sindaco renziano Giosi Ferrandino. Politico di mestiere “svolazzato” ad Ala del condannato Denis Verdini per sostenere Renzi nel 2015, ma soprattutto “per maggiori sbocchi” disse, Piccinelli è già tornato da Berlusconi, quello per cui “Di Maio è un pericolo per la democrazia”.

Commissario di Forza Italia in provincia di Bergamo, fan dell’ex ministra Gelmini e del “buon governo” ed ex membro del Cda di Sacbo, società dell’aeroporto di Orio, Piccinelli è accusato di aver intascato una mazzetta di svariate centinaia di migliaia di euro da una combriccola interessata a costruire impianti di risalita a Foppolo, località montana situata nelle profonde Orobie. A Foppolo, comune-condominio di appena 100 abitanti, è già stato arrestato il sindaco Beppe Berera, ossia il primo accusatore di Piccinelli: “Gli ho dato una valigia di soldi“. Piccinelli si sarebbe fatto corrompere in veste di assessore provinciale all’Urbanistica dell’allora presidente leghista Ettore Pirovano per un mega-progetto mai andato in porto.

Le accuse a Piccinelli iniziano a farsi pesanti ora, dopo le dichiarazioni in lacrime rese in aula dalla seconda accusatrice: si tratta di Maria Cristina Boccolini, che col fratello Fulvio – in qualità revisori dei conti inermediari per conto della della Massinvest di Mendrisio – avrebbero organizzato la tangente da dare a Piccinelli (780 mila euro). La Massinvest è una fiduciaria specializzata in consulenze finanziarie e gestione patrimoni gestita da Renzo Bordogna, radici bergamasche ma svizzero, con un passato da vicesindaco locale e deputato del parlamento cantonale di Bellinzona.

Nell’inchiesta nata in Procura a Bergamo ci sono altri indagati e arrestati. Enrico Piccinelli è piuttosto taciturno. Ieri è arrivato in fretta e furia al Tribunale di Bergamo, convocato per chiarire le sue posizioni. O forse, chissà, per parlare ai giudici di “buon governo”.

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