E’ curioso che nel ciclone dei (presunti) molestatori di donne sia finito anche un magistrato togato del Consiglio di Stato, Francesco Bellomo, denunciato dal papà di un’aspirante magistrata per averla “plagiata” a suon di ricatti sentimental-sessuali nella sua veste di esaminatore-latin lover (il cognome Bellomo pare dire tutto), d’impostazione puritana misurata giudicando la vita intima delle giovani candidate con degli algoritmi, (manco fossero la versione 2.0 della razza ariana idealizzata da Hitler). Il caso è curioso perché induce a porci qualche domanda con qualche considerazione.

Come mai nessun’altra magistrata in esercizio passata all’esame di Bellomo, non ha mai denunciato il metoto “dress code” che pare imposto solo da Bellomo? Non lo hanno fatto perché erano tutte racchie? Oppure perché Bellomo è ritenuto potente da far paura? Se fosse così, avremmo in circolazione centinaia di toghe rosa senza etica e professionalmente corrotte, vista l’obbligatorietà dell’azione penale che caratterizza il magistrato, e che in assenza di titolo, avrebbero sporto denuncia alla prima intimidazione sulla qualità del loro fidanzato o sulla minigonna da preferire.

Come si può ritenere che Bellomo abbia giocato d’azzardo col suo ruolo pubblico e istituzionale, cedendo alle chat eticamente sconce soltanto con una candidata particolarmente carina e irresistibile? E quest’ultima come mai è finita addirittura in cura a uno psicologo?

Ora, in attesa degli sviluppi dell’inchiesta che ha già portato alla sospensione dal ruolo di Bellomo, vien da pensare che probabilmente i requisiti o i metodi di accesso a una professione non sono adatti a tutti. Non entro nel merito delle sette generazioni di incensurati per diventare carabiniere, ma la storia di Bellomo fa propendere al fatto che il metodo, la disciplina e la morale andrebbero accettati per quel che sono nel contesto delle scelte che si fanno. Altrimenti dovremmo avere migliaia di denunce di reclute sottoposte alla palpazione dei testicoli alla visita militare, magari per mano di qualche medico gay che fantasticava chissa che.

Ecco, credo che dopo l’epoca del reato di Rimborsopoli andato di moda nei tribunali e che ha prodotto centinaia di sentenze discordanti facendo passare per ladri tutti i politici senza distinzioni, sia giunta l’epoca di Molestopoli, una nuova moda sulla passerella dei tribunali, che nell’attesa di sentenze discordanti, sta intanto dipingendo un mondo di maiali olezzanti di vizio che rimettono carriera e affetti in nome non si sa bene di quale causa.

Per quanto mi riguarda, mi sono rotto delle denunce postume e dei piagnistei di convenienza. Mi sto facendo l’idea che troppe donne non valgano proprio niente.

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