mara mucci mariano rabino

Il blog di Grillo pubblica un’intercettazione piratata tra due parlamentari della Repubblica, l’ex grillina Mara Mucci e il deputato di Scelta civica Mariano Rabino, in cui si ode il tentativo di quest’ultimo di convincere la Mucci a confluire nel partito (disciolto) di Monti “mettendo a disposizione un po’ di struttura“. Struttura che, in soldoni, pare tradursi in disponibilità mensili di circa 5 mila euro da parte del gruppo politico “in termini di personale“, precisa Rabino, “persone messe a disposizione“, aggiungendo che “nell’accordo dove tu dai, noi prendiamo, noi diamo, voi prendete.” Al netto di ogni cattiveria d’interpretazione, sono certamente quelle parole, quel “tu dai, noi prendiamo, noi diamo, voi prendente” a dare forma allo scoop grillino. L’idea che un cittadino stellato scenda a patti con un partito sul dare-avere, è un movente efficace per alimentare il raptus collettivo del grillismo di pancia, quello che condanna all’intifada multimediale i sospettati di “castismo”. Insinuare ad arte che dietro quei 5 mila euro ci siano guadagni imprevisti, vantaggi da casta, turate di naso e salti di quaglia, produce un’ondata di odio sempre appagante nei commenti sui social, insulti che come sassate lapidano le bacheche su cui sono esposte le raccapriccianti immagini dei deputati “condannati” dalla gogna dei fantasisti di Photoshop.

Ribadiamo pure che con questo scoop siamo all’ennesima esecuzione sommaria dell’ex grillino da travolgere nel tripudio di cattiverie (tutte virtuali fortunatamente), vomitate sulle tastiere da migliaia di gandhiani che sfociano al massimo in grida di indignazione rivolte agli appestati quando vengono colti per strada. Lasciamo stare gl’incubi e svegliamoci. Alziamoci e mettiamo i piedi per terra. Analizziamo e vivisezioniamo la presunta trattativa Rabino-Mucci svelata dallo scoop di Grillo. Da quello scambio di frasi non risulta che Mara Mucci abbia accettato vantaggi economici diretti. Non risulta nemmeno che abbia detto sì alla proposta di Rabino di aderire a Scelta civica. Tantomeno si rilevano atteggiamenti o parole penalmente rilevabili. Rimane certamente l’assillo dell’etica. Quella che vorrebbe vedere dimesso dal parlamento ogni ex grillino e che mi vede in parte d’accordo. Il punto è che nessuno dei deputati ha firmato una clausola di dimissioni obbligatorie. Semmai, questa esperienza dei fuoriusciti e dei voltagabbana, dovrebbe indurre il Movimento 5 stelle a rimanere gandhiano puntando sull’autocritica. Ci vorrebbe un sano mea-culpa sulla selezione dei candidati come Grillo già fece nei confronti di Luigi De Magistris e una revisione sui metodi adottati fin qui, non sempre coerenti. Il Movimento dovrebbe accettare che una perdita non equivale sempre a un guadagno.

Mi piacerebbe vedere un movimento tornato alle origini. Quello in formato-comunità, che usi lo streaming come routine per discutere di tutto. Anche di ciò che non funziona e non ha funzionato. Comunicativamente sarebbe più apprezzabile, darebbe un segnale ulteriore di trasparenza e porterebbe ancora più voti. Al contrario, quel titolo sul blog “#50000euro per loro posson bastare” con un’intercettazione piratata, ci racconta un’insinuazione tendenziosa e fuorviante, per non dire disonesta. Ci ricorda il metodo Boffo tanto caro a gente prezzolata come Feltri e Sallusti. Il Movimento è una rivoluzione di idee che non ha bisogno dei vecchi metodi dei partiti per legittimarsi e per orientare le masse al linciaggio preventivo. Faccia ammenda sui propri sbagli e prosegua senza insinuazioni dubbie e tendenziose. Perderebbe di credibilità, unica vera linfa che sta reggendo il Movimento nei sondaggi nonostante tutto.

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