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Quanta souspense per l’elezione del Capo dello Stato! Manco fosse la finale dei Grammy awards. Giornali, tivù e web non stanno parlando che di questa carica, prestigiosa sì, ma pur sempre “simbolica” in Italia, visto che il Presidente della Repubblica è una figura di second’ordine non designata per incidere sugli equilibri politici. O almeno non dovrebbe. A parte quello di sciogliere le camere, che non è cosa da poco, ma che non avviene mai su iniziativa autonoma del presidente. Eppure, in Italia, per un presidente che dovrebbe soltanto custodire la Costituzione e i suoi dettati, vengono versati fiumi di bile rabbiosa, veti, bugie, si spendono nomi tra i più improbabili e si gioca sull’enfasi del mistero, che aumenta assieme all’attesa e confonde le idee ad ogni fumata nera. Ecco il punto. Questo spasmodico gioco che ricorda la roulette russa, rivela che in Italia, il presidente della Repubblica, non è un semplice garante della Costituzione. E’ soltanto espressione di vendetta dei partiti. Dunque, una figura forzatamente politica che deve piacere all’establishment affinché il legame tra il Quirinale, i partiti e le lobby di potere che li reggono, costituiscano un apparato incestuoso, autoreferenziale e reciprocamente complice, frutto di un indicibile compromesso dal quale i cittadini sono lontani anni luce. E’ stato Giorgio Napolitano a inaugurare quest’orgia istituzionale. O se proprio non l’ha inaugurata, durante i suoi nove anni di mandato l’ha quantomeno portata alla luce del sole firmando leggi palesemente incostituzionali, interferendo nelle scelte dei partiti, oltre ad esprimere incauti e non richiesti pareri sugli schieramenti politici.

L’unica forza politica, il Movimento 5 stelle, che in questi giorni di voto per il rinnovo del presidente della Repubblica candida al Quirinale un nome espressione del voto popolare raccolto in rete, è a sua volta “inquinata” dalla tattica che una parte di grillini ritiene utile e indispensabile per tentare di rompere l’insano idillio tra gli stessi partiti e le istituzioni di garanzia democratica (patto del Nazareno). La seconda posizione in classifica di Romano Prodi scaturita dalle quirinarie, uomo dell’euro che ha nominato nel suo ultimo governo un figuro come Clemente Mastella, rappresenta l’abbandono purista di un consistente campione di elettori del Movimento, che fanno del “gioco sporco” l’arma del tentato riscatto. Benchè il Movimento candidi il vincitore delle quirinarie, Ferdinando Imposimato (che non sacrifica la sua personale corsa al Quirinale per piacere ai tatticismi grillini che manderebbero il Pd al patibolo con la candidatura di Prodi), una parte di noi elettori del Movimento ha deciso che per incidere bisogna sgomitare, e per sgomitare bisogna sporcarsi. A costo di barattare i nostri princìpi per calcolo. Che non è proprio la filosofia iniziale del grillismo duro e puro. Se una consistente parte di noi puri “gandhiani” grida vendetta è meglio ricordare cosa diceva Gandhi a tal proposito: “Occhio per occhio e si finirà con l’avere l’intero mondo cieco”. Che vinca il migliore.

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