Il Monte dei Paschi di Siena è una banca quotata in Borsa. E’ una banca che è stata spolpata da una Fondazione controllata da un gruppo di potere concentrato nella sola città di Siena, che con operazioni di cosiddetta “finanza creativa” ha buttato miliardi di euro in una serie di “derivati”. I miliardi sono buttati, in quanto non sono più recuperabili. Sono miliardi persi, chi dice 4, chi 5, chi 17. Fatto sta che oggi, il Mps è sull’orlo del crack. Il bubbone è scoppiato in questi giorni grazie all’indagine di tre magistrati della procura di Siena, che già da tempo intercettavano la “banda” di dirigenti del 5%. Cinque per cento sta per “quota” che i dirigenti si spartivano ad ogni operazione sui derivati da almeno cinque anni a questa parte. I dirigenti indagati sono l’ex attivista della federazione dei giovani comunisti Giuseppe Mussari, in qualità di presidente MPS voluto da Francesco Gaetano Caltagirone (sodale di Cesare Geronzi), indagato per concorso in turbativa d’asta e falso in atto pubblico già dall’estate del 2010, periodo nel quale il Monte dei Paschi acquisì da Santander la Antonveneta a un prezzo sovrastimato. Mussari, per questa meritata indagine acquisita in Mps, era nel frattempo diventato presidente dell’Abi, l’associazione delle banche italiane. Con Mussari (indagato di truffa), sono sotto indagine una serie di personaggi del sottobosco bancario, ritenuti complici di queste operazioni spericolate fatte di nascosto coi soldi dei risparmiatori, anche grazie agli aiuti della Banca d’Italia. Tra di loro, è indagato anche l’ultimo direttore generale del MPS. Si chiama Antonio Vigni, subetrato a Mussari, che come Fabrizio Corona, aveva l’obbligo di firma nei confronti della Banca d’Italia alla quale, di giorno in giorno, doveva inviare un rapporto sulla liquidità della banca “inficiata da carenze di attendibilità dei dati”. Vigni, nel frattempo, ha lasciato l’incarico in Mps alla modica cifra di buonuscita di 4 milioni di euro.

Ora, per farla breve, il bubbone è scoppiato. Il Monte dei Paschi di Siena è una banca in crisi di liquidità per la quale tutti, dirigenti e organi di controllo, fanno gli scaricabarile. La Banca d’Italia (fin dai tempi del governatore Antonio Fazio) si dice “sorpresa” del crack. La Consob, che è l’organo di controllo delle società quotate in Borsa (Mps è quotata), dice che non aveva poteri di controllo. Mussari e Vigni cascano dalla luna. Intanto, Mario Draghi e Mario Monti si riuniscono nelle segrete stanze per salvare la banca. Come? Accollando il colossale ammanco miliardario ai cittadini italiani che se lo spalmeranno proquota. In che modo? La soluzione sarà che la Banca d’Italia tapperà il buco di 4, 5, o 17 miliardi (cifre ancora in via di definizione visto che sono venuti a galla anche una serie di bonifici fatti all’estero) rifornendo di liquidità l’Mps. L’intervento di salvataggio finirà nel calderone dell’immenso debito pubblico che graverà su noi cittadini italiani. Questo è il quadro che si profila. Sempre che questi miliardi mancanti non possano svelare collegamenti con altre banche attive nella cosiddetta “finanza allegra” che rischiano di rivelarsi a loro volta scatole vuote, e col concreto rischio di assistere a una sorta di fallimenti bancari a catena non appena verranno a galla i bilanci di altri istituti.

La prima reazione su un’eventuale ipotesi di questo tipo, sarà la fuga degli azionisti col conseguente crollo dei titoli quotati. Ma poi, soprattutto, bisognerà capire come i correntisti potranno recuperare i loro soldi. Ecco perché il procuratore capo di Siena Tito Salerno ha detto di non poter rilasciare dichiarazioni. Perché la situazione esplosiva che rischia di venire a galla, è proprio questa: una serie di banche drogate di finanza allegra che, di nascosto ai loro correntisti, hanno dilapidato miliardi di euro nei derivati “pagando” ai loro dirigenti anche il disturbo, con percentuali sulle singole operazioni. Che, occhio croce, sono comunque nell’ordine di milioni di euro. Teniamoci forti che intanto i banchieri, per falso in bilancio e poco altro, potranno ringraziare Berlusconi e farla franca con pene degne da ladri di caramelle. Se facciano cazzate noi, invece, non ci sono banche d’Italia e riunioni segrete che ci salvano. Al contrario, ci portano via tutto. Anche la casa. Quando si tratta di mafia delle banche, la par condicio coi normali cittadini non esiste.

Un pensiero su “Mps, le banche voraci le salviamo noi”

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