Antonio Razzi e Domenico Scilipoti (ex Idv)

I parlamentari non hanno vincolo di mandato.” Significa che non devono rendere conto ai partiti del loro operato, ma agli elettori del collegio da cui sono stati votati con tanto di preferenza alle urne. Un nobile principio rimasto in vigore nonostante l’attuale legge porcellumm delle nomine da parte dei partiti in liste bloccate senza preferenza. Una differenza non da poco per chi oggi é in parlamento, sia a destra che a sinistra, ma (purtroppo) non del tutto disprezzabile se consideriamo che le preferenze in Italia fanno spesso rima con favori e clientelismo. Del resto lo sappiamo che ottenere il voto di preferenza in Italia é quasi un miraggio perché la cultura politica della maggioranza degli italiani é tanto scarsa quanto imperante é la disinformazione.

Se ammettiamo che gli italiani associano i partiti al loro leader, dobbiamo ritenere che in Italia si vota il partito del ledaer di cui ci si fida. Una magra consolazione che ci dice come l’Italia non sia una democrazia sufficientemente matura nonostante i 150 anni di unità  nazionale e i quasi 70 dall’uscita del secondo conflitto mondiale.
Dunque se la massoneria e le banche ci impongono di rimanere un’Italia unita dentro gli attuali confini, dobbiamo guardare in faccia alla realtà  e provare a considerare che forse, per ora, bloccare le liste dei candidati alle elezioni politiche é un metodo sì poco democratico ma teoricamente meno dannoso del voto di preferenza. Non avendo alternative dovremmo accettare di fidarci del leader di partito e della sua segreteria che impone le persone da nominare (non eleggere) in parlamento, sperando che quei deputati si batteranno nelle istituzioni per perseguire gli obiettivi del partito che rappresentano.

Attualmente si dibatte sul voto di fiducia al governo atteso per martedì. I berlusconiani si sentono “danneggiati” dal voto di sfiducia promesso dai finiani “nominati” dalla segreteria del Pdl che fa capo a Berlusconi e non a Fini, che per quanto fuso nel Pdl, rimane espressione dell’ideologia missina prima e aennina poi. In sostanza Fini é di un partito diverso con una sua corrente di sostenitori diversi da Berlusconi nonostante dovrebbero teoricamente obbedire sempre e comunque in aula agli obiettivi politici del Pdl che fa capo al loro kapo. Anche quando si tratta di votare leggi criminali come quella sulle intercettazioni e sul bavaglio ai giornalisti.

In questi giorni si dibatte pure sul voto di fiducia che potrebbe arrivare dai deputati dipietristi Scilipoti e Razzi, che a differenza dei finiani, si sono fatti candidare dalla segreteria di Italia dei valori facente capo al leader Antonio Di Pietro. Parliamo di 2 deputati che rappresentano il partito di opposizione per eccellenza che fa del sistema berlusconiano il suo primo e imminente bersaglio da colpire e da abbattere a prescindere. “Mica da mo’” come direbbe l’ex pm, ma da sempre, nonostante qualche aggiustamento di tiro su alcuni temi di politica ambientale e qualche colpo basso ai De Luca di turno. “Errori fisiologici” si potrebbe dire, dato che alla fine ti devi fidare delle persone. Tra loro ci sono capitati Valerio Carrara, Sergio De Gregorio e Pino Arlacchi, eclatanti esempi di chi ha usato Italia dei valori come taxi per ottenere poltrone ben remunerate alla faccia di chi nel partito dipietrista milita da tempo credendoci davvero.

Ebbene, anche i deputati Scilipoti e Razzi, ufficialmente usciti dalla corrente dipietrista e possibilisti nel votare la fiducia a Berlusconi, si rivelano 2 apparenti opportunisti. Mi riservo tuttavia di definirli tali soltanto quando avranno votato la fiducia a Berlusconi martedì. Per il resto, in assenza di primarie, non biasimo del tutto il metodo delle liste bloccate se ciò serve a candidare persone competenti e incorruttibili poco avvezze ai salotti e alle cene elettorali. Persone con idee chiare e coerenti che una volta nominate lavorino compatte per un obiettivo unitario. Con “vincolo di mandato” affinché non si debba più discutere di deputati di partiti di opposizione possibilisti a votare la fiducia a un piduista corruttore che ha costruito le sue fortune finanziando i boss mafiosi. La partita democratica dell’Italia é troppo delicata e in una fase cruciale per permettersi errori di valutazione tali da traghettare in parlamento anche un solo opportunista o un solo faccendiere. Credo che l’Idv di oggi, dopo aver fatto tanto, possa fare davvero tutto con candidature rigorose, calibrate, vagliate, basate sui curricula delle singole persone, sulle motivazioni e sui meriti verificati sul campo. Insomma, penso possa fare davvero a meno di chi proviene dall’Udc, o peggio, dall’Udeur, ma pescando dal proprio vivace vivaio.

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