“Dov’é finito Tremonti-Robin Hood?” chiedeva Pier Luigi Bersani dal palco del Palalottomatica di Roma 40 giorni fa. “S’é perso nella foresta” gli gridavano dalla platea piddina mobilitata contro la manovra economica di Tremorti. “Dov’é finita l’abolizione dell’Irap? E la riscoperta del posto fisso? E la banca del Sud per il piano del Mezzogiorno? Dov’é la mitica credit card?” incalzava il segretario del Pd con risposta incorporata: “Sono le mille balle azzurre!“. Rantoli di un Pd a brandelli che oggi per voce ribaltata dello stesso Bersani tifa per un’intesa di governo proprio con Tremorti assieme a Enrichino Letta, affezionato alle tavole rotonde con zio Gianni, escort palazzinara del corruttore piduista del “temo un altro condono di un governo che non sa governare la crisi di un paese fuori controllo” (Bersani 18 maggio 2010). E ancora “Ci hanno raccontato che i conti erano in equilibrio, che era tutto a posto invece non é vero niente.” Era il Bersani in pena per “lo spettacolo inverecondo di ministri nel marasma che non sanno cosa hanno votato“. Era il Bersani ammaliato dall’etica pubblica e dalla questione morale solo a chiacchiere. “La favola é finita.” Già , l’incubo pare proprio finito. Ruttelli-Casini permettendo! Mi piacerebbe vedere in faccia un solo italiano che ha votato Ruttelli alle ultime politiche. Gli chiederei che ne pensa di un’orgia di governicchio tra finiani-diniani-casiniani-mafionani da riporto. Giusto per capire fino a che punto Enrichino Letta sia pronto a qualsiasi soluzione, anche “a un’alleanza col diavolo” pur di non andare alle elezioni anticipate per assistere al tanto agognato funerale del Pd. Per Letta, nella giornata del voto di sfiducia al pitriplista Giacomino Caliendo, la questione urgente non é la legalità , bensì le aste (truccate?) dei titoli di Stato.
Insomma, oggi il governo sulla mozione di sfiducia a Caliendo sarà chiamato a un Kamasutra che vedrà in un’unica ammucchiata attori alla Bindi-Bondi recitare una parte di cui dovranno dare conto agli italiani. Se dribbleranno la sfiducia a Caliendo, salveranno il sottosegretario “pro-bavaglio” difensore del superlodo che ritiene il processo breve un principio giusto, che provoca l’uscita dei magistrati durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, compagno di merende e di allenamenti del devoto al puttaniere Maurizio Lupi, che assieme vorrebbero tapasciare la maratona di New York con i colori del “Montecitorio running” nella speranza che “i giornalisti, se c’é una notizia in un’intercettazione, non la pubblichino” giacché la mafia non esiste e perciò “tutti i reati possono essere una spia per portare alla mafia” (Caliendo). Insomma, uno al quale, per dirlo alla dipietrese “chiedi fave ti risponde piselli“. Adattissimo tra il moribondo Pd e forse anche allo stesso Fini, che dopo aver gettato il sasso della legalità fa segno ai suoi uomini con i braccini dietro la schiena di non sfiduciarlo, Caliendo.
Fini si é reso conto che il governo e l’opposizione son tutta ‘nna pasta sfacciata. Come conferma il napoletano Riccardo Villari, piddino in servizio al piduista che dalle colonne del Corsera lo invita a Capri per dirgli che la sinistra lo apprezza. Per dirgli che il Pd é pronto a tutto pur di non scomparire. Gli ricorda Totò e il film “Miseria e nobiltà ” per rassicurarlo che “nel Pd si dipingono come i peggiori nemici di Berlusconi, ma in privato ne parlano anche bene. Basta vedere quell’invasata della Finocchiaro al Senato che flirta con Quagliariello“. Secondo Villari “dopo la fuoriuscita di Rutelli, non contano più niente“. Ecco, considerato quello che conta Ruttelli possiamo capire quanto potrà contare il Pd in caso di elezioni anticipate. Anche Villari non ci sente sul fronte legalità . Per l’ex fallito scalatore alla vigilanza Rai urgono “federalismo fiscale, welfare e politiche per l’immigrazione“. Di forze nuove pescate dal popolo nemmeno l’ombra. Eppure ce ne sarebbe bisogno invece dei soliti impresentabili riciclati e voltagabbana come il nuovo sostituto di Michele Vietti nei banchi del Parlamento Deodato Scanderebech, indagato per firme false nella sua lista alle elezioni regionali del Piemonte, che con dito medio alzato all’Udc entra a braccia aperte da deputato del Pdl con “l’obiettivo di congiungere l’Udc (Unione Dei Carcerati ndr) con le forze di centrodestra.” A tal proposito fa sapere di aver “già incontrato Berlusconi per realizzare il grande sogno elettorale dei moderati“. Nessun libero pensatore da prima pagina ricorda che l’Udc conta meno della metà di Idv e probabilmente potrebbe essere superato al primo turno dal Movimento 5 stelle.
Insomma, una giornata da disastro che ha indotto Giorgio Napolitano a fuggire su un traghetto di linea verso Stromboli. In vacanza da tutto: dalla crisi economica e lontano dalle porno-alleanze in corso nei palazzi a due passi dal Quirinale. Tanto s’é visto quel che conta il suo parere sull’interim del piduista al ministero dello sviluppo economico lasciato da Scajola. Quello che controlla pure le televisioni. Il piduista continua a tenerselo l’interim a quel ministero, come continua a tenere il moccolo a Bossi e. Con buona pace per il codice etico sventolato da Fabio Granata, vittima della “politica del sospetto” condannata da Berlusconi. Che da buon alleato del Pd può esclamare tranquillo: “noi facciamo i fatti”. Come dargli torto. Le leggi vergogna dei governicchi Amato- D’Alema sono realtà mica da mo’.