Non sento la necessità morbosa di esserci in tivù, tanto che tra un paio di anni vorrei fermarmi perché non sono più contemporaneo. Parlo un linguaggio analogico in un mondo digitale, non ho più i riferimenti da offrire, quelli che rispondono alle esigenze di questi tempi: non uso il computer, ho un cellulare vecchio, col quale rispondo e mando al massimo gli sms. Sono cresciuto in un’epoca che si avvitava sulle ideologie, oggi si avvita sulle tecnologie“.
Paolo Bonolis, intervistato dal Fatto.

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