«Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà la delegata della presidenza del Consiglio, Nicole Minetti, che se ne occuperà volentieri». Silvio Berlusconi, ore 23 del 27 maggio 2010, rivolto a Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura di Milano dov’è stata portata Ruby, 17 anni, fermata per furto e fuggita da casa senza documenti. Ostuni se ne fotte delle disposizioni della pm dei minori Annamaria Fiorillo e, anzi, assicura che provvederà al più presto. Con un «indebito intervento», dispone al commissario Giorgia Iafrate il rilascio di Ruby senza nemmeno fotosegnalarla. Ostuni obbedisce dunque a Berlusconi per piaggeria: fa ricevere in questura la spogliarellista del Bunga bunga Nicole Minetti alla quale viene consegnata la ragazza marocchina ancora minorenne. Che poi verrà portata a casa di una prostituta. Ecco, Pietro Ostuni, dopo un vergognoso trasferimento, benché sia uscito indenne dal processo di concussione grazie al Patto del Nazareno che ha prodotto il cambio della legge sulla concussione per induzione (non ha avuto vantaggi indebiti dalla sua servile obbedienza all’allora premier), ora sarà promosso questore. Non lo ha deciso Berlusconi, ovviamente. Lo ha deciso a Roma il Consiglio di amministrazione per il personale della polizia. Colui che per l’accusa al processo poteva ottenere «un indebito vantaggio», che infatti poi c’è stato con la sua promozione a vicario, oggi vive la sua consacrazione diventando questore post-sentenza. Insomma, in Italia obbedire e leccare con servilismo paga sempre.