lello di gioia socialista

«Mi vergogno. Oggi non ho avuto nemmeno il coraggio di presentarmi in aula a Montecitorio». Così il foggiano Lello Di Gioia, deputato socialista del gruppo misto eletto col Pd nel collegio della Sardegna. Secondo un’informativa della polizia, Di Gioia mediava la restituzione di parte della refurtiva con la banda del caveau, protagonista nel 2012 di una rapina al Banco di Napoli a Foggia che fruttò 15 milioni di euro. Tra i 14 arrestati, anche Gennaro Rendine, membro del direttivo provinciale del partito socialista, compagno di Di Gioia, nativo di San Marco La Catola, 112 mila euro di reddito dichiarato, che ha ricevuto nella sua casa per due volte Olinto Bonalumi, detto Arsenio Lupin, regista della rapina. Di Gioia nega, nega come Goebbels nonostante le prove documentate. La sua vergogna è certamente un sentimento nobile, ma non abbastanza da consigliargli le immediate dimissioni da parlamentare. Infatti, Lello Di Gioia non si dimette. Spera che le cronache poco onorevoli che lo hanno travolto, lo dimentichino in fretta per poter tornare a fare l’anonimo onorevole foriero di proposte lungimiranti: come quella di creare la sua personale provincia Ufita-Baronia-Calore-Alta Irpinia. L’Ufita «trattasi di un fiume lungo chilometri 49 che, nato dal monte Formicolo, affluisce nel fiume Calore Irpino che scorre fra l’Irpinia e il Sannio…». Ecco. Di Gioia è uno di quei socialisti di nostalgica memoria craxiana, che del cinghialone ha conservato la stima e la faccia di culo. Da Rino Formica ha ereditato la politica “sangue e merda“. Di Gioia è tra quelli che pur di salvare la poltrona a Vincenzo De Luca, vincitore delle primarie del Pd in Campania, è pronto a trattare in commissione affari costituzionali col berlusconiano Sisto per cambiare la legge Severino ed esonerare dalla decadenza i condannati per abuso d’ufficio. Perché per Di Gioia “Da una sentenza di primo grado non possono discendere conseguenze così gravi”. Dice proprio così. Senza vergogna. Da presidente della commissione di controllo sugli enti di previdenza e assistenza sociale e componente della commissione bilancio, tesoro e programmazione, Di Gioia ha redatto un emendamento alla legge di Stabilità che doveva dirottare al ministero del Tesoro 14 miliardi di euro della Cassa elettrica, organismo autonomo che sostiene il settore dell’energia. Emendamento ovviamente a sua insaputa, come tenne a precisare. E come Lello Di Gioia tiene a precisare oggi, da infiltrato di una banda di criminali che rapinano milioni di risparmi. Nessuna segnalazione alla giustizia ordinaria. Nessuna denuncia. Lui ha preferito trattare con i rapinatori direttamente il riscatto per conto di un suo amico, uno dei derubati. Uno degli attori del “giro criminale”. Così, senza vergogna mentre dice di avere vergogna. Soltanto un socialista può tanto.

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