angelino alfano alfetta

Matteo Renzi ha fatto centinaia di critiche e appelli ai segretari precedenti del Pd, a cominciare dalla rottamazione di Berlusconi. Oggi che Renzi fa il segretario del Pd, scopriamo ciò che già avevamo intuito e capito fin dalla sua comparsa sulla scena: che anche il sindaco di Firenze è un cagnolino al guinzaglio del capo di Arcore. Un Dudù dalle sembianze umane attorniato da un canile di comprimari senza quid: da Toti passando per Letta fino a quella specie di ministro di Angelino Alfano, drogato nella sua nullità da una mega intervista su Repubblica in cui dichiara che per la legge elettorale «Renzi ha detto di essere favorevole alle preferenze, aggiungendo che è stato Berlusconi a costringerlo a non metterle nell’Italicum. Visto che ora anche Berlusconi pare abbia cambiato idea, siamo tutti d’accordo. I cittadini possano tornare a sperare di scegliere direttamente il loro deputato». Il titolare del Viminale (Ncd), 9 febbraio 2014, addenta l’osso del padrone assieme al sindaco. Quell’osso è l’Italia avviata alla disgregazione sociale e territoriale dagli esiti imprevedibili, avallata e pianificata dai partiti.

Lascia un commento