matteo renzi verona

Dunque, Matteo Renzi si gioca tutto invitando il Partito democratico a fare finalmente outing e ad allearsi con Berlusconi, senza più celarsi dietro le mentite spoglie del partito in contrapposizione. Dopo “20 anni che perdiamo tempo“, insomma, è giunta l’ora di coronare l’inciucio. Di dichiarare l’endorsement, già contraccambiato da Berlusconi che vorrebbe D’Alema al Colle in quanto “mi sento più garantito”. D’Alema è l’uomo dell’inciucio eterno: dalla Bicamerale passando per il conflitto d’interessi difeso e appoggiato, fino alle frequenze televisive chiavi in mano al piduista di Arcore a prezzo di super saldi (1% dei ricavi pubblicitari). Renzi è il D’Alema giovane che doma i voti dei massoni dell’Etruria. E’ colui che già si era già spianato la strada andando in pellegrinaggio a villa Bunga bunga di Arcore con la benedizione di tutto il Pd. Ne uscì felice e inebriato, Renzi, tanto da indire una conferenza stampa a Palazzo Chigi a fianco di Gianni Letta per dichiararsi «molto soddisfatto. Se questi sono i risultati, chiederò di essere ricevuto ad Arcore una volta al mese». Da allora, sono passati due anni, la sua corrente all’interno del Pd non pare sia rimasta traumatizzata. Anzi, Renzi sembra addirittura in ascesa di gradimento in tutto il Pd correntizio a discapito di Bersani “insultato dalla Lombardi“. Del resto, quell’incontro trasmesso in diretta streaming, ha svelato tutta la pochezza dell’attuale segretario democratico. Un presidente incaricato di consultarsi coi partiti che dribbla i contenuti dei punti di programma con un possente “qui non siamo a Ballarò“, è effettivamente disarmante, dannoso non tanto per il partito liquefatto nel Pdl, ma per l’immagine del nostro Paese nel mondo, peraltro già compromessa. Io mentre assistevo a quelle battute da Bar Bettola mi chiedevo “ma a chi siamo in mano?“. Altro che “l’arroganza della Lombardi“. Qui siamo all’ABC dell’autorevolezza, della trasparenza e della voglia di cambiamento. Del quale parla oggi pure un insospettabile anticasta come Gianantonio Stella, altro pezzo da novanta schierato contro il Movimento 5 stelle dopo il vecchio Giovanni Sartori. Tutti a elogiare loro malgrado l’endorsement di Renzi a Berlusconi “per colpa di Grillo” quando poteva benissimo invitare la sua corrente piddina a votare direttamente Berlusconi alle ultime elezioni. L’avesse fatto, oggi il Pdl avrebbe superato la soglia porcellum per governare di nuovo, e anziché il 29% ex equo rimediato col Pd, Berlusconi avrebbe avuto il 40% a discapito del moribondo Pd di Bersani precipitato al 20, alle spalle di Grillo. Sarebbe stato “il sogno” anche del povero Salvati, che oggi fa a occhi aperti in prima pagina. Il Pdl, lo sappiamo, pur di galleggiare sulle macerie dei disastri che ha fatto assieme alla Lega, è disposto a tutto. Per un plotone di pagliacci che vive di luce riflessa di un corruttore di giudici e di testimoni, la promiscuità non è un problema. Si fa di necessità virtù. E allora perché non deve provarci anche il Pd? Renzi si pone da pilastro per unire la “elle” che li separa. Un ponte da cui osservare il cadavere dell’Italia passare sotto le acque della disgregazione sociale, dei suicidi e tra un po’ della guerra civile. Hanno perso 20 anni a prenderci per i fondelli e ora che probabilmente Pd e Pdl stanno affogando nella loro ipocrisia, paiono affidarsi a Sonia Alfano come “ambasciatrice” di dialogo col Movimento di Grillo. Dubito che la Alfano alla sua giovane età voglia vestirsi da kamikaze per proporre l’improponibile. Forse, chissà, è solo un altro sogno. No, un incubo.

Un pensiero su “Pdl-Pd: l’incubo è realtà”

Lascia un commento