Giuliano Pisapia che annuncia le proprie dimissioni da commissario straordinario di Expo 2015 dal palco dell’assemblea di imprenditori di Assolombarda, anziché da Palazzo Marino, non nasconde inganni o strani sortilegi politici. Le sue dimissioni ci dicono (e ci confermano) che Expo a Milano non si farà mai perché non ci sono i soldi per allestirlo. Expo non si farà mai perché è un progetto al quale non ci ha mai creduto nessuno fin dai tempi del governo Berlusconi, a cominciare dalla Lega nord (“Non è una manifestazione importante” Bossi agosto 2009) per finire all’ex ministro Tremonti. Expo non si farà mai perché a Milano sono fermi persino i cantieri delle 2 nuove linee metropolitane.
Da sempre annunciato come evento del secolo realizzato con strutture non impattanti per l’ambiente in un triangolo di terreni incastonato tra Milano, Rho e Bollate ravvivato dal viavai di centinaia di migliaia di visitatori in taxi col driver vestito in livrea (copyright ex assessore comunale Terzi), il progetto di Expo 2015 nel corso dei mesi è stato ridotto nei padiglioni fino alle dimensioni di una festa de l’Unità. Vuoi per le inchieste di infiltrazioni della ‘ndrangheta, vuoi perché Moratti e Formigoni inscenavano finte liti sull’acqusizione dei terreni per i quali sia Regione Lombardia che comune di Milano non volevano scommetterci nemmeno un centesimo bucato, vuoi pure per le polemiche sul doppio stipendio al deputato Lucio Stanca…
Quel che conta sono i dané che non ci sono malgrado le promesse di Berlusconi nelle sue riunioni ad Arcore tra un bunga bunga e una palpata di culo a qualche liceale minorenne, in cui puntualmente annunciava di impegnarsi a trovare fondi (schiena). Non ci sono dané sia da parte dello Stato italiano che da parte degli stessi imprenditori lombardi presenti all’assemblea di Assolombarda dove Pisapia ha annunciato le sue dimissioni in Expo. Niente Expo “senza cemento” e a questo punto nemmeno in cioccolato o in zucchero filato.
Meglio o peggio che sortirà la scelta di realizzare Expo, bisogna prendere atto che Pisapia raffigura un’importante fetta di classe politica inerme di fronte allo scenario sociale che ci sarà nel 2015, in questo momento storico di collasso dell’Unione europea e dell’euro. La rinuncia all’incarico per la gestione della realizzazione di una delle opere più annuniciate della storia di Milano, presuppone da un lato il risparmio di una parte residuale di ambiente alla periferia del capoluogo lombardo. Dall’altro alimenta la stagnazione tipica della recessione già in atto che provoca avvitamento su un modello consumistico giunto al capolinea.
Questa recessione e la paura sulla tenuta dell’euro ormai destinato a fare boom (è solo questione di lunghezza della miccia), fa passare in secondo piano tutto il resto: dagli europei di calcio agli innumerevoli sprechi che emergono dalle regioni del Sud e i loro finti ciechi. Dalle inchieste penali sulle tangenti ai politici di destra e sinistra, fino al terremoto in Emilia che sembra insista di suo per rinvigorire l’economia della ricostruzione, assistiamo indifferenti all’ennesima panzana di Monti che annuncia “un superpool per Expo del governo che gestirà l’evento“. Come a voler dire: siamo tecnici, apolitici, indifferenti e pronti a tutto pur di non rispondere delle nostre promesse e degli effetti delle nostre scelte. Per ora accontentiamoci del superpool. Tutt’al più Expo oggi potremmo ribattezzarlo Expool, Exboom, o meglio Exboh.
[…] Il blog di Daniele Martinelli Pubblicato: 12 giugno 2012 Autore: aggregatore Sezione: Politica e Attualità […]