Pubblico un articolo di Lello Parise apparso su Repubblica Bari di ieri.
Il nuovo presidente del assemblea regionale, Onofrio Introna, non più tardi di tre settimane fa aveva pronunciato parole giudiziose: «Non sarebbe irragionevole beneficiare del vitalizio a partire dal sessantacinquesimo anno d’età ».
Il vitalizio é l’assegno destinato agli ex consiglieri. In Puglia passano all’incasso da quando hanno 60 anni, ma «a domanda» può esserci la «corresponsione anticipata» del mandato di pagamento ridotto di qualche centinaio di euro, «al compimento dei 55 anni». Visto che la regola del gioco é ancora questa, saltano fuori otto veri e propri baby pensionati, tra i 55 e i 58 anni. Vanno ad aggiungersi ad altri dieci “parlamentari”, di cui solo quattro hanno più di 65 anni. Risultato: quattordici dei diciotto vitalizi potevano continuare a rimpinzare le casse della Regione. Invece ogni anno saranno spesi quasi 1 milione 495mila euro con l’obiettivo di garantire una serena vecchiaia ai rappresentanti del popolo che per forza di cose (o degli elettori) tirano i remi in barca.
Due dei “magnifici otto” ritornano a casa dopo una legislatura: il socialdemocratico Renato Cioce e la riformista Pina Marmo guadagneranno rispettivamente 4mila e 3mila 700 euro lordi al mese; gli altri sei appartengono alla categoria dei “veterani”: dal verde Mimmo Lomelo e dal pidiellino Enrico Santaniello (8mila 495 euro per quattordici anni vissuti tra i banchi del Consiglio) a Roberto Ruocco (Pdl) e Luciano Mineo (Pd), entrambi con quindici anni di anzianità e 10mila euro, per finire con Enzo Russo (Pd) e Tommy Attanasio (Pdl) che al termine di dieci anni in servizio permanente effettivo intascano 7mila 200 euro. Sempre al mese.
Poi ci sono sei consiglieri che hanno tra i 61 e i 64 anni e che s’infileranno in tasca dai 4mila 400 euro di Francesco Visaggio (Psi), Stefano Giampaolo (Primavera pugliese) e Carlo De Santis (Sel) ai 10mila euro di Nicola Tagliente (Pdl); nel mezzo, i 7mila 200 euro del democristiano Gigi Loperfido e di Luigi Caroppo (Puglia prima di tutto) per due mandati al servizio dei cittadini.
Rimangono i quattro over 65: da Giovanni Copertino (Pdl), sulla breccia per diciannove anni (10mila euro al mese), a Piero Pepe (Pd), quattordici anni e 8mila 495 euro; in coda alla classifica, due rifondazionisti, Pietro Manni e Pietro Mita (cinque anni e 4mila 400 euro).
Oltre al vitalizio c’é a disposizione di tutti e diciotto un altro assegno, quello di fine mandato. Anche in questo caso Introna agli inizi di giugno aveva spiegato che sarebbe stato «più sensato» versare cinque mensilità per una legislatura e non dodici come accade adesso. Ma aggiungeva pure che eliminare queste due “voci” non sarà possibile: «Un quarto di quanto percepiamo – sì, insomma, non proprio spiccioli – é accantonato per alimentare l’uno e l’altro».
Però … io devo lavorare per 40 anni (come minimo) per prendere una pensione inferiore a 3mila 700 euro lordi al mese.
Questi emeriti LADRONI hanno lavorato (si fa per dire) una sola legislatura e si portano a casa il bottino.
Io contino a chiedermi dove e’ stata la sinistra di governo in tutti questi decenni. Possiamo risponderci tranquillamente: ad abbuffarsi come tutti gli altri!!!!!