Mentre stiamo seguendo a passi da gigante il fallimento greco, il privato corruttore di teste camuffato da presidente del consiglio Silvio Berlusconi gioca a fare la morale. Fa il finto tonto dicendosi meravigliato di tanta presunta corruzione tra gli uomini della cricca del suo governo, e cerca (ancora) appoggio in Casini. Quello della “politica clientelare” e creatore della “Cosa bianca” del dopo-Berlusconi che “delira al centro di un potere che pretende l’assuefazione alle sue volontà ” (settembre 2009). Quello del quale il corruttore diceva “non voglio farmi incastrare” durante il tira e molla sull’alleanza alle regionali in Puglia.
Ora che il corruttore rimane sempre più solo nella gabbia dei ladri, si farebbe felicemente incastrare pur di rimanere dov’é, in attesa del Quirinale. Aah se potesse avvelenarlo quel Napolitano! Ma non può. Ecco allora la solita solfa odio-amore con l’Udc. C.& B. si prendono e si fanno a suon di dichiarazioni se in qualche modo uno paga, e l’altro riscuote. Poi, dopo l’orgia, appena qualcosa va storto, ecco tornare i vicendevoli sproloqui tipici degli amanti feriti. O dei coniugi conviventi per interesse.
Del resto non ha altre vie di fuga, il corruttore. O Casini, o la galera. Ora che Scajola si rivela compromesso per voce della moglie secondo la quale il marito “se non parla é per non creare problemi a persone molto più coinvolte di lui in questa vicenda” non ci vuole una laurea per capire che la tangentopoli dipietrista, a confronto, era una quisquilia. E pensare che Scajola era atteso dai magistrati di Perugia prorio come persona informata dei fatti il 14 maggio scorso! Infatti, da brava persona quale si e’ dimostrata, Scajola in aula non si e’ presentato. Ha preferito fare il mariuolo omertoso perché (sempre per voce della moglie) “abbiamo bisogno di capire“. Capire cosa, se non quali balle imbastire?
Il giochetto di B. verso Casini spinge la Lega di Bossi a dirsi indisponibile “perché é uguale a Fini“. Sembra preistoria l’8 novembre 2009, quando Bossi a Somma Lombardo diceva che pur nei dubbi su alleanze con l’Udc “se Berlusconi tratta significa che ha valutato bene le cose“. Sembra preistoria sentire il ministro delle porcate Calderoli raccontare il 7 settembre a Marco Cremonesi del Corriere che “Casini con un po’ di purgatorio si può salvare assieme agli interlocutori stimolanti Cesa e D’Onofrio“.
Purtroppo, invece, tutto ciò é attualità italiana di rara politica corrotta.
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