A Marsala, sotto il solleone di maggio, é iniziata la prima edizione del Festival del giornalismo d’inchiesta, rassegna organizzata dalla casa editrice Chiarelettere col patrocinio del comune che conta oltre 80 mila abitanti. Più di Trapani, che della provincia, é il capoluogo.
L’aeroporto dista 15 chilometri, sorge sul territorio di Marsala ma con quest’ultima non é collegato da nessun mezzo pubblico a prezzi popolari. O ti vengono a prendere o ti infili in un taxi alla tariffa minima di 30 euro, la stessa che si pagherebbe partendo da Trapani che si trova 15 chilometri più a nord.
L’hotel che ci ospita é una tranquilla ed elegante struttura che si trova lungo il rettilineo di strada provinciale che trafigge il centro di Marsala. La signorina della reception ci ha consigliato di non percorrerla a piedi perché “i marsalesi non hanno molta cura dei pedoni“. In effetti la strada in questione é una pista da corsa con 2 marciapiedi talmente stretti da risultare inutili. Poi che siano tutti marsalesi quelli che viaggiano su quel tratto di strada io non lo so. Certo é che il più prudente sfreccia ad almeno a 90 chilometri orari.
A Marsala non esistono taxi, ma solo noleggiatori con conducente, che però risulta difficile contattare. Gli autobus urbani passano ogni 2 ore se va bene, e mai a cadenza fissa. Tanto che alle fermate non esistono le tabelle con gli orari del transito. Fortunatamente, noi del gruppo ospiti del festival, abbiamo un bus navetta dedicato che ci traghetta nei luoghi di incontro e di dibattito, devo dire assai partecipati.
La prima giornata, inaugurata nel grazioso teatro Sollima col saluto del sindaco di Marsala Renzo Carini, é proseguita con Antonella Mascari, autrice di un libro che raccoglie le testimonianze dei familiari vittime della mafia, Oliviero Beha, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza ed altri. Da prologo alle iniziative ci sono le visite alle enoteche locali, specializzate nella produzione del Marsala dove si degustano aperitivi conditi da specialità culinarie locali.
Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese
Sono trascorsi 150 anni (1859-2009) dai moti risorgimentali apuani e lunigianesi, solitamente narrati e ricostruiti come moti collettivi filounitari, che portarono i territori corrispondenti all’attuale provincia di Massa Carrara all’annessione al Regno Sabaudo. A molti anni da quegli eventi sono ancora poche le ricerche storiche che si basano su fonti di archivio e scritti dell’epoca. Molte ricostruzioni si sono, infatti, inserite all’interno dei due filoni nazionali di studi risorgimentali, quello crociano e gramsciano, senza prendere in esame i tanti documenti presenti all’archivio di Stato di Massa. Non a caso Nicola Guerra, l’autore di questo minuzioso studio sul Risorgimento apuano-lunigianese, ricorda la sorpresa provata nel constatare che i faldoni dell’Archivio di Massa inerenti i rapporti di Pubblica Sicurezza di quegli anni risultassero ancora impolverati e con molte pagine che il tempo e la mancata consultazione presentavano incollate una sopra l’altra.
Nicola Guerra ci presenta, in questo interessantissimo studio, un quadro storico complesso ed articolato che evidenzia una situazione sociale e politica ben lontana dalla collettiva sollevazione popolare filounitaria spesso narrata.
Seguendo la ricostruzione storica e sociale dello studioso apuano si intraprende un percorso, piacevole anche dal punto di vista narrativo, che presenta con chiarezza come nel comprensorio rispondente alla attuale provincia di Massa Carrara si verifichi una reazione filoestense, determinata da scelte e comportamenti individuali e collettivi, che assume i tratti tipici di un movimento di resistenza e di un fenomeno di volontariato militare.
L’autore, oltre a presentare una ricostruzione accurata e intrigante, affronta l’inquadramento di tali eventi all’interno del dibattito storiografico nazionale che lo porta a formulare e rispondere ad un chiaro interrogativo: il Risorgimento fu moto di unificazione nazionale, rivoluzione mancata o guerra civile?
Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese, questo il titolo dello studio pubblicato dalla Eclettica edizioni, riesamina il fenomeno risorgimentale non come evento a se stante, e dopo l’inquadramento nel contesto storiografico, guida il lettore in importanti considerazioni che affrontano una tematica attuale come quella della nascita dell’identità nazionale.
Nicola Guerra, percorrendo tramite fonti di archivio inedite la storia locale di un momento cruciale del nostro Paese, porta alla luce dettagli curiosi, a volte anche tragici, di uomini e donne che diedero vita al fenomeno che l’autore definisce come Controrisorgimento. Gli eventi locali trattati non restano scollegati dal contesto nazionale, come troppo spesso accade agli studi di “storia localeâ€, ed in questa ricerca rappresentano una importante componente di quel insieme di “storie†che costituiscono e rappresentano il Risorgimento italiano ed il processo di unificazione.
Nicola Guerra, dopo aver contribuito alla ricostruzione del fenomeno migratorio apuano e lunigianese ed al suo inquadramento nella grande storia dell’emigrazione nazionale (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001), ci offre ora l’opportunità di comprendere meglio la nascita dell’identità nazionale, il risorgimento ed il controrisorgimento, nel nostro territorio e nel nostro Paese.
Non resta che augurarci che questo importante studio, pubblicato dalla giovane e promettente casa editrice Eclettica, avvii un dibattito e favorisca nuove ricerche su una tematica tanto importante non solo a livello storico ma anche socio-politico in una Italia ed in una Europa che vedono la forte rinascita di identità locali che talvolta si integrano ed altre volte confligono con le identità nazionali.
Nicola Guerra
Nato a Massa (Ms) nel 1969, laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa con una tesi sull’emigrazione italiana, ha pubblicato una importante monografia (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001) e numerosi articoli sul fenomeno migratorio nazionale e locale.
Attualmente é dottorando di ricerca presso l’Università di Turku (Finlandia) dove si occupa di studi sul volontariato militare italiano.
Indirizzo per ordinare lo studio: info@ecletticaedizioni.com
e se gli italioti non cambiano, peggio per loro…
Certo. Lo pensarono anche i siciliani che aprirono le porte ai Savoia e a Garibaldi.
>L’Italia non cambierà mai.
se le masse italiote continuano a dare il voto a gente infame l’italia starà sempre peggio… il vero problema di questo paese mafioso sono proprio gli italioti, sono loro che devono cambiare…
In Sicilia, la massoneria e gli inglesi hanno “esportato la democrazia” usando come manovalanza i garibaldini .
Ora diciamocelo francamente ; l’unità d’ Italia e la resistenza passano per essere dei moti di popolo , ma ambedue gli episodi storici sono stati messi in atto da minoranze, spesso (ma non sempre) di estrazione borghese.
Viceversa brigantaggio ( contro i “liberatori” notate bene ) fascismo, prima guerra mondiale hanno avuto una partecipazione di massa, realmente popolare.
Trasliamo tutto nell’oggi : minoranze borghesi ululano alla luna della dittatura mediatica , mentre Silvio Berlusconi, con i suoi molti difetti , ha una reale e concreta popolarità tra le cosidette “masse “.
L’Italia non cambierà mai.
DAL TIMES
E’ con il giornale britannico l’unica intervista rilasciata finora dalla 18enne Letizia
Smentito ogni rapporto di parentela col premier. “Mio papà é Benedettoâ€
Noemi si concede al Times
“Berlusconi non é mio padreâ€
Il genitore della ragazza: “Siamo amici da tempo perché é un leader che ama la gente
Lo porterò sempre nel mio cuore, non capisco qual é il problema…â€
L’intervista a Noemi
sull’edizione online
di The Times
LONDRA – La prima, e finora l’unica intervista che Noemi Letizia ha deciso di accettare, l’ha concessa al Times di Londra. Il volto della ragazza bionda, la cui festa per il 18esimo compleanno é stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel menage Lario-Berlusconi, varca i confini e si fa conoscere anche in Gran Bretagna. Dove l’interesse, a quanto pare, si concentra su un elemento già oggetto di curiosità in patria. Ovvero, l’eventualità che il presidente del Consiglio, che lei chiama affettuosamente “papiâ€, possa essere suo padre. Ipotesi, com’é naturale, seccamente smentita dalla giovane. E anche dal padre Benedetto, 50 anni, presente all’incontro con Lucy Bannerman, la giornalista inviata a Portici dal quotidiano britannico. Per raccontare quello che viene definito “the scandal that has rocked Italyâ€.
“No. Assolutamente no. Mio padre é questo quiâ€. Risponde così Noemi al giornale, che in un lungo articolo ricostruisce gli eventi degli ultimi giorni e ricorda che “le circostanze misteriose della conoscenza tra Benedetto Letizia e Berlusconi e la lunga, inspiegata storia nella politica locale, dove nessuno sembra ricordarsi della sua presenza, hanno portato la stampa italiana a definire questo dipendente comunale finora sconosciuto come ‘Signor nessuno’â€.
Da qui, la domanda. Come é possibile che un uomo come lui conosca Berlusconi? “Invertiamo le cose – replica papà Letizia – come é mai possibile che Berlusconi conosca un uomo come me? Perché non mi chiedete questo?â€.
Da qui, la domanda. Come é possibile che un uomo come lui conosca Berlusconi? “Invertiamo le cose – replica papà Letizia – come é mai possibile che Berlusconi conosca un uomo come me? Perché non mi chiedete questo?â€. Riformulata la domanda, il padre di Noemi, che “si porta la mano al petto a dimostrare la sua intimità con l’uomo più ricco del Paeseâ€, rivendica: “Abbiamo un buon rapporto, un rapporto di cuoreâ€. E la sua conoscenza con il premier é semplicemente una prova di quanto Berlusconi sappia essere “alla manoâ€.
“Il nostro leader é un uomo del popolo – dice Letizia – cosa é un leader se non prende un caffé con la gente comune, se non parla con il macellaio o con il negoziante? Berlusconi é vicino alla gente.
Altrimenti, da dove verrebbero fuori i voti?â€.
E poi, alla giornalista che gli chiede se ogni elettore di Forza Italia abbia il privilegio della presenza del premier a una festa di compleanno della figlia, il padre di Noemi sorride e replica: “E’ un buon rapporto, o no? Lo porterò sempre nel mio cuore, non capisco quale sia il problema. Nel suo Paese, i leader non interagiscono con la gente?â€.
Benedetto Letizia, scrive la giornalista, “chiaramente non é a libro paga del premier. Nel 2005 ha dichiarato un reddito, modesto, di 12.376 euro, grazie alla profumeria e alla rivendita di giornali della moglieâ€.
Poi, un’indagine fra i vicini di casa, lungo una strada – scrive Bannerman – “con negozi di meccanici, parrucchieri, alimentari, scooter che sfrecciano rumorosi e clacson di automobilisti impazientiâ€. E Villa Santa Chiara, luogo della festa di compleanno, “un mix piuttosto kitsch di fontane e luci al neonâ€.
“Sono suo amico da anni – dice Giorgio Boccia, proprietario di una pizzeria vicino all’abitazione dei Letizia – ma fino alla settimana scorsa non ho mai saputo che conoscesse Berlusconi. Quando mi hanno raccontato della festa non ci potevo credere. Poi, ho visto i giornali…â€. Mentre Giuseppe Fornino, manager d
Mentre Giuseppe Fornino, manager di “Villageglobaleâ€, ex agenzia di modelle della zona presso la quale Noemi avrebbe realizzato il suo primo book, si mostra perplesso: “E’ una ragazza carina, ma una fra tante. E quante ragazze carine hanno quel tipo di accesso a Berlusconi? Non é che gli suoni al citofono, e lui risponde. Non funziona esattamente così…â€.
(9 maggio 2009)
Mentre Giuseppe Fornino, manager di “Villageglobale”, ex agenzia di modelle della zona presso la quale Noemi avrebbe realizzato il suo primo book, si mostra perplesso: “E’ una ragazza carina, ma una fra tante. E quante ragazze carine hanno quel tipo di accesso a Berlusconi? Non é che gli suoni al citofono, e lui risponde. Non funziona esattamente così…”.
(9 maggio 2009)
Buongiorno a tutti
Nel romanzo “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa,all’indomani dell’annessione della Sicilia al regno di Sardegna, un emissario della prefettura di Torino si reca dal principe Fabrizio Salina,il protagonista, per proporgli di diventare senatore a rappresentanza dei Siciliani.
Egli risponde così:”Noi siciliani siamo stati avvezzi da una lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione,che non parlavano la nostra lingua,a spaccare il capello in quattro.Se non si faceva così non si sfuggiva agli esattori bizantini,agli emiri berberi e ai viceré spagnoli.Adesso la piega é presa,siamo fatti così……da quando il vostro Garibaldi ha posto piede a Marsala,troppe cose sono state fatte senza consultarci perché adesso si possa chiedere ad un vecchio membro della classe dirigente di svilupparle e portarle a compimento….
In Sicilia non importa far male o far bene:il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai é semplicemente quello di “fare”.Siamo vecchi,vecchissimi.Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee,tutte venute da fuori già complete e perfezionate,nessuna germogliata da noi stessi,nessuna a cui abbiamo dato il “la”….da duemilacinquecento anni siamo colonia.Non lo dico per lagnarmi :é in gran parte colpa nostra;ma siamo stanchi e svuotati lo stesso.
Saluti,Daniele
http://www.youtube.com/watch?v=Sf-U4bf9avI
RISSA TRA PAOLO GUZZANTI E SGARBI SU DIVORZIO DEL NANO
IO CI SARO
MOLTO SPESSO HO SENTITO INVOCARE IN QUESTO BLOG LA PIAZZA E INCITARE LA GENTE A SCENDERVI E LO STESSO BEPPE GRILLO A ORGANIZZARE LA COSA.
ECCO E’ GIUNTO IL MOMENTO…..
NON CI DEVONO ESSERE SCUSANTI;
LA FAMIGLIA ,IL LAVORO PER UN GIORNO CHE NON ANDATE NON CI SARA’ IL LICENZIAMENTO…
CHI NON PARTECIPERA’ SENZA MOTIVAZIONI VALIDISSIME MI DOMANDO POI COME POTRA’ PIU’ “URLARE” QUI’ DENTRO .
IO CI SARO’ E SE DALLA TOSCANA QUALCUNO SI VUOLE AGGREGARE PER DIVIDERE LE SPESE O HO 2 POSTI LIBERI IN AUTO GPL.
CELL 3771447634
Daniele, non so se la tua fosse una critica… se pensi veramente che non siamo organizzati per un evento ti sbagli di grosso. Non siamo organizzati neanche a vivere.
Questa é la sicilia, é ovunque così e se l’hai scoperto solo adesso dovresti vergognarti di essere un giornalista. La nostra situazione é tragica, ecco perché venendo al nord ci sembra il paradiso… ecco perché una strada sistemata regala migliaia di voti ai politici… la sicilia é una merda ma per la mafia e la politica che nessuno combatte in Italia…
Vi sembrava che la mafia fosse una cosa che si tocca? una persona? 4 conti in banca? la mafia é questo, la mafia é il degrado, é rendere tutto invivibile…
benvenuto in sicilia, non dimenticarti di noi.
ti stanno proprio sulle balle i terroni eh..ahaha a parte gli scherzi secondo me é meglio se si svolgono al sud certe cose dai..cé bisogno di sensibilità ..
Ho visto il tuo video sul monumento alla nave di Garibaldi. Che dire… il sud non si smentisce mai, da qualsiasi angolazione lo guardi. Ma voglio spezzare una lancia in favore dei marsalesi. Forse non amano troppo Giuseppe Garibaldi, così come non lo amano molte persone meridionali.
Se Garibaldi si fosse fatto gli affari suoi, invece di consegnare il pur fiorente Regno delle due Sicilie in mano ai Savoia, forse le cose sarebbero andate diversamente. Non credi?
C’é sempre un rompiscatole che mette le mani dove non dovrebbe e contribuisce a cambiare il corso della Storia. Purtroppo.
Saluti