I finti scontri politici sulla celebrazione del 25 aprile, servono a offuscare le miserie della vita pubblica.
Una di queste riguarda la Sicilia, dove di recente la guardia di Finanza ha sequestrato 2 tonnellate di cocaina che galleggiavano in mare a largo di Catania per un valore di 400 milioni di euro.

Non è una novità che per la mafia, la droga sia il primo business. Infatti anche la Sicilia, come altre regioni, ha i suoi feudi consolidati dello smercio di sostanze, come il quartiere Zen di Palermo, dove una bella percentuale di famiglie vive di spaccio. Qualche giorno fa un giovane è finito nei guai perché si filmava su tiktok mentre smerciava.
Bene, un mesetto fa, è stato sorpreso il burocrate Giancarlo Migliorisi ad acquistare 3 grammi di cocaina per 300 euro da Mario Di Ferro, gestore del bistrot di Villa Zito di Palermo.

Non era la prima volta che Migliorisi andava a rifornirsi di polvere bianca dal noto ristoratore palermitano.
Migliorisi, di area meloniana, è un esperto di bilanci (e probabilmente pure di bilancini), e lavorava per l’assemblea regionale siciliana presieduta dal governatore della Sicilia Renato Schifani, ex presidente del Senato del governo Berlusconi.
L’uomo, che è stato sollevato dall’incarico ma non licenziato dalla Regione, sostiene di non averne mai fatto uso, e se così fosse la sua posizione si aggraverebbe perché vorrebbe dire che a sua volta spaccia.

Ma insomma, quest’episodio ha portato l’ex iena Ismaele La Vardera, oggi deputato di Cateno de Luca dentro il parlamento siciliano, a proporre un test antidroga con l’analisi del capello per tutti i politici dell’assemblea.
Ebbene, all’appello hanno risposto appena in 36 su 70 deputati – la metà – ma salvo qualcuno che ha dichiarato di essere negativo al test, la maggior parte non ha detto nulla avvalendosi della privacy.

Lo stesso Schifani – che ha perso l’occasione per dare valore all’iniziativa – si è mostrato indifferente e non si sa se si sia sottoposto al test, e comunque non è stato elegante il fatto che sia andato a cena in quel ristorante la sera dopo l’arresto.
Quindi, alla fine non si sa bene quanti deputati dell’assemblea siciliana siano tossicodipendenti di cocaina, o magari anche di altre sostanze tipo il crack, che purtroppo ultimamente va molto di moda.
Tranne il presidente dell’assemblea Gaetano Galvagno e l’intero gruppo dei 5 stelle che si è sottoposto, degli altri si sa poco nulla degli esiti dell’esame.

Si sa che anche l’ex deputato berlusconiano Gianfranco Miccichè, chiacchierato per una vicenda di droga al ministero dell’Economia per la quale disse di non c’entrare nulla, ha giudicato l’iniziativa demagogica.
E purtroppo la piaga della droga sappiamo non essere la prima volta che colpisce le istituzioni e il segreto non è di certo un bell’esempio per i cittadini, soprattutto giovani.
E’ di pochi mesi fa la vicenda di Luca Morisi, il comunicatore della Lega di Matteo Salvini che dopo anni di tweet contro chiunque spacciava o usava droghe, è finito lui stesso nei guai con la cocaina durante un incontro gay a 3 con 2 rumeni contattati su un app di incontri.

Ecco, anche lì Morisi è rimasto nell’ufficio stampa della Lega e Salvini, benché da anni faccia filippiche contro chi si droga, non l’ha licenziato.
A differenza della Sicilia che quantomeno – per ora – Migliorisi non ha incarichi.
Comunque, intanto Ismaele La Vardera, che col collega del Pd Tiziano Spada, ha creato l’intergruppo contro la diffusione delle droghe, ha presentato un disegno di legge per istituire la giornata regionale contro le droghe da farsi durante la settimana della legalità, prevista dal 20 al 26 maggio prossimi.
Ma anche qui, entusiasmo tra i politici non se ne coglie.
Di certo sappiamo che qualche tossicodipendente dentro le istituzioni lo abbiamo.
E non è una bella notizia.

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