L’inchiesta di euro-corruzione nata a Bruxelles con protagonisti gli italiani, coincide con la volontà del Guardasigilli italiano Carlo Nordio di imprimere una stretta alle intercettazioni telefoniche nelle indagini. Il governo Meloni vuole complicare la vita ai magistrati per favorire i ladri, i corruttori e i corrotti. Questo perché le intercettazioni sono uno strumento vitale, efficace ed insostituibile per le inchieste.
Captare i colloqui significa portare a galla il marcio e dimostrarlo. Soprattutto quando il marcio si annida nelle istituzioni politiche.
L’inchiesta di Bruxelles vede nei guai il piddino di Articolo 1 Antonio Panzeri, il suo assistente Francesco Giorgi, il boss delle Ong Niccolò Figà Talamanca, l’eurodeputato dem Andrea Cozzolino, l’ormai ex vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili, greca, e altri nomi prossimi venturi che emergeranno dalle cronache di qui ai prossimi giorni. A tutti questi signori intercettati dai magistrati belgi, la polizia belga ha già sequestrato oltre un milione di euro in contanti regalati con tutta probabilità da alcuni 007 del Qatar e del Marocco già individuati.
Questi signori, spesso diplomatici come l’ambasciatore marocchino in Polonia coinvolto nel giro di mazzette, detengono la cittadinanza in sultanati dove il reato di corruzione non esiste. Quindi i magistrati belgi non possono nemmeno chiedere alle procure di Qatar e Marocco di collaborare per perseguire i loro uomini in qualità di corruttori, (presunti almeno fino a sentenza) dei politici europei.
Così gli 007 e ambasciatori qatarioti e marocchini – comunque andrà l’inchiesta – non pagheranno il loro conto con la giustizia. Lo pagheranno eventualmente solo gli imputati europei in qualità di corrotti.
Vengo al dunque. Se gli italiani si dimostrano corrotti o detentori di comportamenti illeciti e incompatibili con i ruoli nella cosa pubblica, un governo serio, in questo caso Meloni, dovrebbe far tesoro di quanto sia grave la situazione nel nostro Paese in tema di onestà, e quindi dovrebbe attuare ogni strumento per favorire la scoperta dei reati da parte di chi indaga.
Il ministro Carlo Nordio, se non fosse un buffone, direbbe il contrario di ciò che dice. Loderebbe le intercettazioni e farebbe di tutto affinché i giudici siano agevolati nell’indagare. Meloni e Nordio, se fossero gente seria, non attaccherebbero i giornalisti che scrivono le notizie sugli indagati arrestati per corruzione.
Perché in una cosiddetta democrazia di cui Meloni e meloniani si riempiono la bocca, i disonesti vanno perseguiti perché la corruzione danneggia tutti. E i giornalisti vanno rispettati e non condannati come il dito che punta la Luna.
Anche in Italia dovrebbe valere un adagio della stampa americana che dice «se non vuoi che sia scritto, non farlo».