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Rosa Capuozzo, sindaco M5S di Quarto (Napoli)

Quarto è una città di 40 mila abitanti dell’ex provincia napoletana popolata per metà da giovani con meno di 30 anni e più volte commissariata perché amministrata da politici collusi con la camorra. Alle ultime elezioni, giugno 2015, a Quarto s’è imposta sindaco l’avvocato Rosa Capuozzo del Movimento 5 stelle, vincitrice al ballottaggio contro un candidato di centrodestra, ma anche grazie a un ricorso favorevole al Tar, che ha annullato le candidature di tutti gli altri partiti (Pd compreso), per irregolarità nella raccolta delle firme. I consiglieri comunali del Movimento sono (erano) 14 sui 21 militanti locali del meet-up. Uno di loro, tal Giovanni De Robbio, inesistente su Internet, ha ottenuto 900 preferenze. Eletto in consiglio è finito in Commissione Lavori pubblici. Dopo qualche mese, autunno 2015, De Robbio è finito indagato dal pm Woodcok per voto di scambio aggravato in concorso con Alfonso Cesarano, un ricco becchino amico del clan camorristico Polverino che ha allestito i famigerati funerali di Vittorio Casamonica. Il figlio di Cesarano, intercettato al telefono alla vigilia delle amministrative, diceva che «questo De Robbio, noi abbiamo fatto l’accordo con lui… ci siamo seduti al tavolo… hanno parlato, hanno chiacchierato, hanno concordato diciamo delle cose loro… e noi abbiamo detto che gli avremmo dato una mano». Dunque, «adesso si deve portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di 80 anni si devono portare là sopra e devono mettere la X sul Movimento 5 Stelle che è la cosa fondamentale», perché «se non sale il Movimento 5 Stelle con la maggioranza abbiamo sempre il problema». Quindi alludeva: «questo assessore che gli diamo noi, lui ci deve dare quello che abbiamo detto che ci deve dare», senno «così come lo abbiamo fatto salire, così lo facciamo cadere». In ballo c’era la raccomandazione per un’assunzione al cimitero di Quarto che poi non è avvenuta. Ciò non toglie che qualche falla, in questa vicenda, nel Movimento 5 stelle di Quarto c’è.

La prima di questo consiglio comunale è che i 21 attivisti del meet-up di Quarto evidentemente non si conoscevano così bene, oppure qualcuno ha taciuto sulle presunte conoscenze locali, dato che Quarto non è Oslo e nemmeno Stoccolma. Ammesso che i rapporti tra il sindaco e del gruppo pentastellato comunale con De Robbio si siano via via compromessi per i suoi atteggiamenti, non può essere che questo presunto ricattatore si sia presentato dal sindaco munito di foto con le quali l’ha minacciata di far casino per il sottotetto del marito trasformato in attico, grazie al “cambio di destinazione d’uso” (dice Capuozzo di cui attendiamo la documentazione on-line).

Qui c’è la seconda falla: il marito del sindaco ha sanato un ex abuso edilizio grazie alle leggi di Berlusconi? Se sì, ha commesso un’imprudenza, visto che probabilmente quell’abitazione non sarà a prova di terremoto giapponese. La domanda è: possibile che il primo sindaco grillino della Campania non abbia potuto scegliersi una casa a norma, mai condonata? Perché senno era meglio evitare la candidatura.

Terza falla: il marito del sindaco lavora in una tipografia che fornisce materiale al comune di Quarto? Anche qui, se il comune è un cliente importante per la tipografia della famiglia grillina, la moglie non si candida sindaco e gli altri attivisti, capendo il potenziale conflitto di interessi, opterebbero per qualcun altro. Al contrario, se la moglie del tipografo del comune decide di candidarsi, deve fare uno sforzo etico e costringere il consorte a trovarsi un cliente diverso dal comune che intende amministrare o, peggio, governare. Poi certo, la sindaca Rosa Capuozzo è formalmente parte lesa in quella che viene definita una brutta storia di voto di scambio politico mafioso e di ricatti. Lo è soprattutto da quando l’indagato De Robbio è stato sospeso dal Movimento 5 stelle il 14 dicembre scorso e fatto dimettere dal consiglio comunale di Quarto alla vigilia di una perquisizione da parte dei carabinieri.

La quarta falla del governo grillino di Quarto sta nel comportamento del sindaco, assai poco consono con la filosofia del Movimento. Quando i giornali hanno iniziato a parlare di patto elettorale del Movimento con la camorra, Rosa Capuozzo ha mentito dicendo di essersi presentata spontaneamente dai pm per denunciare i ricatti fotografici di De Robbio. Oggi, invece, sappiamo che la sindaca è stata convocata in procura come teste. Non una, bensì almeno tre volte: prima del 14 dicembre, poi il 21 e il 22. Nell’audizione del 21 dicembre ha escluso pressioni per il colloquio sulla foto aerea di casa sua. In quella del 22 ha parlato di «ricatto» e ha ammesso di avere paura di De Robbio: «Ammetto di aver paura di De Robbio, temo che possa arrivare alle mani». Dopo qualche giorno, Capuozzo ha smentito sia la paura che le pressioni di De Robbio, che nel frattempo, oltre all’indagine per voto di scambio, si è ritrovato pure l’indagine per aggravamento da finalità mafiosa e tentata estorsione (ai danni del sindaco).

La quinta falla (sarà stata una svista?), riguarda l’azienda che gestisce la manutenzione idrica. Il contratto è stato revocato dal Comune solo dopo una plateale segnalazione di un’interdittiva antimafia arrivata dalla senatrice del Pd Rosaria Capacchione, una che dopo aver scritto un bel libro sui Casalesi, se avesse voluto, avrebbe potuto pubblicare un’enciclopedia su Mafia Capitale pappa e ciccia col suo partito. Intanto la stoccata le è riuscita, e già che c’era, ci ha pure appiccicato un’interrogazione parlamentare e scritto al presidente dell’Anac Raffaele Cantone chiedendo di sciogliere il comune di Quarto.

La sesta e ultima falla riguarda le dimissioni dell’assessore al Bilancio Umberto Masullo e del consigliere Fabrizio Manzo, che mettono in bilico la giunta presieduta da un sindaco che per governare Quarto, pare debba essere meno paurosa, più decisa, non dire mai nemmeno una bugia ed essere più sicura dei propri mezzi. O meglio, dei mezzi del Movimento 5 stelle che rappresenta una rivoluzione rispetto ai partiti, anche e soprattutto in aree difficili come quelle della Campania. Se 900 cittadini di Quarto hanno votato il Movimento credendo di votare il Pd, forse non hanno capito cos’è il Movimento. Le dimissioni dell’imprudente Capuozzo dovrebbero rappresentare la risoluzione naturale di questa giunta nata male e finita peggio.

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