Gianroberto Casaleggio, nell’intervista rilasciata all’edizione pasquale del Fatto quotidiano, sul sindaco di Parma Federico Pizzarotti è lapidario tanto quanto Beppe Grillo: “Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore o lo chiudo o vado a casa“. Inutile girarci intorno: il co-fondatore del Movimento 5 stelle, assieme al capo politico Grillo, sanciscono in coro la loro sfiducia nei confronti del sindaco di Parma. Il loro pesante uno conta uno, pare un invito alla riflessione per la base del territorio di Parma. Un invito legittimo, per carità, in linea con la filosofia di un Movimento che non vuole essere partito. Pizzarotti ha fatto della campagna contro l’inceneritore di Parma il perno del suo mandato. I giornali hanno parlato soltanto di questo. Nel frattempo Pizzarotti è diventato sindaco, ha ridotto i debiti del Comune accumulati dalla precedente amministrazione ladra e “sciallona” del Pdl, sta coinvolgendo la cittadinanza nelle scelte di ordine urbano e altro. Ma tutto questo pare non colmare il “buco” dell’inceneritore. Che è lì, funzionante benché Grillo subito dopo l’elezione di Pizzarotti a sindaco, disse testualmente che prima di avviarlo si sarebbe dovuto “passare sul suo cadavere“.
A tal proposito va fatta una sintetica ricostruzione delle vicissitudini che hanno portato alla rottura tra i leader del M5S e il sindaco di Parma. Partendo dal periodo di campagna elettorale, il 23 maggio 2012, a Repubblica, Pizzarotti in vista della vittoria del ballottaggio dichiara a proposito dell’inceneritore: «Cercheremo di evitare le penali, apriremo una trattativa per la riconversione, intanto troveremo soluzioni ponte…». Non dice che non lo farà partire, in quanto la costruzione della struttura è quasi completa. Tuttavia Pizzarotti promette: «Chiederemo ai cittadini con un referendum se vogliamo tutti assieme pagare le penali, o tenerci l’inceneritore». Ma Grillo ha garantito che l’inceneritore non si farà, chiede il giornalista. Pizzarotti: «Quella è la direzione, ma se saremo costretti a scelte drastiche, le farà la città, non le decideremo noi in giunta e neanche Grillo…». Il referendum alla città di Parma non risulta sia stato fatto. Risulta soltanto che di fronte alle penali milionarie, la giunta Pizzarotti abbia preferito chiudere due occhi: non mandare al fallimento il Comune e scaricare le responsabilità della patata bollente sulla provincia a guida Pd.
Infatti, l’inceneritore viene completato, e a fine estate, in vista del collaudo, Pizzarotti ribadisce a Ferruccio Sansa del Fatto quotidiano: “Il progetto del no all’inceneritore non ce lo siamo rimangiato. Speriamo di non doverlo utilizzare. A settembre organizzeremo un grande evento, spiegheremo alla città la nostra proposta.” Ripete la questione delle penali, aggiungendo che “i cittadini lo pagheranno comunque sulla bolletta“. Dev’essere perciò se il referendum sulle sorti dell’inceneritore non è stato fatto. Perché a detta di Pizzarotti sarebbe stato inutile e si sarebbe dovuto pagare comunque. Intanto, Beppe Grillo il 22 settembre 2012, prende posizione in contrasto con Pizzarotti. E a proposito dell’inceneritore dichiara: “Non è questione di penali. Se fallisce Iren, grazie a chi ha governato fino a oggi, crollano i sistemi di Parma, Torino, Genova, Piacenza, Reggio Emilia. Perché Iren con questi Comuni, seppur società di proprietà dei Comuni stessi, ha debiti per 3 miliardi. Una società che incassa 3 miliardi e ne perde 3 è destinata al fallimento. Questa sarà la fine del capitolo inceneritore. I servizi pubblici devono farli i Comuni, non le società quotate in Borsa. Ma in Borsa non si è quotata Iren, ma il Pd che amministra tutti i suoi Comuni soci, tranne Parma”. Dunque Grillo se l’è già legata al dito la promessa sul no all’inceneritore che sta per essere disattesa. La condotta del comico diventa indifferente nei confronti di Pizzarotti. Il lento e progressivo distacco è proporzionale all’interesse verso la campagna elettorale delle politiche di febbraio 2013 che porteranno in parlamento 163 nuovi deputati del Movimento.
Intanto, appunto il 2013, si apre col collaudo dell’inceneritore. Il 6 gennaio, Pizzarotti, incalzato da Emanuele Buzzi del Corriere sullo stop alla sua costruzione risponde che «l’inceneritore resta un cavallo di battaglia ed è la soluzione sbagliata per la gestione dei rifiuti». Una risposta in perfetto politichese e anche arrendevole quella di Pizzarotti, che chiude deludente: «Potrò solo dispiacermi per la mia salute e quella dei miei concittadini nel caso parta l’impianto». A questo punto, Pizzarotti cede alle sirene pettegole del giornalista che gli chiede: Ha visto che Gianroberto Casaleggio ha paragonato Beppe Grillo a Gesù? «Sì, ho visto l’intervista di Casaleggio: me la sono letta in inglese per vedere se era vero. Mi sembra un paragone infelice…». Il paragone infelice non fa certo felici Casaleggio e Grillo, che dovranno constatare di avere di fronte un sindaco arreso a un inceneritore che parla d’altro. Di questioni non inerenti il suo mandato. Buzzi, vista la loquacità di Pizzarotti sul gossip del movimento, continua: Grillo ha sbagliato con le recenti espulsioni? (riferito a Salsi e Favia) «Nel metodo c’è sicuramente da migliorare… Giovanni (Favia, ndr) è una persona che mi ha dato tanto e che si è sempre impegnata nel suo lavoro e questo non è stato certo messo in discussione». Favia, al di là di tutto, è il consigliere che prima di confidare in un fuorionda la presunta poca democrazia nel Movimento a danno di Casaleggio, è colui che metteva a bilancio del gruppo regionale pentastellato 200 euro al mese da spendere in tivù locali per farsi intervistare nei talk mattutini. Pizzarotti non si cura di questi dettagli, e anzi, ritiene che fra Grillo e Favia «è mancata la fiducia reciproca come qusnfo lasci la morosa… si può tornare insieme ma non è più la stessa cosa».
Il 29 agosto 2013, quando l’inceneritore passa i collaudi e comincia a funzionare, il Fatto quotidiano (che non è il Giornale o l’Unità), parla di “sconfitta incassata” per la l’amministrazione Pizzarotti. “A questo punto non ci resta che controllare che non ci siano sforamenti dei limiti di inquinamento e incentivare la raccolta differenziata...” dichiara arreso il sindaco. La considera una sconfitta? “No, piuttosto una delusione“. Si dice che Grillo sia infuriato con lei per come ha gestito l’affaire inceneritore. “Non mi risulta. Non esiste un cerchio magico che lavora nell’ombra“. Perché Pizzarotti insinui cerchi magici attorno a Grillo non si capisce. Si intuisce soltanto che al comico questo sindaco un po’ politicizzato è già scaduto benché Pizzarotti sia convinto che l’obiettivo mancato dello stop all’inceneritore, non ha influito negativamente sulla sua immagine. Parla di “nessuna possibilità di trattativa con la Iren” per lo stop, sponsorizzando la sua politica della raccolta differenziata “aumentata del 5 per cento“. E scarica il barile delle competenze sulla provincia di Parma (contro il suo ex avversario al ballottaggio del Pd Vincenzo Bernazzoli), col quale Pizzarotti dice di avere “rapporti istituzionalmente corretti”.
La continua e costante indifferenza di Grillo e Casaleggio nei confronti di Pizzarotti, ne sancisce la rottura. Il 5 aprile scorso Grillo attacca il sindaco di Parma “in cerca di visibilità“, dopo le sue dichiarazioni sui candidati alle europee “sconosciuti al territorio“. Il 9 aprile, sempre Grillo dice che Pizzarotti dovrebbe dimettersi da sindaco avendo fallito lo stop all’inceneritore. Ora ecco Casaleggio sul Fatto dell’edizione pasquale ripetere lo stesso concetto con parole simili. I due capi politici del Movimento insistono. Vorrebbero Pizzarotti dimesso da sindaco, oppure fuori dal Movimento. Lanciano il loro messaggio alla base, il vero banco prova per il sindaco. Non so come la pensino a Parma. Se abbiano deciso di chiedere a Pizzarotti di dimettersi, se sfiduciarlo oppure se lasciarlo dov’è perché apprezzato su altri fronti nella gestione comunale. Certamente, per Grillo e Casaleggio Pizzarotti è già un cadavere politico. Inutile girarci intorno. Per il Movimento magari no. Viva la democrazia diretta.