Chissà quali notizie riservate avrà avuto il napoletano maresciallo del Ros Enrico La Monica (latitante in Senegal per l’inchiesta sulla P4), da dare al napoletano direttore ed editore de “L’Avanti!” Valter Lavitola (coinvolto nella P3), a carico dell’ex governatore della Campania Antonio Bassolino? Lo scoop in questione, agli atti delle intercettazioni acquisite dalla procura partenopea che indaga sulla Loggia P4 che attende di poter arrestare pure il deputato napoletano Alfonso Papa (Pdl) se la Camera si deciderà a votare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, pare riguardasse la piaga dei rifiuti di tutta la Campania, oggetto di un maxi processo in corso sempre a Napoli davanti alla quinta sezione penale presieduta da Maria Adele Scaramella, e di una seconda inchiesta che potrebbe sfociare in un secondo rinvio a giudizio per Antonio Bassolino, come ha chiesto il pm Francesco Curcio a carico di 20 persone, per epidemia colposa e omissione di atti d’ufficio in quanto “non sono adeguatamente intervenuti a tutela dei cittadini“. Tra gli indagati ci sono anche l’ex sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino e l’ex prefetto Alessandro Pansa. Il periodo di rifierimento per questo procedimento é il biennio 2007-2008 e riguarda soltanto i cumuli di spazzatura sparsi nel territorio di Napoli.
Il maxi processo già in corso, invece, parte dalle indagini per il periodo sul finire degli anni ’90, quando l’Impregilo dell’allora manager Piergiorgio Romiti s’aggiudicò l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di tutta la Campania governata da Bassolino che, nel 2000 fu nominato pure Commissario straordinario per la gestione dell’emergenza. Titolari dell’inchiesta in cui, assieme a Bassolino, sono imputate altre 26 persone per vari reati che vanno dalla frode delle pubbliche forniture alla truffa aggravata, sono i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. E’ un processo che va avanti a rilento da oltre 3 anni, sul quale incombe la prescrizione prima che arrivi a sentenza di primo grado, dove l’accusa sta cercando dimostrare una megatruffa ai danni dello Stato scaturita da una denuncia dell’ex prefetto Corrado Catenacci, in cui si mescolano sprechi, mancata gestione dell’emergenza e mancati controlli di ciò che veniva buttato nell’inceneritore di Acerra.
Nell’aula bunker del carcere di Poggioreale, dove si tengono le udienze chiuse a telecamere e registratori, é emerso che i governi, nel decennio 1998-2008, hanno sborsato 700 milioni di cui 200 dati a Impregilo per gestire l’emergenza, e 495 per gestire le continue emergenze tampone di quello che per Impregilo si é rivelato un progetto fallimentare. Dal treno carico di monnezza spedito inutilmente in Germania, fino alle spese di riparazione dell’inceneritore e per la gestione dei siti di stoccaggio, questo appalto, aldilà dei profili penali, si é rivelato un colossale spreco di soldi pubblici che ha causato un danno ambientale di proporzioni inedite, oltre che un affare per i clan in odore di camorra.
Finora sono stati decine i teste dell’accusa che hanno deposto in aula. Mentre c’é attesa su cosa diranno il 20 luglio i 5 teste della difesa, va ricordato il silenzio tenuto da 5 imputati all’udienza del 15 giugno scorso, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il tutto con la prescrizione che scatterà a febbraio del 2012 e dopo che la Cassazione ha annullato il sequestro preventivo di 266 milioni fermi sui conti di Impregilo per la gioia dell’attuale presidente Massimo Ponzellini. Senza contare le intercettazioni già acquisite agli atti ma andate misteriossamente perse tra i faldoni, e il “niet” dell’ex commissario Guido Bertolaso convocato in aula senza successo. Ecco cos’é il vero scoop mai rivelato dalle telefonate del latitante La Monica al “pitreista” Lavitola. Un maxiprocesso che vede imputati politici e i dirigenti di un colosso pigliatutto per un disastro economico e ambientale che qualunque sentenza, sempre se ci sarà , non potrà mai risarcire.