Tanto per fare chiarezza anche l’informazione sportiva dovendo rispondere a precise leggi di mercato travisa la verità .
Il calcio televisivo é gettonato perché dà visibilità a cani e porci: tuttologi alla Mughini, vallette alla Zanicchi, stilisti alla Platinette, transessuali, pregiudicati, indagati, analfabeti e corrotti fanno parte del campionario degli ospiti che riempiono gli assonnati pomeriggi televisivi con frasi e considerazioni lontane anni luce da ciò che il calcio inteso come disciplina sportiva di squadra potrebbe trasmettere.
Alla legge del mercato del parlar d’altro non si sottrae nemmeno il calcio perché ben si presta al ruolo di argomento da quinta elementare, diverso dalle altre discipline individuali dove la prestazione frutto di programmi tecnici e di calcoli scientifici non lascia spazio a castronerie da bar sport.
Infatti non a caso il sistema al rovescio chiama questi sport “sport minori” proprio perché il calcio popolarizzato é divenuto terreno per minorati resi tali dal martellante tam tam mediatico degli ultimi decenni che non ha lasciato spazio ad altro.
Complice di questa disfatta anche lo sponsor, miracolosa entità finanziatrice che dai primi anni ’80 ha dato il là decisivo ad innescare il vorticoso ciclone di dibattiti televisivi, ormai talmente permeati da ignorare approfondimenti seri sui cadaveri degli scandali dei bilanci falsi delle società , dei calciatori comprati in nero, dei Moggi che hanno taroccato le partite e dei loro Tony Damascelli scribacchini che fornivano in anteprima stampa i contenuti degli articoli scomodi dei loro colleghi di redazione, per questo motivo espulsi dall’Ordine dei giornalisti per diversi mesi, e nonostante ciò sempre accanitamente invitati nel piccolo schermo per raccontare fesserie come se nulla fosse!
All’Italia calciolfila dell’etica morta e sepolta dà il suo contributo anche l’immancabile Silvio Berlusconi che comprandosi il Milan con i voti dei suoi tifosi al traino ha mutuato il linguaggio da partita come metafora nelle vicende squisitamente politiche di suo squisito interesse personale per le scalate ai governi.
Mentre nell’Italia dell’etica morta e sepolta nessun conduttore spiega che gli spalti vuoti sono il frutto del disinteresse e della sfiducia verso un calcio saturo di se stesso, ciò che m’interessa chiarire é il fatto che il bisogno di vendere la notizia impone di tralasciare aspetti squisitamente tecnici che valorizzano gli specialisti della tal disciplina in favore di eventi del tutto fortuiti ed eccezionali. Nella formula uno, a parte i miliardi di euro che circolano, lo scoop che riempie ore di trasmissioni e pagine di giornali é il Schumacher di turno che brucia nell’abitacolo schiantato a 300 all’ora contro un muro durante il grampremio.
Nel ciclismo é una chicca il guasto ai freni di una bici in discesa che proietta nel dirupo a tutta birra il povero ciclista o vedere in moviola fino alla nausea il risotto di rovinose cadute a 50 metri dal traguardo.
Una specialità elitaria e desueta come la scherma balza agli onori della cronaca se qualche atleta viene infilzato nel bel mezzo dell’incontro.
Ebbene anche nell’atletica si parla di maratona solo se qualcuno stramazza a terra per un infarto com’é successo a New York per Ryan Shay. Questa disgrazia ha reso qualche spicciolo ad almeno 4 giornalisti diversi che ne hanno parlato sulla Gazzetta dello sport, ivi compreso quel Mauro Covacich che qualche tempo fa aveva addirittura scritto in prima pagina che sarebbe opportuno legalizzare il doping perché ormai tutti ne fanno uso!
La corsa intesa come regina degli sport, se non é in periodo di olimpiadi, viene confinata nelle brevissime o totalmente ignorata dai tg, esattamente come decine di altri sport molto più faticosi difficili ed affascinanti di una partita di calcio truccata.
La maratona a Milano fà notizia non come evento sportivo che porta un messaggio di salute ma perché “anche quest’anno sono stati migliaia i milanesi fermi in coda in auto irritati dal blocco delle strade per il passaggio dei podistiâ€.
Il golden gala di Roma quest’anno si é guadagnato tutte le copertine perché un giavellotto si é infilzato nella schiena di un saltatore in lungo! Delle prestazioni uscite quella sera da oltre 20 gare non c’é stato nessun cenno. Questo per dire che il mondo delle notizie é perverso e diseducativo anche nello sport, soprattutto nell’atletica e nella maratona, specialità spesso nelle mani di colleghi giornalisti fumatori accaniti di 100 chili di peso che non sanno cosa significhi correre un solo chilometro.
E poi ci allarmiamo se i due terzi dei bimbi italiani sono sovrappeso. Chissà quante mamme sono intimorite da un po’ di salutare corsa!
Nella foto il grande Ryan Shay, 28 anni, campione statunitense di mezza maratona crollato per un infarto al nono chilometro di corsa durante la maratona dei trials di New York. Lascia nel dolore i familiari e la compagna Alicia.