L’Italia non vanta solo il primato dei politici inquisiti o condannati in parlamento. L’Italia ha anche i suoi condannati a rappresentare gli imprenditori.
E’ il caso del presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale, ingegnere condannato definitivamente a un anno e 4 mesi per omicidio colposo, a causa della morte di un operaio avvenuta nel cantiere di un suo subappaltatore.

De Pascale non si è dimesso. Da pregiudicato continua a rivestire il ruolo di presidente nonostante il codice etico di Confindustria lo vieti. Tanto che sono stati alcuni tesserati a Confindustria Sardegna a sollevare il caso con una lettera di richiesta di dimissioni inviata ai Probiviri dell’associazione e al presidente nazionale Carlo Bonomi. Bonomi è andato a Cagliari per discutere a porte chiuse con De Pascale sull’opportunità che resti presidente, ma poi alla fine nulla è cambiato, e la lettera non ha avuto risposta.

Maurizio De Pascale, che è pure presidente della Camera di commercio di Cagliari e Oristano, è anche indagato a Cagliari insieme ai vertici della Regione Sardegna (dal presidente Christian Solinas, di area leghista, all’assessore all’industria Anita Pili), per corruzione, abuso d’ufficio e induzione indebita, perché secondo l’accusa del Pm Andrea Vacca, De Pascale assieme al segretario della Confindustria Marco Santoru, avrebbe cercato di pilotare la nomina di un funzionario regionale, in accordo con l’assessora Pili, da mettere a capo del settore Cave della Regione Sardegna, e che avrebbe poi dovuto vigilare su alcune attività di interesse dello stesso De Pascale.
Che in Sardegna, con una operazione di fusione, sta anche cercando di creare una maxi holding per privatizzare gli aeroporti dell’isola e sottrarli così alla Regione Sardegna.

Insomma, De Pascale sta mirando ad avere il monopolio dei trasporti aerei dell’Isola contro il parere dell’Enac, che di recente si è messa di traverso per bloccare il progetto.
Insomma, in Sardegna c’è un presidente incompatibile in quanto pregiudicato e indagato, che cura i propri affari nel silenzio pressoché totale delle televisioni.
Ditemi un po’ voi se in una democrazia europea tutto questo è possibile.

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