Un argomento importante, che potrebbe essere trasmesso a Forum su Rete 4, riguarda l’inchiesta per truffa da 30 milioni di euro ai danni della Metro C, creata ad hoc per creare la terza linea metropolitana di Roma.

Un colossale sperpero di 30 milioni di denaro pubblico pagati dalla stazione appaltante, Roma Metropolitane alla Metro C sottoforma di oneri di sicurezza.
Oneri gonfiati ad arte, erogati dal Comune di Roma, dalla Regione Lazio e dal Ministero delle Infrastrutture in veste di enti co-finanziatori del metro, ma che secondo il pm Erminio Amelio non erano dovuti.

30 milioni incassati indebitamente dalle imprese costruttrici. Così sono stati rinviati a giudizio i vertici di Metro C per truffa aggravata ai danni dello Stato. Ossia il presidente Franco Cristini (in foto), nominato da Francesco Gaetano Caltagirone, editore del Messaggero e il maggior socio dell’azienda appaltante, il direttore dei lavori Enrico Molinari, il responsabile dei lavori Reginaldo Iori, il coordinatore della sicurezza Luigi Gargiulo e il direttore dei lavori Stefano Perotti.
Bene, e adesso?
Adesso succederà che all’udienza del prossimo 25 settembre, il gup Francesco Patrone dirà che è tutto prescritto.
Sì perché la scoperta del raggiro risale al dicembre del 2015, ormai oltre 7 anni fa.

Quindi ai truffatori è convenuto incassare quei soldi perché facendo leva sulle prescrizioni italiane sempre più abbreviate dai governi Berlusconi, possono goderseli senza conseguenze.
Poi, pazienza se i lavoratori della Metro C sono senza stipendio da febbraio.

Stanno aspettando la fusione con Roma Servizi per la Mobilità per uscire dalla messa in liquidazione che risale al 2019.
Liquidazione che doveva essere «controllata», secondo l’ex assessore al Bilancio della giunta Raggi, Gianni Lemmetti.
Ma in realtà è successo di tutto.
L’ultimo disastro è stato il pignoramento dei conti da parte di due ditte creditrici dei cantieri, la Metrofil e De Sanctis.
Per scongiurare il fallimento è intervenuto l’attuale assessore ai Trasporti del sindaco Gualdieri Eugenio Patanè che ha rassicurato le due ditte.

Così, col ritiro del pignoramento da 5 milioni e mezzo, sono state pagate le prime 2 rate da 1 milione e 6.
Gli stipendi saranno pagati con fondi di Roma Capitale, soldi che arrivano dal governo per un totale di circa 15 milioni, per rimettere in piedi l’azienda pubblica spolpata, che finché si trova in liquidazione non può ricevere finanziamenti per opere pubbliche come quelle dei trasporti.
Avrà un nuovo nome e da lì pagherà gli stipendi e i creditori.
Il punto è che i 30 milioni vanno in cavalleria e nessuno ne parla.
Come sono andati in cavalleria altri 300 milioni per precedenti indagini in cui tra i tanti prescritti c’è l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

All’inizio ho citato Forum, ma potrei dire anche Porta a Porta, perché se queste porcherie delinquenziali avessero la visibilità televisiva che meritano, anziché le vicenduole familiari e i plastici di Cogne, probabilmente la coscienza collettiva di questo Paese addormentato sulle cazzate si sveglierebbe un po’.
E magari il governo Meloni potrebbe sentirsi costretto ad abolire la prescrizione per questi reati come accade per gli omicidi.
Ce ne andrebbe della salute dei nostri conti pubblici. Visto che a pagare queste nefandezze sono sempre i cittadini onesti che devono rinunciare ai servizi e al welfare in nome di 4 delinquenti prescritti.

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