I 5 stelle hanno sonoramente perso questa tornata di elezioni comunali. Lontanissimi dai ballottaggi in quasi tutte le città. Umiliati dai loro ex delfini come Federico Pizzarotti a Parma, classificatosi primo e con il candidato pentastellato fermo a un ridicolo 3%. A Palermo i 5 stelle non hanno scalfito la popolarità di Leoluca Orlando, che con uno schiacciante 42% ottenuto al primo turno s’avvia alla vittoria del suo quinto ballottaggio (alla faccia dei due mandati consentiti a un sindaco). Per i 5 stelle è svanito l’effetto sorpresa. Le sindache grilline di Roma e Torino non trainano la popolarità del Movimento perché il loro governare non è ancora tangibile e nemmeno papabile. Il Movimento viene percepito come una realtà autistica in cui prevalgono le lotte intestine e i diktat di un capo al quale è rimasto soltanto lo slogan della (finta) democrazia diretta. I candidati sindaco 5 stelle sono perlopiù anonimi e di scarso impatto comunicativo. Difficile, con questo dato disastroso alle comunali, prevedere le sorti del Movimento nazionale alle prossime elezioni politiche. Dopo che Grillo ha scaricato alcuni suoi eletti pensanti (come Pizzarotti) e ridotto il partito a un postribolo di yes-men, il grillismo preponderante viene percepito come una realtà fatta di comoda opposizione ma con poche idee sui temi cari alla gente, tipo l’immigrazione che ha impattato nei quartieri delle nostre città. Il partito della rivoluzione e dell’uno conta uno s’è ridotto a lucrare consensi sulle facce slogan di Di Maio e del Dibba, incaricati di ripetere fino alla logorrea l’esigenza di reddito di cittadinanza, che pare non avere particolare appeal tra gli italiani. Una vera e propria batosta per un partito spacciato come il primo nel Paese. I grillini devono sperare che questo non sia l’antipasto di un clamoroso flop anche alle prossime elezioni politiche.

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